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Ospedali sempre più rosa. Ma non al Sud


Presentata oggi al Ministero della salute la quarta edizione della guida di O.N.Da agli ospedali a misura di donna. Altre 122 strutture aggiunte all’elenco che ormai conta 224 ospedali.

30 GIU - È un’Italia spaccata in due con un Nord sempre più rosa e un Centro-Sud piuttosto grigio quella che emerge dal Programma Bollini Rosa, l’iniziativa con cui l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna da quattro anni valuta gli ospedali italiani sulla base dell’attenzione da essi riservata alla salute del sesso femminile.
La guida, che conta ormai 224 strutture, si è arricchita quest’anno di ulteriori 122 ospedali, il 69 per cento dei quali situati nel Nord della Penisola. In particolare, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono le Regioni con il maggior numero di ospedali premiati. La qualità dei nuovi ospedali è risultata alta: a 51 ospedali sono stati assegnati infatti tre bollini, ad altri 51 due bollini. Soltanto 20 le strutture che hanno conseguito un solo bollino. La guida, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Salute, ha inoltre rilevato l’aumento degli ospedali  senza dolore e delle strutture che propongono la parto-analgesia.
“A distanza di quattro anni dalla prima edizione qualcosa è cambiato, dal momento che sono pervenute oltre 350 candidature di ospedali impegnati a ottenere il nostro riconoscimento”, ha commentato Francesca Merzagora, presidente di O.N.D.a. “Ci ha fatto molto piacere anche notare che molte strutture premiate negli anni scorsi con uno o due bollini si sono ricandidate per dimostrare il loro impegno al miglioramento, segno che l’attenzione alle peculiarità femminili viene riconosciuta sempre più spesso come fondamentale. Ed è sempre più diffusa l’eccellenza nei piccoli centri di provincia, a indicare che anche in Italia l’ospedale per le donne è sempre più un traguardo raggiungibile ovunque”. 
“I bollini rosa rappresentano un marchio di eccellenza da considerarsi come punto di partenza per favorire la crescita della prospettiva di genere”, ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, intervenuta alla conferenza stampa di presentazione della guida. “È proprio in questa ottica che considero fondamentale la presa in carico della paziente e la valorizzazione dell’integrazione dei servizi e dei percorsi territorio-ospedale; ed è mia intenzione sostenere sempre di più tutte quelle strutture che pongono le donne al centro della loro attività e che contribuiscono allo sviluppo di una “medicina di genere” che non si occupi soltanto delle patologie femminili ma di una nuova branca della medicina che guarda all’impatto clinico della malattia e al follow up del farmaco e delle cure in ambito femminile".
Un giudizio positivo è stato inoltre espresso anche da Walter Ricciardi, del Dipartimento di Igiene dell’Università Cattolica di Roma: “L’interesse nei confronti della salute di genere sta sicuramente crescendo, ma esistono tuttora criticità che anche l’edizione 2010 evidenzia”. Ricciardi, infatti, ha ricordato come “è ancora rilevante il divario fra Nord e Sud del Paese, dove gli ospedali in rosa sono molto meno numerosi: esistono eccellenze notevoli, ma sono punte di diamante isolate. Il Sud - prosegue - sconta 15 anni di immobilismo, in cui non sono stati attivati sistemi di programmazione e controllo. Le Regioni si trovano perciò a dover recuperare una distanza considerevole rispetto al Nord, e purtroppo il federalismo sanitario non fa che accentuare le distanze. Al Sud l’accessibilità e la qualità dei servizi è generalmente inferiore e occorre lavorare per recuperare il tempo perduto”.
I CRITERI PER L’ASSEGNAZIONE
La classifica è il risultato della valutazione effettuata da un’apposita commissione presieduta da Laura Pellegrini, direttore generale dell’Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma, che prende annualmente in considerazione diversi indicatori.
In particolare, viene riconosciuto un bollino rosa alle strutture ospedaliere che riservano un’attenzione specifica nei confronti delle donne, relativamente alla diagnosi e terapia di patologie femminili; che rispettano la corretta applicazione dei Lea con particolare riferimento all’appropriatezza delle prestazioni; che siano accreditate e certificate per i requisiti strutturali e alberghieri.
Due bollini sono invece attribuiti alle strutture ospedaliere che, in possesso dei requisiti per ottenere un bollino, abbiano all’interno del loro Comitato Etico, almeno tre donne; abbiano un numero congruo di donne in posizione apicale; abbiano caratteristiche strutturali e servizi a misura di donna (possibilità di ricevere figli in età infantile; elasticità negli orari di ingresso dei familiari, disponibilità di servizi di lavanderia, luoghi di socializzazione etc.) e tengano conto della multietnicità.
Tre bollini rosa, infine, alle strutture ospedaliere che, in possesso dei requisiti per ottenere due bollini, abbiano pubblicazioni scientifiche su patologie femminili, applichino la normativa vigente sull’ospedale senza dolore e attuino il controllo del dolore nel parto e l’analgesia ostetrica.
MANAGER ROSA: QUELLE SCONOSCIUTE
Sulla partecipazione delle donne alla gestione della sanità l'Italia “è in forte ritardo”. Infatti soltanto “il 10 per cento dei vertici è donna”. A ricordare l’altra faccia della guida è il sottosegretario alla Salute Francesca Martini. “A fronte di un personale infermieristico al femminile che rappresenta più del 70% del totale, una dirigenza medica attorno al 35%, c'è solo il 10% delle posizioni apicali occupato da donne”, ha aggiunto. In questo, ha concluso Martini “gli ospedali che hanno ottenuto più bollini rosa hanno anche fatto più passi avanti in termini di partecipazione femminile ai livelli più elevati di gestione”.
Lo confermano i risultati ottenuti dall’Istituto MultiMedica di Castellanza: “La presenza di donne nella nostra organizzazione, fino alle più alte cariche di direzione, è sempre stata attorno all’80 per cento”, ha illustrato Stefania Colombi, direttore generale della struttura. “Questo è stato determinante nella definizione della strategia aziendale e ha accelerato scelte dirette al miglioramento dell’assistenza al femminile, creando ad esempio un percorso di prevenzione e diagnosi del tumore della mammella che ha quasi azzerato i tempi d’attesa”.
Antonino Michienzi

30 giugno 2010
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