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Farmacie. Assofarm: “Regioni rivendichino il loro ruolo per promuovere i nuovi servizi”


Per il vicepresidente di Assofarm, Francesco Schito, la farmacia dei servizi è cruciale per il futuro dell’assistenza territoriale. Concorda il presidente di Federazione Sanità, Giuseppe Milanese: "Il farmacista non solo consegna del medicinale ma è essenziale per verificare la compliance, gli effetti e gli esiti della terapia”. Il punto al seminario Pharma Retail organizzato da Business International e Sinfarma.

04 MAR - Il servizio farmaceutico territoriale attraversa una fase di grande incertezza, alle prese con ipotesi di riforma improntate sulle liberalizzazioni e con un mercato soggetto a profondi mutamenti. Uno scenario così dinamico impone alle farmacia la necessità di orientarsi verso un ruolo diverso, assumendo nuove funzioni che contribuiscano al potenziamento dell’assistenza domiciliare a un massiccio processo di deospedalizzazione. Trasformazioni importanti riguardano anche il profilo commerciale, con il mercato attraversato da un numero sempre più consistente di fusioni e acquisizioni. Questioni nodali, che sono state analizzate e discusse nel corso del seminario “Pharma Retail” organizzato da Business International in collaborazione con Sinfarma.

Il cambiamento del ruolo delle farmacie in Italia passa anche per le nuove funzioni che si richiedono a esse. Un problema che “non può essere affrontato solo sul piano economico” ha ammonito Francesco Schito, vicepresidente di Assofarm. L’elemento centrale non può essere infatti “esclusivamente il prodotto”, ma l’idea di erogare servizi sostitutivi che vadano “maggiormente incontro alle esigenze dei cittadini”, integrando le prestazioni che sino a oggi “sono state ad appannaggio del Ssn”. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario rafforzare il ruolo delle Regioni "che, invece, sino a oggi sono state colpevolmente emarginate dal percorso di avvicinamento alla farmacia dei servizi”. Un’inversione di rotta decisiva per favorire un indispensabile processo di deospedalizzazione e per riorientare il sistema verso un potenziamento dell’assistenza domiciliare, necessaria alla luce del taglio dei posti letto.

In questo senso emerge una nuova figura, quella del cosiddetto farmacista del distretto, in grado di interagire sia con i sanitari che con i pazienti nell’applicazione del pharmaceutical care. Un approccio del tutto nuovo su cui imperniare l’idea di farmacia, in cui la funzione “del farmacista non termini e si esaurisca “con la consegna del medicinale ma prosegua – ha osservato Giuseppe Milanese, presidente di Federazione Sanità – con la verifica dell’assunzione, delle interazioni, delle incompatibilità, nonché il controllo della compliance e degli esiti della terapia”. Un raggio d’azione decisamente più ampio che sarebbe utile “soprattutto nel caso delle terapie croniche e che consentirebbe un autentico cambio di passo in cui l’assistenza domiciliare sia il perno per garantire elevati standard qualitativi e per consentire la creazione di nuovi posti di lavoro”. Una rivoluzione copernicana per l’Italia, dove è ancora sostanzialmente inesistente l’assistenza fuori dagli ospedali.

Novità di rilievo stanno penetrando anche nel mercato, sempre più caratterizzato da fusioni e acquisizioni, come ha osservato Uberto De Grandi – presidente dell’Associazione italiana marketing farmaceutico (Aimf) - sulla base dell’analisi effettuata da Jp Morgan: “Aumentano esponenzialmente i programmi di riduzione dei costi, le ristrutturazioni e le trasformazioni del portfolio prodotti”. Allo stesso tempo, però, si registra una forte contrazione “nella produttività di ricerca e sviluppo”.

Un’altra spinta alle fusioni è dovuta alla scadenza dei brevetti che portano a cercare “continuità nell’innovazione attraverso accordi di partnership e acquisizioni”. Tutti elementi cui bisogna però aggiungere – ha sottolineato De Grandi, focalizzando la lettura di Ernst & Young – che “la potenza di fuoco del settore farmaceutico è stata indebolita dalla carenza di risorse generata dalla crisi e da una concorrenza sempre più forte da parte delle grandi biotech e delle piccole e medie aziende super-specializzate in pochissimi prodotti”. Ora si attende una risposta strategica da parte dei colossi del settore.
 

04 marzo 2013
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