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Costi standard. Niente di nuovo all’orizzonte. Procedura equivalente alla precedente

di Mauro Quattrone

In quanto non si effettua un benchmarking comparativo che individuava i migliori mix-input produttivi sanitari di alcune regioni capofila dell’efficienza. Il finanziamento si limita a premiare le regioni che hanno maggiore popolazione residente ed un maggiore indice di anzianità

23 DIC - Leggendo il dispositivo legislativo sulla ripartizione finanziaria delle risorse spettanti alle Regione ed alle Province autonome , ho ripensato all’articolo di Ivan Cavicchi (QS 19 Settembre 2012) che con puntualità ha espresso giudizi non positivi su questo provvedimento nato nella logica di preservare per non cambiare.
 
Partendo dalla grande enfasi con cui, il precedente governo e l’attuale, avevano presentato questo provvedimento come l’unico e più rilevante strumento per combattere la malasanità, sia in termini di costi che di qualità delle prestazioni, credevo, che, dal provvedimento potesse scaturire qualche cambiamento di tendenza per innovazione, studio ed analisi delle macro aree di spesa sanitaria.
Credevo che ripiegando dalla naturale e scientificamente più valida e moderna contabilità analitica, adottata nella quasi totalità dei paesi dell’area comunitaria, e scegliendo l’opzione dei Costi standard, per l’area ospedaliera, si fosse adottata una via intermedia con un procedimento bottom-up per cui calcolando il costo specifico migliore per patologia ricompresa nei Lea, mediante una semplice sommatoria, si poteva risalire al totale dei fabbisogni di risorse standard da erogare ad ogni singola regione.

Questo poteva rappresentare un benchmarking comparativo che individuava i migliori mix-input produttivi sanitari di alcune regioni capofila dell’efficienza. La realtà è completamente diversa: la montagna ha partorito il topolino.
Non si può parlare più di Costi standard ma solo di Finanziamento standard ( 50% del fondo ospedaliero e la totalità della specialistica) poiché il sistema adottato è quello della “quota capitaria pesata” nella quale la popolazione regionale residente viene suddivisa per classi di età e pesata con coefficienti agganciati a patologie ricompresi nei Lea, pertanto il finanziamento è in funzione della pesatura che premia ,senza criteri logici di efficienza, le regioni che hanno maggiore popolazione residente ed un maggiore indice di anzianità ( 65-75 ed oltre) e/o di natalità (0-1 anno)
Essendo l’età media della popolazione italiana di 43 anni , ed avendo le seguenti regioni Marche, Emilia Romagna,Lombardia Piemonte, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Liguria, una media superiore a quella nazionale ed un indice di vecchia superiore ad altre Regioni è naturale che la maggior parte di esse beneficeranno di maggiori introiti finanziari.
 
Mancando completamente in sede regionale strumenti validi ed inequivocabili di metrica di valutazione dei costi, di quantificazione di risorse e della possibile offerta di servizi, il fabbisogno sanitario viene individuato in sede politica e non in sede tecnica, partendo dalle specificità della coalizione di appartenenza e dei partiti alleati e dalle disponibilità, scarsa, messa a disposizione dalla finanza “pubblica”.
Per cui i vari Ministri in causa, il Governo, i partiti politici ed i Governatori regionali non parlino di svolta innovativa nella sanità italiana Si deve prendere atto, che pur nella situazione di limitazione di risorse, si è scelto la via più pratica e tecnica per tagliare ulteriormente il finanziamento pubblico dei costi sanitari., si deve prendere atto che questa non è la via per combattere e risolvere i problemi legati ai costi gonfiati per beni d’acquisto, all’inefficienza produttiva dei servizi e delle prestazioni, alle tangenti , alla mobilità passiva extraregionale dei pazienti del sud e delle isole e di tante altre problematiche legate alla malasanità.
 
Non comprendo ulteriormente perché sia stato scomodato un modello produttivo, organizzativo come il benchmarking, dato che l’attuale procedura di valutazione è del tutto equivalente alla precedente. Il costo standard, indipendente dalle Regioni benchmarking, e dal modo in cui viene calcolato, risulta essere una costante moltiplicativa che non influenza la quota d’accesso regionale al finanziamento nazionale che continua a dipendere esclusivamente da come è stata calcolata la popolazione pesata.
 
Mauro Quattrone 
Consulente direzionale forecasts & planning management

23 dicembre 2013
© Riproduzione riservata


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