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“Motivazione al lavoro” nella PA. Per i lavoratori con neoplasie può costituire un ausilio terapeutico

di Domenico Della Porta

La motivazione al lavoro è stato sempre ritenuto un importante elemento nella gestione e prevenzione dei rischi in medicina del lavoro. In un’analisi dei fattori motivanti che sottendono la soddisfazione nel lavoro, soprattutto nel pubblico impiego, emergono tre bisogni: quello di apprezzamento, quello di autorealizzazione e, per ultimo, il bisogno di ricompensa economica. Si tratta di un approccio da perseguire anche attraverso eventuali integrazioni delle linee guida

22 GIU - Ad un anno dalla Circolare 981/2018 del Ministero dell’Economia e Finanze “Integrazione delle linee guida di cui alla circolare 972/2015 in temi di accertamenti medico-legali di idoneità al servizio da parte della Commissione Medica di Verifica” in cui il parametro valutativo di riferimento all’attività lavorativa specifica, Claudio Prestigiacomo, Presidente Commissione Medica verifica MEF Roma, in occasione del recente evento di Paestum organizzato dall’Associazione Nazionale di Medicina Legale per la Pubblica Amministrazione, ha introdotto l’innovativo concetto di “Motivazione al lavoro” per i lavoratori affetti da neoplasia in trattamento e/o fallow-up per i quali un’attività amministrativa non gravosa può costituire anche un ausilio terapeutico.
 
La motivazione al lavoro è stato sempre ritenuto un importante elemento nella gestione e prevenzione dei rischi in medicina del lavoro. In un’analisi dei fattori motivanti che sottendono la soddisfazione nel lavoro, soprattutto nel pubblico impiego, emergono tre bisogni: quello di apprezzamento, quello di autorealizzazione e, per ultimo, il bisogno di ricompensa economica.
 
“L’idoneità, alla luce della normativa citata è la somma delle capacità che permettono ad un individuo, con sufficiente validità, di soddisfare un determinato requisito - ha spiegato Prestigiacomo -. L’idoneità lavorativa è quindi rappresentata dall’insieme delle capacità allo svolgimento di una determinata vita lavorativa e delle specifiche mansioni ad essa connesse (senza rischi concreti per la salute del lavoratore e dell’ambiente di lavoro cioè i colleghi di lavoro e l’utenza). Ove venga meno la completa idoneità si prenderanno in considerazione:
1) mantenimento del profilo professionale con esclusione di alcune mansioni;
2) utile reinpiego in profili professionali equivalenti o, eventualmente, anche in profili con mansioni inferiori;
3) inidoneità assoluta al servizio quale dipendente della Pubblica Amministrazione".
 
"La CMV - prosegue Prestigiacomo - non ha il compito di individuare quali siano le mansioni praticabili dal dipendente, bensì dovrà precisare quali siano le mansioni controindicate e cioè pregiudizievoli, in quanto incompatibili con la residua efficienza psico-fisica o comunque foriere di probabile aggravamento della infermità causa della riscontrata inidoneità relativa. Tenendo presente che il giudizio di temporanea non idoneità assoluta va formulato:
1) In presenza di una fase di acuzie e/o di ripresa della patologia neoplasica o anche in fase di accertamento e approfondimento diagnostico che controindichi l’espletamento del servizio;
2) Una documentata fase di evoluzione migliorativa o riabilitativa tale da far ritenere prevedibile il recupero della capacità lavorativa nello stesso o in altro profilo professionale, nella consapevolezza che non si superi il periodo massimo di comporto, si ricorrerà alla motivazione da lavoro, tenendo comunque presente l’età anagrafica.
 
Ad esempio per un medico potranno essere precluse attività di reparto, di turni di guardia, di sala operatoria, indicando magari la compatibilità con mansioni in ambito ambulatoriale”.
 
Si tratta indubbiamente di un approccio da perseguire anche attraverso eventuali integrazioni delle linee guida in materia: il lavoratore soddisfatto si identifica con i fini dell’organizzazione ove opera e la sua produttività migliora. Indici significativi della motivazione al lavoro nel pubblico impiego sono l’assenteismo, l’avvicendamento, il basso rendimento, che costituiscono indici di deterioramento della situazione psicologica del dipendente di fronte al lavoro (disaffezione al lavoro). Spesso la disaffezione è provocata da incapacità o scarsa volontà politica di adeguare le condizioni di lavoroalle accresciute esigenze derivanti dall’aumentodel livello culturale e di critica del pubblico dipendente.

 
Domenico Della Porta
Docente di Medicina del Lavoro Uninettuno Roma

Specialista in Psicotecnica

22 giugno 2019
© Riproduzione riservata


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