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“Noi Italia”, 100 statistiche Istat per capire il Paese. Salute: Italia migliora ma forte divario regionale e in Europa è a metà classifica 


L'Istat ha pubblicato l'edizione 2017 di "Noi Italia": le cento statistiche Istat per capire il Paese. Rispetto al livello europeo, da oltre un decennio il sistema sanitario è sotto riforma per razionalizzare le risorse e contenere la spesa quasi del tutto pubblica. Quella privata nel 2015 è stata in Italia è del 24,5% del totale, come in Estonia e Finlandia; i contributi maggiori si registrano in Grecia (39,4%), i contributi minori in Germania (15,0%).

14 APR - L’Italia migliora in salute e welfare. E si pone sopra la media europea nonostante la spesa sanitaria pubblica italiana sia inferiore a quella di importanti paesi partner,
 
L’ultima analisi è quella proposta da “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, dell’Istat, che  offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici e sociali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.
La pubblicazione presenta una selezione dei più interessanti indicatori statistici interattivi (consultabili a questo link o scaricare il data base completo a questo link), che spaziano dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, passando dalle condizioni economiche delle famiglie, alla finanza pubblica, all’ambiente.
 
Per quanto riguarda la salute, gli indicatori di mortalità (infantile, per tumori e per malattie circolatorie) continuano a contrarsi e si mantengono più bassi della media europea.
 
Tra gli indicatori sugli stili di vita l’Italia presenta la percentuale più bassa di adulti in eccesso di peso, mentre la diffusione dell’abitudine al fumo vede il nostro Paese in una posizione centrale. L’Italia si conferma tra i paesi europei più longevi, sia per gli uomini sia per le donne.
 
Gli altri indicatori demografici mettono in luce, tuttavia, un quadro di scarsa dinamicità, con un indice di vecchiaia secondo solo a quello della Germania, un indice di dipendenza tra i più alti, un tasso di crescita naturale negativo e peggiore della media europea e una fecondità tra le più basse, con un valore ben inferiore alla soglia del ricambio generazionale.
 
La spesa in R&S in rapporto al Pil si sta avvicinando all’obiettivo nazionale per il 2020 (1,53%), ma il progresso è ancora insufficiente a ridurre la distanza con gli altri principali paesi europei. Ritardi rispetto alla media europea contraddistinguono anche la formazione e l’occupazione di persone con alta professionalità tecnico-scientifica, mentre famiglie e imprese italiane rimangono lontane dai paesi più evoluti nell’utilizzo del web.
 
Scendendo in un maggiore dettaglio, a  livello nazionale nel 2014 l’Istat segnala che la spesa sanitaria pubblica italiana si attesta intorno ai 2.400 dollari pro capite a fronte degli oltre 3.000 spesi in Francia e dei 4.000 in Germania (fonte Ocse). Le famiglie italiane hanno contribuito alla spesa sanitaria complessiva per il 23,3%, in lieve aumento rispetto all’anno precedente, ma in calo di oltre due punti percentuali rispetto al 2001. 
 
In Italia i decessi per tumori e malattie del sistema circolatorio sono stati rispettivamente 25,8 e 31,0 ogni 10mila abitanti nel 2014. Nel Mezzogiorno la mortalità per tumori si conferma inferiore alla media nazionale, mentre quella per malattie del sistema circolatorio è più elevata. La mortalità per queste cause è in continua diminuzione e inferiore alla media europea (27,4% e 38,3% dati 2013). Il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un paese, continua a diminuire, nel 2014 in Italia è di 2,8 per mille nati vivi, tra i valori più bassi in Europa.
 
Nel 2015 la spesa sanitaria pubblica corrente ammonta a circa 112 miliardi di euro (circa 1.838 euro annui per abitante), pari al 6,8 % del Pil. L'offerta ospedaliera si riduce anche per la promozione di un modello di rete ospedaliera integrato con l'assistenza territoriale (nel 2002 i posti letto ordinari erano 4,3 ogni mille abitanti, nel 2013 sono 3,2). 
 
I tumori e le malattie del sistema circolatorio sono le patologie per cui è più frequente il ricovero ospedaliero; si registra una riduzione nel tempo perchè sono sempre più spesso curate in contesti assistenziali diversi (day hospital o ambulatori). 
La mortalità per tumori è in costante diminuzione grazie a misure di prevenzione primaria e avanzamenti diagnostici-terapeutici; anche se gli uomini presentano livelli di mortalità maggiori delle donne, il divario di genere diminuisce nel tempo. Sebbene la mortalità per malattie del sistema circolatorio, tipiche delle età adulte e senili, sia in continua diminuzione su tutto il territorio, essa è responsabile della maggior parte dei decessi, soprattutto per gli uomini.
 
