Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 18 APRILE 2024
Studi e Analisi
segui quotidianosanita.it

Covid. L’alleanza tra scienza e cittadini è già finita?

di Grazia Labate

Quel felice momento di alleanza tra cittadini, scienza e mondo medico, sembra essersi affievolito. Il riflesso del periodo di lockdown sull’andamento reale della vita e dell’economia, e i continui mutevoli messaggi degli opinion leaders sull’andamento del Coronavirus hanno giocato e giocano la loro parte. Come se il problema fosse tra pessimisti ed ottimisti o la rivalità tra Governo e Regioni o tra chi vuol far morire di fame e di crisi economica gli italiani e chi invece ha la bacchetta magica dell’opulenza e della prosperità

28 GIU - È da un po’ di giorni che assistiamo ad un cambio di narrazione sull’andamento del Coronavirus, che se fosse basato su dati certi scientificamente non potrebbe che rendere tutti felici: nazioni, organizzazioni sanitarie, istituzioni, cittadini.
Tutti i numeri sono in calo, ma non dappertutto, basti guardare al Brasile, agli USA, a India e Pakistan, ai ritorni di focolai in Cina e in Europa e così via. Basti pensare alla circolazione globale dei cittadini in ripresa, in vista dell’estate e delle vacanze e basti pensare ad una serie di eventi e circostanze che hanno riportato l’attenzione al tema assembramenti e allentamento delle regole, per capire che l’attenzione deve rimanere vigile.
 
I casi di coronavirus hanno ormai quasi raggiunto la soglia dei 10 milioni a livello globale mentre il bilancio dei decessi si avvia verso quota 500mila.
 
Gli Stati Uniti hanno fatto registrare nella giornata di venerdì 26 giugno un nuovo record di contagi da coronavirus, oltre 40 mila nuovi casi. Secondo la Johns Hopkins University sono stati 40.135, e portano il numero globale in Usa a 2.467.510 pazienti che hanno contratto il virus, con una percentuale tra il 5% e l'8% degli americani infetta. Sono oltre 30 gli stati Usa che stanno registrando un aumento dei casi, con le situa-zioni peggiori in Florida, Texas, California e Arizona. I morti superano ora i 125 mila.
 
Il Brasile ha iniziato a sperimentare sugli esseri umani il vaccino anti-coronavirus messo a punto dall'Università di Oxford: lo riporta la Cnn. I test vengono effettuati nelle città di Sao Paulo e Rio de Janeiro. Saranno somministrate 3.000 dosi in tutto a volontari di età compresa tra 18 e 55 anni che operano nei settori più a rischio. Tra loro vi sono quindi medici, infermieri e autisti di autoambulanze. L'agenzia brasiliana per la salute (Anvisa) aveva autorizzato nelle scorse settimane il gigante farmaceutico Astra Zeneca a condurre i test.
 
Secondo l'Università federale di Sao Paulo lo studio del vaccino potrebbe durare fino a un anno. Il Brasile ha registrato 46.860 nuovi casi di coronavirus e 990 ulteriori decessi nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità, secondo quanto riporta la Cnn. I nuovi dati portano il bilancio complessivo dei contagi a quota 1.274.974 e quello dei morti a quota 55.961. Lo Stato di Sao Paulo resta l'epicentro del vi-rus con 258.508 casi e 13.966 morti, seguito dallo Stato di Rio de Janeiro (108.497 casi e 9.587 decessi).
 
Di giorno in giorno si aggrava il bilancio della pandemia da coronavirus in America Latina dove si contano 2.357.954 casi con 107.951 morti. E' quanto emerge  da una elaborazione statistica realizzata dall'Ansa sulla base di dati ufficiali di 34 Nazioni e territori latinoamericani.
 
Dopo giorni in cui l'effetto del Covid-19 pareva attenuato, le ultime 24 ore hanno mostrato un incremento del fenomeno in Brasile, e secondo al mondo dopo gli Usa, sia per numero dei contagiati (1.274.974, +46.860) sia dei morti (55.961). Seguono Perù (272.364 e 8.939) e Cile (263.360 e 5.068). Sono poi sette i paesi con più di 20.000 contagi: Messico (208.392 e 25.779), Colombia (84.442 e 2.811), Ecuador (53.856 e 4.406), Argentina (55.343 e 1.184), Repubblica Dominicana (29.764 e 712), Panama (29.037 e 564) e Bolivia (28.503 e 913).
 
