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Infermieri sempre più maschi e sempre meno stranieri


I dati dell’Ipasvi sul numero di infermieri professionali iscritti agli Albi provinciali negli ultimi 5 anni mostra questi due cambi di rotta. Gli uomini sono ormai più di uno su quattro. La presenza degli stranieri è passata dal 35,3% nel 2007 al 15,3% nel 2012.  Scarica il Rapporto.

06 SET - Gli infermieri cambiano faccia. Quella che infatti è storicamente stata una professione femminile, diventa oggi sempre più una scelta di vita da uomini. Tanto che gli uomini sono ormai più di uno su quattro delle new entry, cioè dei neo laureati che si iscrivono agli Albi provinciali degli infermieri professionali. Lo rileva il rapporto realizzato dalla Federazione dei Collegi Ipasvi, che registra anche un’altra importante inversione di tendenza negli ultimi 5 anni: il forte calo degli infermieri stranieri.
 
Come detto, lo studio si riferisce ai soli infermieri professionali (397.393), ma ricordiamo che all'Ipasvi fanno capo anche gli assistenti sanitari (5.900) e le vigilatrici d'infanzia/Infermieri pediatrici (10.493).
 
Spulciando più in dettaglio i risultati dell'analisi, emerge che alla fine del 2012 gli infermieri professionali uomini erano il 27,9% dei nuovi iscritti agli Albi provinciali, contro il 22,3% del 2007. Quasi due nuovi iscritti su tre (il 65,3%) hanno meno di trent'anni (erano poco più del 60% nel 2007); addirittura il 41,7% ha meno di 25 anni, contro il 24,9% di cinque anni fa; si abbassa quindi l’età media dei nuovi iscritti, che passa da 32,2 a 29,8 anni.

Tra i dati del Rapporto colpisce anche la forte, progressiva diminuzione della presenza straniera tra i nuovi iscritti, passata dal 35,3% del 2007 al 15,3% del 2012. C’è da sottolineare inoltre che alla fine del 2012 solo la metà di loro (il 50,3%) ha conseguito la laurea all'estero, rispetto al 70,4% di cinque anni prima.

Nel complesso nel 2012 le nuove iscrizioni di Ip sono state 14.040, con un aumento del 45,6% rispetto al 2007, quando erano state 9.644. Le iscrizioni più numerose si sono registrate nel Lazio (1.717) e in Lombardia (1.661) che, insieme, arrivano a quasi un quarto del totale. La crescita, tuttavia, non è stata omogenea. A fronte di un Nord-Est che addirittura fa registrare un leggero calo delle iscrizioni, il Sud ne fa invece registrare più del doppio. Al Sud anche il primato degli infermieri maschi: 35-36%.

La percentuale di giovani tra i nuovi iscritti è ancora relativamente contenuta e, in pratica, un nuovo iscritto su tre ha 30 o più anni di età, mentre il 5,8% nel 2012 aveva più di 50 anni. Tuttavia, dal confronto con il 2007 emerge un forte ringiovanimento: i ventenni sono aumentati mediamente del 15,3%, con un exploit del +16% degli under 25, che addirittura raggiungono il +25,7% nelle Isole.

Si spiega quindi come la diminuzione dell’età media dei nuovi iscritti sia molto più significativa nel Mezzogiorno (circa 3,5 anni "guadagnati") che nel Nord (due anni circa di guadagno) e nel Centro (solo 1,2 anni).

Il 5,4% dei nuovi iscritti risiede al di fuori della Provincia del Collegio di iscrizione. Valore che in alcune Regioni supera il 10%. A parte il Molise, il cui dato appare decisamente fuori range (più della metà, il 52,2% risiede fuori provincia), le Regioni che attraggono più iscritti dall'esterno sono Basilicata e Trentino-Alto Adige (14,6% e 12,6%).

Quanto agli stranieri, nel 2012 le nuove iscrizioni sono state 2.152, con un forte calo negli ultimi anni, passando dal 35,3% del 2007 all'attuale 15,3%. Poco meno della metà (46,4%) sono extracomunitari, la cui quota è comunque in aumento. La tendenza generale degli stranieri sembra quella di preferire sempre più i corsi universitari proposti dagli atenei italiani. Nel 2012, circa il 6% dei nuovi iscritti laureati (italiani e stranieri) ha conseguito il titolo all'estero, percentuale più che dimezzata rispetto al 2007, quando era del 14,6%.

Il Rapporto propone infine un “Piano delle criticità” (costruito in relazione dell'età media al raggiungimento della laurea e alla percentuale dei nuovi iscritti che hanno conseguito all'estero il titolo professionale) con lo scopo di fornire indicazioni di carattere generale sulla possibilità che, nelle varie Regioni, l'acquisizione di nuove risorse si traduca in un effettivo potenziamento, anche qualitativo, del servizio infermieristico erogato.
In sintesi, le Regioni meridionali (Calabria esclusa) sembrano avere condizioni significativamente migliori in termini di qualità e omogeneità delle risorse in ingresso. Buona anche la condizione delle Regioni centrali, mentre al Nord la situazione è molto diversificata, con Friuli-Venezia Giulia e soprattutto Liguria che appaiono nettamente più svantaggiate, con valori molto elevati e distanti da quelli medi nazionali, sia rispetto all'età alla laurea dei nuovi iscritti (per la Liguria il divario con la media nazionale è di 2,2 anni), sia in relazione alla percentuale di nuovi iscritti di formazione estera (oltre il 20% per entrambe le Regioni).
 

06 settembre 2013
© Riproduzione riservata


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