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Coronavirus. Frena aumento di casi e decessi. Borrelli: “Trend in calo ma non abbassiamo la guardia”. I casi totali di contagio arrivano a 59.138, di cui 7.024 guariti e 5.476 morti


La frenata nel trend di incremento registrata oggi dalla Protezione civile. Ad oggi il numero di persone tuttora positive (esclusi deceduti e guariti) nelle singole Regioni risulta il seguente: 17.885 i malati in Lombardia, 6.390 in Emilia Romagna, 4.644 in Veneto, 4.127 in Piemonte, 2.231 nelle Marche, 866 in Campania, 1.351 in Liguria, 2.134 in Toscana, 1.272 nel Lazio, 738 in Friuli Venezia Giulia, 596 in Sicilia, 748 in Puglia, 539 in Abruzzo, 885 nella Pa di Trento, 52 in Molise, 500 in Umbria, 648 in provincia di Bolzano, 260 in Calabria (+35), 327 in Sardegna (+6), 354 in Valle d’Aosta e 81 in Basilicata. Gli operatori sanitari contagiati salgono a 4.824. IL REPORT

22 MAR - I casi di nuovo Coronavirus in Italia sono saliti a 59.138 (+5.560 rispetto a ieri), tra cui 7.024 persone guarite (+952 rispetto a ieri) e 5.476 deceduti (+651 rispetto a ieri). Le persone attualmente positive sono quindi 46.638 (+3.950 rispetto a ieri). Complessivamente sono stati effettuati 258.402 tamponi, dei quali oltre 170 mila in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Veneto.

Questi i dati principali dell'aggiornamento odierno forniti dal capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli durante il punto stampa delle ore 18. Nonostante dunque la crescita sia ancora sostenuta rispetto però alla giornata di ieri si registra una lieve frenata. Tuttavia è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo e bisognerà verificare se il trend proseguirà nei prossimi giorni.
 
Ad oggi il numero di persone tuttora positive (esclusi deceduti e guariti) nelle singole Regioni risulta il seguente: 17.885 i malati in Lombardia (+515 rispetto a ieri), 6.390 in Emilia Romagna (+729), 4.644 in Veneto (+430), 4.127 in Piemonte (+621), 2.231 nelle Marche (+234), 866 in Campania (+73), 1.351 in Liguria (+192), 2.134 in Toscana (+229), 1.272 nel Lazio (+186), 738 in Friuli Venezia Giulia (+72), 596 in Sicilia (+138), 748 in Puglia (+106), 539 in Abruzzo (+45), 885 nella Pa di Trento (+165), 52 in Molise (+5), 500 in Umbria (+53), 648 in provincia di Bolzano (+48), 260 in Calabria (+35), 327 in Sardegna (+6), 354 in Valle d’Aosta (+50) e 81 in Basilicata (+15).
 
Le vittime sono 3.456 in Lombardia (361 in più di ieri), 816 in Emilia Romagna (+101), 169 in Veneto (+23), 184 nelle Marche (+30), 283 in Piemonte (+45), 171 in Liguria (+19), 53 nel Lazio (+3), 47 in Friuli Venezia Giulia (+5), 33 in Abruzzo (+11), 91 in Toscana (+19), 29 in Campania (+7), 9 in Valle d’Aosta (+1), 35 nella Pa di Trento (+7), 23 nella Pa di Bolzano (+3), 8 in Sicilia (+2), 7 in Sardegna (+3), 8 in Calabria (+3), 7 in Molise (+0), 16 in Umbria (+6) e 31 in Puglia (+2).
 
Delle persone attualmente positive (46.638) sono ricoverate con sintomi 19.846 (+2.138), 3.009 (+152) sono in terapia intensiva, mentre 23.783 (+1.667) si trovano in isolamento domiciliare.
 
“I numeri di oggi sono minori rispetto a ieri, mi auguro questi numeri possano essere confermati nei prossimi giorni, ma non dobbiamo abbassare la guardia”, è quanto ha detto il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, nel corso della conferenza stampa. “Siamo più di 8 mila volontari impiegati nella gestione dell'emergenza, mille più di ieri”, ha aggiunto
 
“Oggi – ha affermato - abbiamo registrato 12 colleghi risultati positivi al coronavirus, abbiamo provveduto ad adottare tutte le misure e a sanificare gli ambienti. Ringrazio tutti gli uomini della Protezione civile, sono quasi 2 mesi che siamo qua a gestire l'emergenza. I colleghi risultati positivi continuano a lavorare da remoto, questa struttura continuerà a gestire l'emergenza”.
 