In India sono stati superati i 500mila casi confermati. I dati ufficiali del governo mostrano un dato giornaliero record di 18.500 nuove infezioni e le autorità hanno riferito che 15.685 persone sono morte fino ad ora, con un incremento di 385 vittime nelle ultime 24 ore. Gli esperti sostengono che il numero di casi potrebbe superare la cifra di un milione prima della fine di luglio.
 
In Pakistan il ministero della Sanità ha reso noto che si registrano 3.138 nuovi casi di coronavirus e altri 74 nuovi decessi nelle ultime 24 ore. I nuovi dati portano il bilancio complessivo dei contagi a quota 198.883 e quello dei morti a quota 4.035. Le provincie più colpite sono il Sindh e il Punjab.
 
Ma il calo dell’andamento epidemico, qui da noi, induce le persone a pensare che tale tendenza continuerà all'infinito. Invece il virus circola ancora, pur con grandi differenze tra le regioni: in Lombardia per esempio non va giù in modo continuo.
 
Andrea De Maria, professore associato di Malattie infettive all'Università di Genova, insieme a Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sistemi complessi nello stesso ateneo, e all'esperto di sviluppo di modelli matematici, chiedono che non si abbassi la soglia di attenzione.
La preoccupazione di De Maria, virologo che tra il 1989 e il 1991 ha lavorato nel laboratorio di Antony Fauci, negli USA è evidente: "Se i casi sono così tanti ora che le temperature sono alte, cosa succederà in autunno quando il termometro scenderà sotto i 14 gradi?".
 
"Il nostro modello matematico", ci ha permesso di individuare il picco dei nuovi casi giornalieri in Italia (tra il 25 e il 27 marzo) con 20 giorni di anticipo". Aggiunge Tonelli: "Le elaborazioni ci dicevano che a fine giugno avremmo contabilizzato tra i 34.000 e i 36.000 decessi: oggi siamo a 34.600”.
 
“Quegli stessi algoritmi ci dicono che se la situazione corrente dovesse protrarsi nel tempo così, si potrebbe avere una estensione dei contagi, molti dei quali asintomatici o paucisintomatici, che aumenterebbe pericolosamente la base dell'infezione prima dell'autunno".
 
Lo stesso timore lo ha espresso nei giorni scorsi Andrea Crisanti, virologo dell'Università di Padova. Ed è stato condiviso da Enrico Bucci, professore di Biologia alla Temple University di Philadelphia.
 
Sono i numeri a parlare: attualmente gli italiani positivi sono oltre 21mila, con ancora molti nuovi casi ogni giorno, i due terzi dei quali in Lombardia. In altri Paesi con numeri assai più bassi hanno richiuso quartieri e intere città: è il caso di Seul a fine maggio, non bisogna dimenticare inoltre che Seul con il suo modello pandemico ha avuto 20 volte meno i contagiati dell'Italia e 120 volte meno vittime.
 
Nessuno propone di ritornare al lockdown "Sarebbe una follia richiudere le città per un focolaio come quello del San Raffaele a Roma", avverte Bucci. "Però è altrettanto folle dire che le mascherine o il distanziamento non servono più, perché i contagiati attuali non sono infettivi".
 
Il vero problema è che in questi giorni sono state fatte una serie di affermazioni senza esibire alcuna prova scientifica: non ci sono dati pubblicati esaminabili dalla comunità accademica. Vale per tanti aspetti di questa vicenda: chi ha sintomi lievi è meno contagioso? Esistono indizi, ma non ne siamo certi. Il Covid-19 è sensibile alla temperatura e all'umidità? È vero per altri coronavirus, ma per questo in particolare ancora non lo sappiamo.
 