Il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un paese, continua a diminuire raggiungendo valori tra i più bassi in Europa.
Nel 2015 tra le persone di 14 anni e più, la quota dei fumatori è pari al 19,6%, dei consumatori di alcol a rischio è il 16,1%, mentre l'incidenza delle persone obese risulta pari al 9,8% della popolazione adulta di 18 anni e più.
 
A livello regionale invece la spesa pubblica pro capite è molto variabile per le differenze esistenti nelle condizioni socio-economiche e nei modelli di gestione dei sistemi sanitari regionali; nel Mezzogiorno è notevolmente inferiore alla media nazionale. Anche il contributo delle famiglie alla spesa sanitaria totale è più basso nel Mezzogiorno (18,9% nel 2014), in particolare in Molise, Sicilia e Campania; le incidenze più alte si registrano in Friuli-Venezia Giulia (31,0%), Valle d'Aosta ed Emilia-Romagna (28,6%).
 
Resta il divario tra Nord e Mezzogiorno per i posti letto ospedalieri.
I sistemi ospedalieri di Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana si confermano veri e propri "poli di attrazione" di ricoveri per i non residenti. Al contrario Calabria, Sicilia e Campania mostrano flussi in uscita significativamente più elevati dei flussi in entrata.
Per i ricoveri ordinari per malattie del sistema circolatorio si riduce nel tempo l'eterogeneità territoriale ed i tassi di ospedalizzazione tendono a convergere verso la media nazionale.
 
Nel Mezzogiorno la mortalità per tumori è inferiore alla media nazionale, mentre la mortalità per malattie del sistema circolatorio, sia per i maschi che per le femmine, è più elevata della media; anche la mortalità infantile è più alta nel Mezzogiorno, nonostante la più ampia riduzione nell'ultimo anno, perchè il miglioramento nel tempo è più lento in queste regioni svantaggiate.
 
L'obesità e il consumo di alcol a rischio mostrano situazioni territoriali contrapposte: nel Centro-Nord è più alta la quota di consumatori di alcol, nel Mezzogiorno quella di persone obese. Per i fumatori, le quote più elevate si rilevano in Campania, Liguria e Umbria. 
 
Rispetto al livello europeo, da oltre un decennio il sistema sanitario in generale è sottoposto a riforme che puntano alla razionalizzazione delle risorse e al contenimento della spesa; il finanziamento pubblico dei servizi sanitari rappresenta comunque la scelta prevalente.
 
Nel 2015 la quota di spesa sanitaria privata in Italia è pari al 24,5% del totale, come in Estonia e Finlandia; i contributi maggiori si registrano in Grecia (39,4%), i contributi minori in Germania (15,0%).
La spesa sanitaria pubblica italiana è inferiore a quella di altri importanti paesi europei: a fronte dei circa 2.431 dollari per abitante, in parità di potere d’acquisto, spesi in Italia nel 2014, Regno Unito e Francia superano i 3 mila e la Germania i 4 mila dollari per abitante. 
Riguardo l'offerta di posti letto ospedalieri, nel 2014 l'Italia si conferma al di sotto della media Ue28 (3,4 rispetto a 5,2 posti letto ogni mille abitanti).
 
Il nostro Paese si posiziona quasi a metà della graduatoria dei ricoveri ordinari per tumori e per malattie del sistema circolatorio (rispettivamente 1.116,6 e 1.947,6 per 100 mila abitanti). 
Il tasso di mortalità italiano per tumori e per malattie del sistema circolatorio nel 2013 è inferiore alla media europea. L'Italia si conferma anche tra i paesi con il più basso valore del tasso di mortalità infantile (2,8 per mille nati vivi nel 2014), confrontabile con quello di Estonia, Spagna, Lussemburgo e Portogallo. 
 
L'abitudine al fumo è meno diffusa in Svezia, Lussemburgo e Finlandia; l'Italia si colloca in posizione centrale nella classifica dei 21 paesi europei aderenti all'Oecd, che vede nelle prime posizioni Grecia, Ungheria ed Austria. Rispetto all'obesità, l'Italia è tra i paesi con i valori più bassi insieme a Svezia, Belgio e Paesi Bassi.
 
Per una sintesi degli altri indicatori diversi dalla salute si può consultare il comunicato stampa di presentazione Istat

14 aprile 2017
© Riproduzione riservata

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