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Ospedali: evitabili 11 milioni di giornate di degenza


Circa 6,4 milioni di giornate di degenza inappropriate e altre 4,8 milioni prevenibili. In pratica, nel 2008, il Ssn e i cittadini avrebbero potuto risparmiarsi 11 milioni di giornate di ricovero in ospedale sul totale di oltre 75 milioni di giornate di degenza registrate nello stesso anno. Questo il principale dato delll’Atlante ERA 2009, presentato stamani a Roma.

03 DIC - "Deve farci tutti riflettere l’evidenza che 15 milioni di italiani delle regioni centro meridionali hanno un rischio di passare un giorno generico in ospedale di quasi il 40% più alto di altri 15 milioni di abitanti centro-settentrionali” afferma Filippo Palumbo, Capo Dipartimento Qualità del Ministero della Salute, introducendo il nuovo Atlante ERA della Sanità italiana presentato oggi all’Istituto Superiore di Sanità di Roma.
Questa polarizzazione nord-sud, spiega Giuseppe Cananzi, Coordinatore ERA, è il punto di partenza del rapporto sulla ospedalizzazione evitabile curato da Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Istat, Università di Roma Tor Vergata e Nebo Ricerche PA. Il rapporto si dipana su due direttrici:
–    i risultati raggiunti tra il 2005 e il 2008, periodo in cui il tempo medio passato in ospedale dagli italiani si è ridotto di ben il 10% (con punte del 20% nel Lazio e in Abruzzo, del 16% in Sardegna e del 12% in Sicilia);
–    precise indicazioni volte ad orientare questo positivo percorso per identificare e conseguentemente contrastare specifici aspetti di ospedalizzazione evitabile.
“ERA 2009 fornisce informazioni che costituiscono una dimostrazione scientifica del fenomeno dei ricoveri impropri sotto la forma di una inappropriatezza sia prevenibile che potenziale” sostiene Augusto Panà, Ordinario di Igiene dell’Università di Tor Vergata. Infatti il Gruppo di Lavoro ERA ha individuato e analizzato circa 11 milioni di giornate di ricoveri evitabili nel 2008, su un totale 75.371.789 giornate di degenza registrate nello stesso anno (dato del ministero della Salute sulle schede di dimissioni ospedaliera).
Nel dettaglio, 6,4 milioni sono legiornate di degenza potenzialmente inappropriate avvenute nel corso del 2008 che la ricerca scientifica valuta come efficacemente contrastabili con appropriati interventi di vaccinazione, controllo pre-ospedaliero dei casi acuti e corretta gestione delle cronicità, sempre in ambito extra-ospedaliero.
Mentre 4,8 milioni di giornate di degenza sono potenzialmente prevenibili, sempre nel 2008, contrastabili con efficaci interventi di prevenzione primaria, volti ad eliminare alla radice le cause di ospedalizzazione con migliori stili di vita, in particolare alimentari, e prevenzione degli incidenti, stradali, sul luogo di lavoro e domestici.
L’Atlante stila una vera e propria classifica delle Unità sanitarie in tema di rischio relativo di passare un giorno in ospedale per cause potenzialmente inappropriate: in testa alla classifica, con un rischio di ospedalizzazione inappropriata di circa il 40% inferiore alla media italiana, Novara, per i maschi, e Camerino per le femmine; in coda Teramo e Enna, con un rischio di ospedalizzazione inappropriata che, all’opposto, supera del 40% il valore medio nazionale.
I ricoveri prevenibili, anche questi analizzati individualmente per ciascuna delle circa 160 Unità sanitarie in cui il Rapporto suddivide il Paese, vedono un rischio relativo minimo, del 30-35% inferiori alla media nazionale, per gli abitanti maschi dell’Unità sanitaria Torino 3 e per gli abitanti femmine della Zona territoriale di Fabriano, nelle Marche. I valori massimi si attestano su soglie 45-50% più elevati della media nazionale (nell’Area Vallecamonica-Sebino, in Lombardia, per gli uomini e nell’Unità sanitaria di Locri, in Calabria, per le donne).
L’attenzione della ricerca presentata oggi è completata dall’analisi di alcune procedure cliniche a rischio di inappropriatezza, per le quali la letteratura scientifica suggerisce una evidenza di attenzione epidemiologica. Fra queste va segnalata una originale esposizione della casistica di parti cesarei per Unità sanitaria che vede in alcuni territori (Prato, Asolo, Bassa Friulana, Alto Friuli, Como e Lecco) il livello obiettivo raccomandato dal Ministero della Salute, cioè 20 parti cesarei ogni cento parti; per le restanti Unità sanitarie il numero di parti cesarei sul totale risulta progressivamente più elevato sino a livelli del 60% e oltre che caratterizzano le Unità sanitarie Napoli Nord, Napoli Centro, Caserta, Napoli Sud, Salerno e Brindisi.
 

03 dicembre 2010
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