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Cure primarie. Moirano: “Occorre approvare regolamento previsto da spending review”


Solo in questo modo si possono vincolare le regioni, specie quelle in piano di rientro, a riorganizzare il territorio. Lo ha spiegato il direttore dell’Agenas, Fulvio Moirano, da Venezia dove ha partecipato ad un convegno sui sistemi di assistenza primaria organizzato dall’Agenzia, dalla Salute e dall’Università Ca’ Foscari.

10 GIU - “Insistere sul territorio è come dire combattiamo l’evasione fiscale: siamo tutti d’accordo ma poi in concreto come si fa?”. Così il direttore dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Fulvio Moirano, ha iniziato il suo intervento a Venezia ospite del Convegno “Sistemi di assistenza primaria e innovazione in sanità”, organizzato dall’Agenas, dal ministero della Salute e dalla Fondazione Università Ca’ Foscari.
 
Un’affermazione tanto ovvia, quanto vera, che dà la misura di quanto si parli di territorio e dell’esigenza di passare da una visione di assistenza ospedalocentrica ad una visione più tagliata sulle cure primarie.
 
“Sulla dichiarazione sono tutti d’accordo per passare però dalla dichiarazione della finalità alla sua realizzazione – spiega Moirano – bisogna che venga approvato il regolamento previsto dal decreto spending review, che a mio parere è l’elemento più forte del decreto in sé in quanto si passa da una logica di tagli lineari sui fattori produttivi, a un taglio mirato in rapporto alla necessità delle popolazioni di riferimento. Il regolamento parte dalla logica di garantire l’emergenza e, partendo dall’emergenza, si definisce anche l’impianto della rete ospedaliera”.
 
“Il regolamento se approvato – aggiunge ancora Moirano – diventa vincolante anche per le regioni, in particolare quelle in piano di rientro dove normalmente le risorse d’uso sono ancora fortemente annidate dentro la spesa ospedaliera e dove sono poco sviluppati i servizi territoriali non solo quelli sanitari ma anche quelli sociali”.
 
E se il decreto Balduzzi, riconosce ancora il direttore Agenas, “indicava il percorso delle cure primarie, lo strumento pre spostare le risorse da una parte all’altra è una potente riorganizzazione, in particolare nelle regioni in piano di rientro. Nelle altre invece sarebbero necessari interventi, meno potenti, più a cacciavite, dunque mirati”.
 
Il convegno ha posto l’accento sulle differenze sostanziali tra i diversi Ssr, sia sotto il profilo del finanziamento, quanto in quello dell'erogazione dei servizi e nella governance del sistema. Differenza che minano le basi dell’uguale trattamento dei cittadini.
In quest’ottica le cure primarie, considerati i nuovi bisogni di salute caratterizzati da maggiore complessità e cronicità, assumono sempre maggior valore. Durante il convegno è stata presentata la ricerca “I processi di trasformazione dei sistemi socio-sanitari nelle regioni italiane.


 
I cambiamenti, sia sociale che epidemiologici, uniti anche alla crisi economico finanziaria che sta colpendo il mondo occidentale, da sempre fattore di crescita e sviluppo, stanno attivando processi di profonda trasformazione dei sistemi sanitari e di welfare. È sempre più necessario spostare la centralità del sistema dall’ospedale al territorio.
 
“I cambiamenti – ha osservato il professor Giovanni Bertin dell’Università Ca’ Foscari coordinatore della ricerca – sono di natura socio-economica, ambientali, demografici ed epidemiologici e questi generano bisogni caratterizzati da vulnerabilità sociale, diseguaglienze, cronicità e ricorsività del disagio”.
Questa complessità secondo Bertin può essere affrontata “solo a livello locale” utilizzando un mix di “politiche formative, sanitarie, socio-assistenziali, abitative e del lavoro”. Ma per far questo è necessario che alcuni temi diventino centrali nel processo di cambiamento. In particolare Bertin ha richiamato l’attenzione sulla necessità di attivare, tra gli attori, “processi di condivisione per sviluppare strutture cognitive in comune”; attivare “confronti che consentano di costruire programmi di ridefinizione delle identità relativamente ai nuovi ruoli professionali”; “ridefinire le dinamiche di governance per renderle conerenti con la cultura della rete che caratterizza i processi strategici territoriali”. 

10 giugno 2013
© Riproduzione riservata


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