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Le strutture sanitarie spendono meno dell’1% per l’Ict


Meglio il Nord del Sud, meglio il territorio dell’ospedale, meglio il pubblico del privato, ma nell’insieme il settore dell’Information and Communication Technology in sanità stenta a decollare. I risultati della ricerca condotta dall’Osservatorio ICT del Politecnico di Milano.

03 MAG - Il settore sanitario spende complessivamente 920 milioni di euro all’anno per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, soltanto l’1% circa del budget di spesa totale.
Una somma relativamente modesta, se rapportata agli standard europei, ma soprattutto molto variabile nelle diverse aree del Paese. Infatti, il Nord Est spende il 25% del totale, il Nord Ovest il 39%, il Sud e le Isole il 19% e il Centro il 17%. Questo significa che al Nord la spesa ICT pro capite è in media di 21 euro, contro i 9 euro circa per abitante di Sud e Isole. Il dato risulta ancora più polarizzato a vantaggio del Nord, se si distinguono le strutture sanitarie ad alto budget ICT (più di 2miloni e mezzo di euro all’anno) concentrate nell'83% dei casi nel Nord Italia, da quelle a basso budget (meno di un milione di euro annui) che invece sono situate nel 36% dei casi al Sud e nelle Isole.
Grandi differenze anche tra le diverse tipologie di strutture: le Asl assorbono il 48% della spesa totale, le Aziende Ospedaliere il 31%, gli ospedali privati il 15% e gli Ircss solo il 6%. Esclusa questa ultima voce, numericamente ridotta, salta agli occhi il maggior sforzo compiuto dalle strutture pubbliche rispetto a quello delle realtà private.
Gli autori della ricerca sottolineano come “l’investimento ICT rappresenta una leva fondamentale per migliorare al tempo stesso qualità ed efficienza dei servizi sanitari. Non a caso, le regioni italiane virtuose si caratterizzano per un livello di spesa ICT pro capite quasi doppio rispetto a quelle che non lo sono”. Da questo fanno derivare una classificazione in quattro categorie delle Regioni italiane:
· Virtuose: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Hanno già livelli elevati di budget  ICT, ma dovranno continuare a investire in ICT per garantire un’innovazione sostenibile del sistema sanitario.
· Poco virtuose: Lazio e Molise. L’ICT, oggi molto poco sfruttata, deve essere utilizzata per abilitare una trasformazione radicale del sistema sanitario.
· Alta qualità e alti costi: Trentino Alto Adige, Friuli, Valle d’Aosta e Liguria. L’innovazione ICT deve servire per migliorare l’efficienza e porre i costi sotto controllo.
· Bassi costi e bassa qualità del servizio: le altre regioni. L'innovazione in ICT deve migliorare l’efficacia e la qualità percepita.
 
La ricerca indica anche in quali ambiti viene utilizzata l’ICT e in quali sarà soggetta a sviluppo nel futuro. Sono considerati ambiti “consolidati” la gestione delle risorse umane e i sistemi di business intelligence, dove si sono già raggiunti alti livelli di maturità e dunque non  si prevedono per il futuro ulteriori investimenti rilevanti. Sono invece ambiti “strategici”, con alta maturità e per cui sono previsti ulteriori investimenti nei prossimi tre anni, la cartella clinica elettronica (CCE), la gestione amministrativa e i sistemi di integrazione con il fascicolo sanitario elettronico. Infine, la gestione informatizzata dei farmaci e il supporto alla relazione con il paziente sono indicati come ambiti “emergenti”: non hanno ancora raggiunto un notevole sviluppo ma si prevedono elevati investimenti per il futuro. Ancora marginali, e dunque non oggetto di investimenti nel breve periodo, i sistemi di clinical governance, la conservazione sostitutiva, la medicina sul territorio e la fatturazione elettronica.
 
Tra le difficoltà dello sviluppo dell’ICT in Italia, la ricerca mette in evidenza soprattutto la frammentazione del sistema decisionale. “Capita spesso – scrivono gli autori – che un’innovazione possibile non trovi applicazione a causa della mancanza di un ‘autore’ che dal punto di vista organizzativo prenda l’iniziativa, assumendosi oneri e responsabilità”. Per superare questo ostacolo Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio ICT in Sanità, invita a una maggiore intraprendenza: “Ciascuno, dalle Istituzioni nazionali e sovranazionali alle Regioni, alle strutturesanitarie, fino ai singoli operatori della Sanità, deve impegnarsi al proprio livello a giocare ilruolo che gli compete in un sistema che per sopravvivere è condannato a innovare. Senza unosforzo concreto da parte di tutti questi attori per una governance condivisa, l’innovazione ICT in Sanità rischia di rimanere per sempre in cerca d’autore”.

La ricerca
La ricerca è stata realizzata dall'Osservatorio ICT in Sanità e presentata oggi presso l'Aula Carlo de Carli del Politecnico di Milano in occasione del convegno “ICT in Sanità: l'innovazione in cerca di autore” promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, con il contributo dell’ICT Institute del Politecnico di Milano e in collaborazione con Senaf/Exposanità.
La ricerca ha coinvolto un campione di chief information officer (CIO), direttori generali, amministrativi e sanitari di 176 strutture sanitarie pubbliche e private su tutto il territorio nazionale, tra Asl, aziende ospedaliere, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e ospedali privati.

03 maggio 2011
© Riproduzione riservata


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