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Asma bronchiale. Fofi: “I farmacisti italiani hanno migliorato il controllo della malattia”. Lo studio fa il giro del mondo


I farmacisti italiani sono riusciti a migliorare il controllo di una malattia complessa come l’asma bronchiale. È questa la notizia che, in poco tempo, ha fatto il giro di agenzie di stampa internazionali e di importanti quotidiani oltreoceano. Si tratta dello studio Re I-MUR, punto culminante del progetto di ricerca promosso dalla Fofi. Per il presidente della Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli, “è stato il rigore scientifico a garantire il successo della ricerca”.

26 GIU - Continua a suscitare un forte interesse la pubblicazione dello studio Re I-MUR, punto culminante del progetto di ricerca promosso dalla Fofi sul ruolo del farmacista nel supporto alla compliance nell’asma. E questo si registra non soltanto in seno alla comunità scientifica in senso stretto, soprattutto quella che si occupa di pharmaceutical care o di health tecnhnology assessment, ma anche presso le rappresentanze professionali.
 
Se qualche giorno fa lo studio era stato oggetto di un articolo del Pharmaceutical Journal, cioè l’organo della Royal Pharmaceutical Society britannica, ieri è stata la volta di PharmaJournal, il mensile di PharmaSuisse, che è la rappresentanza delle farmacie di comunità elvetiche. In questo caso il board editoriale ha chiesto ad Andrea Manfrin, capo della ricerca e docente della Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent, e a Michela Tinelli, ricercatrice della London School of Economics che ha eseguito l’analisi economica dei dati dello studio, una dettagliata sintesi del disegno e delle finalità dello studio e, ovviamente, dei risultati conseguiti dai farmacisti italiani. L’interesse da parte dei professionisti svizzeri è significativo.
 
Nella Confederazione Elvetica, infatti, da tempo la remunerazione della farmacia di comunità non è vincolata al margine commerciale sul prezzo del farmaco, che ha un ruolo residuale, ma si basa su una serie di prestazioni professionali, dalla dispensazione sorvegliata a forme evolute di teleconsulto; ma non ancora, però, i servizi cognitivi rivolti all’aderenza terapeutica, per i quali non si è evidentemente non si è ancora trovato un modello efficacie ed efficiente.
 
Notevole, come anticipato, anche la risonanza nei media che in generale si occupano di scienza e di salute. La notizia che i farmacisti italiani sono riusciti a migliorare il controllo di una malattia complessa come l’asma bronchiale, e a determinare un significativo risparmio per il terzo pagante, sono state agenzie di stampa internazionali come la United Press International e news-service come EurekAlert e ScienceDaily, ma anche quotidiani di metropoli americane come il San Francisco Chronicle.
 
“Per questo aspetto particolare credo che abbia giocato l’interesse che suscita ovunque nell’opinione pubblica la notizia che il farmacista possa concretamente aiutare il paziente a stare meglio, lo stesso farmacista con il quale è possibile entrare in contatto sul territorio senza liste d’attesa e senza barriere all’accesso”, ha commentato il presidente della Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani, Senatore Andrea Mandelli.
 
“Quanto all’attenzione che la nostra esperienza suscita nella comunità scientifica e tra i colleghi di tutta Europa, credo sia una conseguenza del rigore scientifico con cui è stata condotta la nostra sperimentazione e della completa indipendenza della ricerca. Abbiamo sempre rivendicato con orgoglio il fatto che, sulla base della letteratura, il nostro era il più grande studio condotto sull’asma nel setting della farmacia di comunità, e il consenso che sta raccogliendo ne è un’ulteriore prova. Un successo, dunque - ha concluso Mandelli - di cui va dato merito alle centinaia di colleghi che hanno partecipato al trial a titolo gratuito, per la passione che riversano nella nostra professione”.

26 giugno 2017
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