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Droghe. Sono la causa del 35% degli ingressi in carcere. Il ‘proibizionismo’ costa 20 mld allo Stato. I dati del Libro Bianco


Resta ai livelli più alti degli ultimi 15 anni la presenza di detenuti definiti “tossicodipendenti”: sono 16.934, il 27,87% del totale. Il costo della sola carcerazione per droghe è oltre 1 miliardo di euro l’anno. Si segnala poi come "il 96.80% degli incidenti non c’entra nulla con le droghe". Durante il lockdown i consumatori di droghe hanno dimostrato "capacità di autoregolazione", mentre i servizi pubblici hanno saputo adattarsi solo a "macchia di leopardo".

26 GIU - Il 'proibizionismo' in Italia costa 20 miliardi di euro in mancate entrate per lo Stato, contribuisce fortemente al sovraffollamento delle carceri ed intasa la giustizia. Il mercato illegale non si è fermato neanche con il lockdown, ed i consumatori di droghe hanno dimostrato "capacità di autoregolazione", mentre i servizi pubblici hanno saputo adattarsi solo a "macchia di leopardo" alla nuova situazione.
 
Questo in sintesi quanto emerge dall'XI edizione del Libro Bianco sulle Droghe presentato ieri alla Camera nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione Support! don’t Punish. Il Libro Bianco è promosso da La Società della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, Cgil, Cnca, Associazione Luca Coscioni, Arci, Lila e Legacoopsociali con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd e Itanpud.
 
I promotori chiedono al Parlamento nuove regole per consentire un consumo consapevole della cannabis legalizzandone produzione, consumo e commercio. Chiesta, inoltre, la cancellazione delle sanzioni per la detenzione delle altre sostanze proibite.
 
Il documento descrive come i costi del proibizionismo siano da quantificare in mancate entrate per lo Stato in virtù della gestione del settore da parte della criminalità organizzata – che includendo l’indotto potrebbero sfiorare i 18-20 miliardi, ma anche con le risorse umane ed economiche relative all’amministrazione della giustizia.

 
Sugli oltre 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2019 ben 14.475 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio, 23,82%). Altri 5.709 in associazione con l'art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, 9,39%), solo 963 esclusivamente per l'art. 74 (1,58%). Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili. Nel complesso vi è una impercettibile diminuzione dello 0,67%. Il costo della sola carcerazione per droghe è oltre 1 miliardo di euro l’anno.
 
Resta ai livelli più alti degli ultimi 15 anni la presenza di detenuti definiti “tossicodipendenti”: sono 16.934, il 27,87% del totale. Questa presenza, che resta maggiore anche rispetto al picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), è alimentata dal continuo ingresso in carcere di persone “tossicodipendenti”. Nel 2019 questi sono stati il 36,45% degli ingressi nel circuito penitenziario, in aumento costante e preoccupante da 4 anni.
 
Una legge che, secondo gli autori del Libro Bianco, ha conseguenze dirette sulla Giustizia con oltre 200 mila fascicoli nei tribunali. Le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell'articolo 73 e 74 sono rispettivamente 175.788 e 42.067. È un dato che, pur in leggera diminuzione, si allinea "agli anni bui della Fini-Giovanardi".
 
Non si ferma il trend in aumento delle persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: 41.744 nel 2019. Le segnalazioni sono quasi 44.000, +6,67%. Più di 4000 sono minorenni.
 
Diminuiscono leggermente le sanzioni: sono state 14.322 nel 2019. Queste vengono comminate in un terzo dei casi mentre risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: solo 202 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; nel 2007 erano 3.008.
 
La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis (77,95%), seguono a distanza cocaina (15,63%) e eroina (4,62%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 1.312.180 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste quasi un milione (73,28%) per derivati della cannabis.)
 
Si segnala poi come "il 96.80% degli incidenti non c’entra nulla con le droghe". Solo lo 0,27% dei conducenti è risultato positivo durante i controlli notturni dei carabinieri durante i week end.
 
In anteprima sono stati infine presentati i primi risultati di 3 ricerche sui consumi di droghe durante il lockdown che hanno messo in luce una "significativa capacità di controllo dei consumatori, che hanno adottato strategie di fronteggiamento dell’emergenza, di adeguamento alle mutate condizioni di vita e di consumo, di minimizzazione dei rischi". Si è inoltre verificata la "flessibilità e resilienza del mercato illegale delle droghe, che è rimasto vivace e mai si è interrotto". Mentre i Servizi pubblici hanno saputo, "anche se ancora una volta a macchia di leopardo, adeguarsi alla situazione adattando le terapie farmacologiche, gli strumenti di Riduzione del Danno, di consulenza e informazione online sulle sostanze".
 

26 giugno 2020
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