Terme italiane. Un patrimonio da 400 imprese che non soffre crisi
È stata questa la fotografia del settore rappresentata nell’ultimo rapporto di Federterme Confindustria sul termalismo in Italia. Lo studio, al centro della prima edizione di Thermalia 2011 svoltasi a Rimini, ha analizzato la minore contrazione (-1,3% ) del settore in un periodo di crisi generale, soprattutto se rapportato ai risultati di altri settori ed esercizi affini. Delineati inoltre alcuni possibili orientamenti per la crescita del settore: dall’integrazione con altre tipologie di turismo al miglioramento del rapporto con i medici del territorio.
13 MAG - In questi giorni si è svolta, presso la Fiera di Rimini, la prima edizione di Thermalia 2011, evento che ha ospitato la presentazione dell’ultimo
rapporto di Federterme Confindustria sul termalismo in Italia. Lo studio, realizzato da Emilio Beceri e Nicola Quirino, ha analizzato sia il profilo, sia l’andamento economico di questo settore dell’offerta turistica italiana.
Le imprese termali in Italia sono 378, il 46,8% delle quali è al nord, il 15,1% al centro e il rimanente 38,1 al sud. La stragrande maggioranza delle aziende (259) sono organizzate in forma di società di capitali: in testa c’è il Veneto con 85 società, seguito dalla Campania (55), dalla Toscana (23), dall’Emilia-Romagna (19), dalla Lombardia (16) e dal Lazio (15). Prevalgono le imprese di medie dimensioni, con un numero di dipendenti compreso tra 25 e 100.
La capacità ricettiva delle località termali è di 110.343 posti letto (di cui 27.867 appartenenti alle stesse aziende termali), e le strutture alberghiere in queste località sono complessivamente 1.534. La stagione primaverile è quella in cui si registra il maggior numero di arrivi.
Negli ultimi anni inoltre – ha evidenziato lo studio – si è notevolmente abbassata l’età media dei clienti degli stabilimenti termali: oggi gli over 65 sono meno del 40%, la quota di utenti con età compresa tra i 20 e i 45 anni ha ormai superato il 30%.
Il rapporto ha fotografato un settore che ha risentito in maniera lieve della crisi (nel 2009 si è registrato un calo dell’1,3 per cento del valore aggiunto). Si tratta di una variazione monetaria molto più contenuta di quella riscontrata in comparti affini, quale quello degli esercizi alberghieri e complementari.
L’indagine delinea inoltre alcuni possibili orientamenti per la crescita del settore quali la presenza in Rete sui social network, lo sfruttamento delle località pivot, l’integrazione con le altre tipologie di turismo presenti nelle zone termali e il miglioramento del rapporto con i medici del territorio.
Oltre al rapporto Federterme 2011, è stata infine presentata anche la nuova guida del Touring dedicata alle terme italiane: 400 pagine che mettono in luce sia gli aspetti terapeutici dell’offerta termale, sia quelli legati al benessere.
13 maggio 2011
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