Borrelli ha parlato anche della task force di medici: “Sono in fase di selezione e andranno anche in altre regioni” rispetto alla Lombardia, ad esempio nelle Marche. “Le figure più richieste - ha aggiunto - sono quelle di internisti, rianimatori, pneumologi, esperti di terapia d'urgenza. Da domani i primi medici saranno inviati nei territori”.
 
Rispetto all’argomento tamponi Borrelli ha chiarito che “non è cambiata la strategia, seguiamo le linee guida dell'organizzazione mondiale della sanità e quelle seguiremo”.
 
Sulla catena di comando e le varie ordinanze che si susseguono da parte di Governo, Regioni e Comuni: “Proprio per evitare confusione da parte del governo sono state date regole univoche in tutta Italia”.
 
“Rispetto alla giornata di ieri c'è un dato in lieve flessione, non vogliamo farci prendere da facili entusiasmi o sopravvalutare la tendenza, ma è un segnale che cogliamo”, ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
 
“Il calo – ha specificato - del numero giornaliero di contagi è “un segnale che cogliamo soprattutto perché comincia ad avvicinarsi alla distanza temporale a cui ci aspettiamo di vedere i segni tangibili dell'efficacia delle misure intraprese”.
 
“Dopo quanto è stato comunicato dal premier Conte – ha rimarcato - siamo arrivati al massimo delle misure di prevenzione del contagio in termini di attività sociali piuttosto che lavorative. Le prime misure di contenimento sono state adottate l’11 marzo. Ci aspettavamo di vedere i risultati rispetto alla replicazione del virus sostanzialmente a partire dalle 2 alle 3 settimane, la prossima sarà cruciale e ci aspettiamo di vedere un segnale di inversione di tendenza. Faccio un appello alla responsabilità dei cittadini: sappiamo cosa vuol dire andare a impattare in maniera così importante sul nostro stile di vita, ma è il momento per trarre incentivazione per proseguire in questa politica, in questi comportamenti individuali”
 
“È fondamentale – ha detto Locatelli - quanto più possibile nei contesti familiari mantenere misure stringenti di contenimento dei soggetti risultati positivi al coronavirus. È un altro sacrificio che si chiede al Paese ma è importante. Altrimenti rischiamo di perpetuare il meccanismo di diffusione del virus. È un appello al senso responsabilità di tutti i familiari dei pazienti positivi”.
 
“Quella che comincerà da domani – ha precisato - sarà la settimana cruciale: ci aspettiamo di vedere un segnale di inversione di tendenza. Faccio un appello ai cittadini questo paese, questo è il momento per proseguire in questi comportamenti individuali perché saranno loro a prevenire una diffusione ulteriore del virus e un allargamento a quelle Regioni oggi per fortuna non hanno uno scenario impegnativo come quello di Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna”.
 
Locatelli ha parlato anche di come “fino ai 20 anni a oggi non ci sono decessi o ricoveri in terapia intensiva. L'1% dei decessi aveva un’età inferiore ai 50 anni. E' chiaro che è una fase emergenziale in cui vanno protetti i soggetti anziani, non trascurando il ruolo che possono giocare i bambini in termini di diffusione del virus. I bambini hanno una risposta superiore rispetto ai soggetti più anziani. L'84% dei decessi si è registrato in tre regioni: Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna. È il momento in cui dobbiamo dare l'ennesima dimostrazione di essere una nazione unita e solidale. I trasferimenti di malati verso altre regioni sono una importante risposta con l'obiettivo di garantire alle strutture ospedaliere delle tre regioni la possibilità di assistere più compiutamente i cittadini che hanno bisogno di cure”.
 
Locatelli ha parlato anche del farmaco Avigan dopo che Zaia aveva annunciato che era pronta a partire una sperimentazione salvo poi la preecisazione di Aifa. “L’Agenzia italiana del farmaco, il comitato tecnico scientifico prendono in considerazione tutte le opzioni terapeutiche. Ma un conto è parlare di opzioni da testare e validare, un altro è definire alcune opzioni come la soluzione di un problema così importante. Prima di dire che abbiamo trovato soluzioni in termini di terapia antivirale servono prove inconfutabili”.
 
E infine sui tamponi: “Siamo uno dei paesi che ha fatto più tamponi al mondo, in Europa il primo. L'attenzione è stringente e stringente rispetto alle indicazioni dell'Oms”.
 

 

22 marzo 2020
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