Mi piacerebbe che tutti gli esperti distinguessero chiaramente tra loro ipotesi personali e verità assodate, tra esperienza clinica e ricerca sull’andamento genetico e comportamentale del virus perché altrimenti i diversi messaggi o la mutazione continua della narrazione, inducono le persone ad avere comportamenti sbagliati.
 
Tuttavia rischiamo di pagare il clima da 'liberi tutti' di questi giorni. Dovremmo mantenere il distanziamento: non ci sono solo i festeggiamenti di Napoli per la Coppa Italia, ma anche sotto casa mia ai 2 bar con tavolini che oramai occupano l’intero marciapiedi, vedo la sera gruppi di ragazzi con la mascherina abbassata senza alcun distanziamento. Stiamo vivendo un'estate da cicala: anche se isoliamo prontamente i nuovi casi e li seguiamo con attenzione maggiore.
 
L’Oms ha rivisto le sue indicazioni: dopo tre giorni senza sintomi si può uscire di casa senza infettare gli altri. L'Italia ora si impegna a rivedere le sue regole. Ma allora quando si è guariti dal Covid? In Italia, dopo due tamponi negativi consecutivi. Solo così si può uscire dall’isolamento. Nella maggior parte dei Paesi basta aspettare 2-3 giorni dalla fine dei sintomi. Questa è l’indicazione data a marzo dai Cdc (Centers for disease control) americani: 3 giorni dalla scomparsa dei sintomi e 10 dal loro inizio.
 
L’8 aprile anche l’ente europeo Ecdc ha emanato indicazioni simili: si può uscire di casa senza timore di contagiare gli altri dopo 8 giorni dall’inizio dei sintomi e 3 dalla fine. In Germania ne bastano 2 dalla guarigione, mentre in Gran Bretagna basta che ci si senta bene e siano passati 7 giorni dall’inizio dei sintomi.
 
Il 17 giugno a questa linea si è allineata anche l’Organizzazione mondiale della sanità, che oggi considera un paziente guarito tre giorni dopo la fine dei sintomi.
 
Noi perché abbiamo regole diverse? Ci siamo adeguati alle raccomandazioni precedenti dell’Oms, che il 12 gennaio richiedevano i due tamponi negativi. Il nostro Paese ha seguito molti dei suggerimenti dell’Oms, nonostante a volte da Ginevra siano arrivate indicazioni discutibili (su tamponi, mascherine, asintomatici). Il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto agli esperti del Comitato tecnico scientifico di rivalutare la regola dei due tamponi. “Le nuove linee guida dell’Oms sulla certificazione della guarigione segnano un cambiamento che può incidere sulle disposizioni vigenti”.
Secondo l’Oms di oggi, “alcuni pazienti hanno probabilmente cessato di essere infettivi nonostante il test positivo”.
 
Quali rischi corriamo? Il rischio è che un paziente, anche senza sintomi, resti contagioso. “In realtà siamo propensi a credere il contrario” spiega Carlo Federico Perno, virologo dell’università di Milano e del Bambino Gesù di Roma. “Chi non ha più sintomi, molto raramente si riammala. E i resti di virus che si possono trovare nei tamponi sono quasi sicuramente incapaci di replicarsi e infettare. I dati degli altri paesi ci spingono a credere che uscire di casa sia sicuro, quando scompaiono i sin-tomi”.
 
“Parliamo di fine della febbre e delle difficoltà respiratorie - spiega Perno -. È normale che restino tosse, mal di testa, diarrea, mancanza di forze. Questi non sono sintomi, ma postumi della malattia e con il Covid durano fino a un paio di mesi. Anche l’influenza dà sintomi per 3-4 giorni: il periodo di contagiosità. Ma prima che le cellule dell’albero respiratorio si ri-costituiscano e quindi scompaia la tosse possono passare 20 giorni”.
 

Ma accade anche che dopo la scomparsa dei sintomi il tampone resta positivo? Nelle vie respiratorie pos-sono restare residui di virus, quasi sicuramente non vitali. Prima di raggiungere i due tamponi negativi, ci sono persone costrette in isolamento per 50-60 giorni. “La soluzione più sicura – per Perno – sarebbe affiancare il tampone alla diagnosi del medico e al test sierologico. La presenza di anticorpi protettivi è un altro segnale che la malattia è stata messa alle spalle”.
 
