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Lombardia. Istituto Bruno Leoni: "Il Libro Bianco mette a rischio il modello regionale"


Lo scorso luglio la Regione ha diffuso un Libro Bianco che dovrebbe definire le linee guida per un aggiornamento del Ssr. Un Policy Paper a cura di Silvio Boccalatte, Fellow dell’Istituto Bruno Leoni. "Le premesse poste dallo stesso Libro Bianco non espongono un quadro tale da legittimare una riforma complessiva, incisiva e rivoluzionaria".

24 OTT - La Regione Lombardia ha diffuso, a luglio, un Libro Bianco sullo sviluppo del Sistema Sanitario e Sociosanitario, che dovrebbe definire le linee guida per un suo aggiornamento. Pur trattandosi di un documento poco preciso per tutto quel che riguarda gli interventi proposti, le linee di riforma in esso adombrate tuttavia preconizzano la sostanziale compressione di una delle caratteristiche centrali del modello lombardo in sanità: la concorrenza fra pubblico e privato, nella quale si esplica la libertà di scelta dei cittadini.
I contenuti del “Libro Bianco” sono analizzati in dettaglio nel Policy Paper Quale futuro per la sanita` lombarda? Le proposte confuse del Libro Bianco, a cura di Silvio Boccalatte, Fellow dell’Istituto Bruno Leoni.
 
Colpisce, sottolinea Boccalatte, che il Libro Bianco presenti un quadro fortemente positivo del “modello lombardo” per come si è realizzato negli scorsi anni, salvo auspicarne una radicale revisione. “Le premesse poste dallo stesso Libro Bianco non espongono un quadro tale da legittimare una riforma complessiva, incisiva e rivoluzionaria.”
 
“Le proposte del Libro Bianco - spiega Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni - paiono spingere la Lombardia verso una maggiore centralizzazione. Questa Regione ha sviluppato, dal 1997, una sanità d’eccellenza, proprio grazie alla competizione fra erogatori di diritto pubblico ed erogatori di diritto privato. Non è un sistema perfetto e sono molti i cambiamenti auspicabili: servirebbe, per esempio, molta più trasparenza. Ma bisogna prestare molta attenzione a che non vengano ridotti gli spazi di concorrenza, dal momento che essa ha assicurato buona qualità delle cure, una spesa più contenuta che altrove, e la libertà di scelta dei pazienti”.

24 ottobre 2014
© Riproduzione riservata


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