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Il Covid nelle Rsa. Conclusioni indagine Iss. Coronavirus causa certa nel 7,4% dei casi di morte. Ma il 33,8%, non tamponato, aveva sintomi simil-influenzali


Un altro dato rilevato nell'indagine che presenta i risultati relativi a 1.356 strutture pari al 41,3% di quelle contattate è quello della positività tra gli operatori riscontrata nel 21,1% delle Rsa che hanno risposto alla survey. Le regioni con frequenza più alta di strutture con personale positivo sono le PA di Bolzano (50,0%) e di Trento (46,7%) seguite dalla Lombardia (40,0%). IL RAPPORTO FINALE.

17 GIU - Si è conclusa, con la pubblicazione del Report finale, l’indagine condotta dall’Iss in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie (Rsa). Complessivamente hanno risposto al questionario 1.356 strutture, pari al 41,3% di quelle contattate, che hanno riportato dati riferiti al periodo dal 1 febbraio al 30 aprile 2020.
 
Ecco i principali risultati comunicati oggi dall'Iss:
Caratteristiche delle strutture
In media sono risultati presenti 2,5 medici, 8,5 infermieri e 31,7 OSS (operatori socio-sanitari) per struttura. Circa l’11% delle strutture ha dichiarato di non avere medici in attività nella struttura fra le figure professionali coinvolte nell’assistenza.
 
Complessivamente, considerando le tre figure professionali, sono presenti mediamente 42,4 operatori per struttura.
 
Mediamente sono stati riportati 74,8 posti letto per struttura, con un range da 8 a 667 posti letto. Le 1.356 strutture hanno riportato un totale di 97.521 residenti alla data del 1° febbraio 2020, con una media di 72 residenti per struttura (range 7-632).
 
Decessi
Sul totale dei 9.154 soggetti deceduti, 680 erano risultati positivi al tampone e 3.092 avevano presentato sintomi simil-influenzali. In sintesi, il 7,4% del totale dei decessi ha interessato residenti con riscontro di infezione da SARS-CoV-2 e il 33,8% ha interessato residenti con manifestazioni simil-influenzali a cui però non è stato effettuato il tampone. Il picco dei decessi è stato riscontrato nel periodo 16-31 marzo.
 
Positività personale sanitario
Su 1.320 strutture che hanno risposto a questa domanda 278 (21,1%) hanno dichiarato una positività per SARS-CoV-2 tra il personale della struttura.
Le regioni che presentano una frequenza più alta di strutture con personale riscontrato positivo sono la provincia autonoma di Bolzano (50,0%) e di Trento (46,7%) seguite dalla Lombardia (40,0%), Piemonte (25,0%), Marche (23,5%), Emilia Romagna (18,1%), Veneto (16,6%), Liguria (15,8%) Friuli Venezia Giulia (12,8%), Toscana (12,4%), e valori inferiori al 10% o uguali a zero per le altre regioni.
 
Questa variabile risente delle politiche adottate da ciascuna Regione, e a volte da ciascuna ASL o distretto sanitario, sull’indicazione ad eseguire i tamponi.
 
Presenza di un piano/procedura scritta di gestione del residente con COVID
Su 1.334 strutture che hanno risposto a questa domanda 1.239 (92,9%) hanno dichiarato la presenza di un piano/procedura scritta, mentre 95 (7,1%) hanno dichiarato di non averne.
 
Difficoltà riscontrate
Delle 1.259 strutture che hanno risposto alla domanda, 972 (77,2%) hanno riportato al momento del completamento del questionario la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale, mentre 263 (20,9%) hanno riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l’infezione.
 
Inoltre, 123 (9,8%) strutture segnalano una mancanza di farmaci, 425 (33,8%) l’assenza di personale sanitario e 157 (12,5%) difficoltà nel trasferire i residenti affetti da COVID-19 in strutture ospedaliere. Infine, 330 strutture (26,2%) dichiarano di avere difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da COVID-19 e 282 hanno indicato l’impossibilità nel far eseguire i tamponi.  

17 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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