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L’innovazione europea segna il passo rispetto a Usa e Giappone. E l’Italia finisce in fondo alle classifiche


I dati del Quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione, prodotto dalla Commissione Europea, sono chiarissimi: ancora largo il gap con i competitors mondiali, mentre i Paesi emergenti cominciano a risalire la china. In Europa non brilla l’Italia, inserita tra gli “innovatori moderati”

02 FEB - Il gap tra la capacità innovativa europea e quella dei suoi “concorrenti” internazionali, primi tra tutti Stati Uniti e Giappone, resta ancora aperto. La crisi economica gioca certamente un ruolo importante ma anche tenendo conto delle difficoltà che ne derivano, molte componenti del Vecchio Continente hanno “gambe lente” rispetto al resto agli altri. E la corsa all’innovazione è la sfida del futuro, quella dalla quale dipendono i destini delle economie internazionali.
Il dato – invero poco confortante – arriva dalla prima pubblicazione del Quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione, strumento che la direzione generale per le Imprese e l’industria della Commissione Europea ha affidato all’elaborazione del Maastricht Economic and Social Research and Training centre on Innovation and Technology (UNU-MERIT).
Il dato più interessante dell’ampio documento è certamente quello derivante dal confronto con le grandi potenze economiche mondiali. Ma anche con le realtà emergenti. E anche qui le notizie non sono buonissime: lA Ue è ancora in sensibile vantaggio rispetto a India e Russia. Ma il Brasile e, soprattutto, la Cina, corrono veloci e ormai si può sentire il loro fiato sul collo.
Va detto che il documento della Commissione UE, nasce all’interno dell’Unione dell’innovazione, iniziativa comunitaria che, appunto, si preoccupa di monitorare la situazione con l’obiettivo di individuare – per ciascun Stato membro – i punti di maggior debolezza (sui quali intervenire) e quelli di maggior forza (da rafforzare ulteriormente) in materia d'innovazione, attraverso i programmi nazionali di riforma che ciascun Paese  ha adottato nell'ambito della strategia Europa 2020.
Stando ai risultati dello studio pare che ci sia davvero molto da fare. Nella nota di presentazione pubblicata sul sito della Commissione (http://ec.europa.eu/italia/attualita/primo_piano/industria/quadro_innovazione_2010_it.htm) i Paesi che hanno finora mostrato una particolare attenzione all’innovazione sono quelli dell’area nordica: Svezia (prima in questa “classifica”), seguita a ruota da Danimarca, Finlandia e Germania. La graduatoria prosegue, nell'ordine, con il Regno Unito, il Belgio, l’Austria, l’Irlanda, il Lussemburgo, la Francia, Cipro, la Slovenia ed l’Estonia.
È l’Italia? La si trova nel gruppo dei cosiddetti "innovatori moderati": i Paesi le cui prestazioni sono inferiori dal 10 al 50% rispetto alla media UE.
Un commento in proposito è venuto da Antonio Tajani, vice presidente della Commissione e commissario all’Industria ed economia: “È evidente che queste indicazioni rendono necessario un aumento del nostro impegno per rendere l'Europa maggiormente innovativa, per raggiungere i nostri principali concorrenti e riprendere il cammino verso una crescita solida e sostenibile". Gli ha fatto eco Máire Geoghegan-Quinn, Commissaria per la Ricerca, l'innovazione e la scienza, sottolineando come “Il nuovo e migliorato Quadro valutativo dell'Unione dell'innovazione mette in luce l'emergenza a cui l'Europa deve far fronte in tema di innovazione. L'innovazione è essenziale per un'economia moderna ed è il principale strumento di creazione di posti di lavoro".
Per comprendere come si sia arrivati a questi risultati va considerato che il Quadro valutativo 2010 ha individuato 25 indicatori relativi a ricerca e innovazione, applicandoli alla Ue a 27 (compresi quindi Croazia, Serbia, Turchia, Islanda, Norvegia e Svizzera). Questi indicatori sono stati raggruppati in tre principali categorie:
- Elementi abilitanti: gli elementi fondamentali che rendono possibile l'innovazione (risorse umane, finanziamenti e aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi);
- Attività delle imprese: come le imprese europee sono innovative (investimenti, collaborazioni e attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale);
- Risultati: i benefici che ne derivano per l'intera economia (innovatori, effetti economici).
Il confronto tra gli indicatori di UE-27, USA e Giappone evidenzia che l'Unione non riesce a colmare il divario nelle prestazioni in materia d'innovazione che la separa dai suoi principali concorrenti. In particolare la differenza maggiore è evidente nella categoria “Attività delle imprese” dove la UE-27 appare in ritardo su molti elementi: co-pubblicazioni pubblico/privato, spesa delle imprese per attività di R&S e –  rispetto al Giappone – brevetti PCT (Trattato di cooperazione in materia di brevetti).
Curiosamente i dati sembrano indicare come il deficit di innovazione europeo sia da attribuire soprattutto al settore privato. Nel quale appaiono necessari interventi normativi per – così si legge nella nota – “incoraggiare maggiori investimenti del settore privato e agevolare l'impiego dei risultati della ricerca da parte delle imprese, in particolare tramite un sistema di brevetti più efficiente”.
Le differenze diventano particolarmente evidenti (e inoltre anche in rapido aumento) nell’area delle entrate dall'estero derivanti da licenze e brevetti. Si tratta di un indicatore importante del dinamismo economico ed evidenzia che nella UE il modello economico e il funzionamento del mercato interno della conoscenza protetta devono essere migliorati. In ogni caso l'Unione produce meno brevetti ad alto impatto (quelli cioè che generano entrate significative da Paesi Terzi) rispetto agli USA e al Giappone e “non raggiunge una posizione adeguata nei settori a crescita globale elevata”.
Meno evidente la forbice (che pero ancora sussiste) relativamente al numero di persone che portano a termine gli studi di istruzione terziaria, con una crescita relativamente elevata nell'UE.
Risultati sensibilmente migliori sono però stati registrati nell'ambito della spesa pubblica per R&S e delle esportazioni di servizi ad elevata intensità di conoscenze.
Negli ultimi cinque anni la maggiore crescita degli indicatori di innovazione dell'UE-27  è stata registrata nei sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi (co-pubblicazioni scientifiche internazionali, pubblicazioni ad alto impatto, dottorandi extraeuropei) e nel patrimonio intellettuale (deposito di marchi UE, brevetti PCT e disegni e modelli dell'UE).
Complessivamente rimane inalterato il vantaggio su India e Russia, mentre il Brasile accelera e la Cina vede assottigliarsi rapidamente il proprio deficit in termini di prestazioni.
Il quadro valutativo ha diviso gli Stati membri nei seguenti quattro gruppi di Paesi:
Leader dell'innovazione: Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia presentano risultati molto al di sopra della media dell'UE-27.
Paesi che tengono il passo: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Regno Unito presentano risultati che si avvicinano alla media dell'UE-27.
Innovatori moderati: i risultati di Croazia, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Italia, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna sono inferiori alla media dell'UE-27.
Paesi in ritardo: i risultati di Bulgaria, Lettonia, Lituania e Romania sono molto inferiori alla media dell'UE-27.

02 febbraio 2011
© Riproduzione riservata

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