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Psoriasi, una vita ai margini: i risultati del Progetto Daniele


Lo studio ha permesso di valutare l’impatto che la patologia ha sulla qualità di vita di chi ne soffre, evidenziando gli effetti negativi su rapporti sociali, di lavoro e, più in generale, sulle aspettative. Senza contare l’incidenza che hanno sulla salute dei pazienti le malattie concomitanti: artropatia psoriasica, ipertensione, iperlipemia e diabete.
 

10 MAR - “Il 40% dei pazienti affetti da psoriasi moderata/grave ritiene che la malattia abbia limitato seriamente le proprie aspettative e i progetti di lavoro e carriera. Per una persona su quattro (il 27%) la patologia ha penalizzato le opportunità di avanzamento professionale e circa il 22% afferma di aver subito penalizzazioni nelle proprie potenzialità di guadagno”. Ad affermarlo è stato Fabio Ayala, direttore Clinica dermatologica dell’Università Federico II di Napoli, coordinatore del  Progetto Daniele, studio multicentrico epidemiologico promosso dalla Abbott. I suoi risultati, presentati oggi, sono frutto della raccolta di dati realizzata nel 2010 su 787 pazienti con diagnosi di psoriasi moderata/grave (64% uomini e 36% donne, età media 50 anni), presso 29 centri dermatologici pubblici specializzati nella cura della psoriasi distribuiti sull’intero territorio nazionale.
Obiettivo dell’indagine è stato quello di offrire una valutazione concreta dell’impatto della psoriasi moderata/grave sulla qualità di vita del paziente, ma anche sotto il profilo delle influenze che la malattia può avere su lavoro, aspettative di carriera, progetti formativi. Senza trascurare le ricadute che ne derivano in termini economici e di salute.
“Il progetto Daniele ci fornisce una fotografia della vita reale del paziente mettendone in evidenza aspetti inediti che riguardano soprattutto l’ambito lavorativo, sino ad ora mai preso in considerazione in altri studi in Italia” ha ancora ricordato Ayala. Gli ha fatto eco  Concetta Potenza, Direttrice UOC di Dermatologia ‘Daniele Innocenzi’, I facoltà di Medicina, Polo Pontino, Università degli Studi ‘La Sapienza’ di Roma, sottolineando come la ricerca abbia svelato “la pervasività di una malattia che non fa sconti e condiziona l’intera vita del paziente fino ad invadere anche le sue sfere più intime e personali. L’80% degli intervistati, infatti, non pratica alcuno sport e il 68% di loro si sente condizionato nella scelta degli abiti da indossare, un disagio avvertito in misura maggiore dalle donne”. Che, dunque appaiono essere più “vulnerabili” rispetto agli uomini. Ma questi ultimi sembrano a loro volta avvertire con forza l’esigenza di un valido supporto psicologico (il 55% rispetto al 45% delle donne).
Importante l’incidenza delle patologie concomitanti messa in luce dal Progetto Daniele: queste interessano quasi la metà del campione (il 47,1%). Ogni paziente ha in media quasi due comorbilità (1,7). La più diffusa è l’artropatia psoriasica, presente in un terzo della popolazione osservata (31,4%); seguono ipertensione (29%), iperlipemia (13%) e diabete (10%): patologie che concorrono a un forte aumento dei rischi cardiovascolari.
“Il Progetto Daniele ha rivelato la natura sistemica della psoriasi, che interessa l’intero organismo e necessita quindi di un approccio globale che vada oltre il sintomo cutaneo” ha affermato Ornella De Pità, primario del Laboratorio di Immunologia e Allergologia dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) di Roma. “Si tratta quindi di offrire al paziente una valutazione clinica adeguata, attraverso modalità terapeutiche multidisciplinari basate su linee guida condivise. Questo è quanto si propongono di realizzare i 150 centri pubblici specializzati, distribuiti capillarmente sul territorio italiano.”

10 marzo 2011
© Riproduzione riservata


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