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Gli italiani e la salute: in 50 anni aumentata longevità ma resta problema sostenibilità e differenze regionali. La fotografia del Censis

di Isabella Faggiano

Ogni giorno l’aspettativa di vita media cresce di sei ore. Negli ultimi decenni sono diminuite le malattie infettive, ma aumentati i tumori e le patologie cardiovascolari. Intanto la sanità pubblica con i suoi ritardi lascia sempre più spazio a quella privata e con il web l’informazione sanitaria rischia di diventare più confusa e si registra una pericolosa discontinuità nel ruolo di prevenzione attribuito alle vaccinazioni. Lo studio Censis

24 NOV - Si vive più a lungo e ci si ammala di meno. È questo il punto di forza di un racconto lungo mezzo secolo di storia, che analizza lo stato di salute e gli stili di vita degli italiani. Studi, analisi e sondaggi che ci spiegano come si sono trasformate nel tempo le esigenze degli individui e soprattutto se hanno imparato l’importanza della prevenzione, che va dagli screening alle vaccinazioni.
 
Partiamo dalle buone notizie: la prima è che ogni giorno che passa l’aspettativa media di vita si allunga di sei ore. La longevità è, infatti, una delle conquiste più grandi di questo secolo. Ma accanto alle buone notizie, ci sono spesso anche quelle cattive: l’età media varia con notevole differenza da regione a regione: chi nasce in Campania ha un'aspettativa più bassa di due anni e due mesi, rispetto al Trentino Alto Adige.
Il dettagliato resoconto, presentato il 24 novembre al Censis,  è frutto di un accurato lavoro dello stesso Centro di Studi, in collaborazione con Farmindustria.

“La diminuzione drastica della mortalità infantile - ha spiegato Ketty Vaccaro, responsabile area Welfare e Salute del Censis - è uno dei segnali più evidenti del miglioramento delle condizioni di salute: dagli anni 60 ai 70 il numero di bambini deceduti ogni 1000 nati è passato dal 44 a poco più del 30%”. Anche se muoiono meno bambini il numero dei neonati è in drastico calo: “contemporaneamente - ha continuato Ketty Vaccaro - è aumento il numero degli anziani. Quest'anno si è registrato il tasso demografico più basso dalla grande guerra: meno 161mila persone”. 
 
Tutto questo va collocato in un quadro economico a dir poco preoccupante: la produttività italiana è passata ad essere paragonabile da quella della Cina a quella della  Grecia. Se negli anni sessanta la  crescita dei consumi era serrata, ai giorni nostri presenta un segno negativo. "Dalla Cina alla Grecia è un'espressione  che indica un paese in declino - ha commentato Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità - Che oggi le aspettative di vita siano diverse da regine a regione, vuol dire che luoghi della stessa nazione debbano essere paragonati a Paesi diversi: il sud Italia come la Bulgaria e il nord come la Svezia”. La questione sanità è inevitabilmente una questione politica, tanto che Walter Ricciardi invita a riflettere sulla prossima chiamata alle urne: “ Il referendum - ha detto -  è l'unica occasione che potrà consentirci un vero cambiamento. La modifica costituzionale permetterebbe alla Stato di riprendere in mano la gestione della Sanità. La prevenzione è alla base del miglioramento della salute e noi non spendiamo un euro. L'86% degli italiani si ammala perché mangia troppo e male, fuma, beve e non fa attività fisica. È tutta una questione di stile di vita: il governo - ha esortato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità - deve fare delle campagne che mirino a modificarlo”.
 
Se è vero che oggi si muore più tardi, è altrettanto vero che i decessi sono causati da malattie diverse rispetto al passato. C’è un calo di quelle infettive e un aumento di tumori e patologie cardiovascolari: i primi passano dal 5 al 16%, le seconde sono più raddoppiate. 
 
Ma è proprio sulle malattie trasmissibili che suona un campanello d’allarme: dal 2010, ed in particolare nell'ultimo anno,  c'è stato un calo delle vaccinazioni. “I bambini vaccinati non arrivano al 95% - ha spiegato Giuseppe De Rita, presidente del Censis - molti genitori  intervistati hanno dichiarato di aver bisogno di essere informati e rassicurati sull'efficacia e le controindicazioni delle vaccinazioni.  E purtroppo se non  sono i medici a rassicurarli è inevitabile che si affidino a ricerche su web e social network, molto pericolosi per chi non sa quali cure scegliere”.
Duro l’attacco del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità contro i medici anti-vaccino: “chi è contrario alle vaccinazioni non può operare in ambito sanitario”.

Lo studio del Censis ha evidenziato anche un cambiamento dell'approccio alla cura sia da parte dei medici che dei pazienti. Si trascorre meno tempo in ospedale: si è passati dai 26 giorni del 1961 agli 8 del 2012.
 
Contemporaneamente la sanità privata da scelta è diventa necessità: “Se negli anni 80 - ha sottolineato Ketty Vaccaro - la visita privata era una questione di preferenza,  in questi anni di crisi, gli italiani mettono mani al portafoglio perché le liste di attesa del pubblico sono troppo lunghe”. Per Maurizio Scassola, Vice Presidente della Federazione Nazionale dell’ Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri la soluzione sarebbe “integrare il sistema pubblico con quello privato”.

A migliorare il quadro descritto ci sono senza dubbio le scoperte in ambito farmacologico. L’uso quotidiano di medicine ha cambiato la vita soprattutto a tutte quelle persone che soffrono di malattie croniche. Grazie ai farmaci si convive con delle malattie eliminando quasi del tutto i suoi sintomi. E oggi, in Italia, il 58% degli over 64 deve fare i conti con  almeno due di queste patologie croniche. 
 
Finora si è parlato del passato, di cosa è cambiato negli ultimi 50 anni. Ma noi vivremo nel futuro e cosa ci aspetta?
 
“Oggi abbiamo 7mila farmaci in via di sperimentazione - ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmaindustria - questo boom è frutto di una grande scoperta avvenuta nel 2003: il genoma. I farmaci che oggi sono arrivati sul mercato, come quello per l'epatite C, sono da considerarsi già vecchi perché la sperimentazione dura da almeno 10 anni. Questo vuol dire - ha concluso Massimo Scaccabarozzi -  che nel prossimo decennio, con la produzione di questi nuovi 7mila farmaci ci sarà un aumento del benessere inimmaginabile.” 
 
Isabella Faggiano

24 novembre 2016
© Riproduzione riservata


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