Ma allora che valore hanno le nuove linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità sui tamponi? ”Sono raccomandazioni che sta ai governi applicare o no con provvedimenti specifici. Non sono vincolanti, non c’è obbligo. Anche l’Italia ne farà una valutazione e deciderà come utilizzarle. Se opterà per il mantenimento del doppio tampone negativo, come unico criterio necessario per interrompere l’isolamento di un paziente, avrà scelto la strada della prudenza”, precisa Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms e membro del Comitato tecnico-scientifico.
 
Continuare con l’uso del doppio test negativo come criterio per il rilascio dei pazienti è più prudente? ”L’uso del doppio tampone è la regola d’oro perché esclude ogni rischio. Affidarsi al solo criterio clinico, vale a dire basarsi sulla mancanza di sintomi per un certo numero di giorni comporta rischi bassi che però non si possono escludere tanto che le linee guida parlano di improbabilità. È su questo che i singoli governi devono riflettere”.
 
Cosa cambia allora sul piano pratico? ”Viene indicata un’alternativa. I Paesi con risorse limitate e che dunque non possono garantire un secondo tampone, a causa dell’insufficienza di strumenti e personale medico, potranno utilizzare il solo criterio clinico per accertare che una persona non è più infetta o è minimamente infetta. Non parliamo di guarigione. Penso ad Africa, India, Brasile che non hanno sistemi sanitari abbastanza capaci”.
 
Cosa dovrebbe fare secondo lei l’Italia? È un Paese che i doppi tamponi può permetterseli e riesce a farli”.
 
È anche vero però che da noi riscontriamo una bassa adesione alla campagna di test sierologici, lanciata per uno studio epidemiologico nazionale, e lo stesso dicasi per l’app Immuni.
Quel felice momento di alleanza tra cittadini, scienza e mondo medico, sembra essersi affievolito. Il riflesso del periodo di lockdown sull’andamento reale della vita e dell’economia, e i continui mutevoli messaggi degli opinion leaders che abbiamo visto e sentito su tutte le reti televisive sull’andamento del Coronavirus hanno giocato e giocano la loro parte. Come se il problema fosse tra pessimisti ed ottimisti, come se il problema fosse la rivalità tra Governo e Regioni, come se il problema fosse tra chi vuol far morire di fame e di crisi economica gli italiani e chi invece ha la bacchetta magica dell’opulenza e della prosperità.
 
Ahimè le cose e la realtà sono un po’ più complesse delle semplificazioni da applauso o da ricerca del consenso.
Ciò che non si può fare è ignorare il disagio profondo e le tante iniquità e ingiustizie che viviamo e che COVID 19 ha drammaticamente amplificato e riportato alla luce, sulle quali però non si può speculare, a chi giova?
 
Voglio di nuovo ripartire dai dati di realtà e quindi considero il report di venerdì dell’ISS e del ministero della sanità, nel quale si legge che il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticità.
 
“A livello nazionale, si osserva una lieve diminuzione nel numero di nuovi casi diagnosticati rispetto alla settimana di monitoraggio precedente”. Tuttavia lo stesso monitoraggio rivela come “alcune stime Rt questa settimana sono in aumento, riflettendo il lieve aumento nel numero di casi diagnosticato la scorsa settimana in alcune Regioni dove si sono sviluppati alcuni focolai”.
 
“In alcune realtà regionali – si legge nel documento, continua ad essere segnalato un numero di nuovi casi elevato. Questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di SARS-CoV-2 è ancora rilevante”.
 
“Tale riscontro in gran parte è dovuto alla intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti. Tuttavia, la presenza di focolai, anche di una certa rilevanza numerica, mostra come il virus continui ad essere in grado, nelle attuali condizioni, di trasmettersi in modo efficace. Questo conferma che l’epidemia da SARS-CoV-2 non è affatto conclusa in Italia”.
 
Dunque? “E’ essenziale mantenere elevata l’attenzione e continuare a rafforzare le attività di testing-tracing-tracking in modo da identificare precocemente tutti i potenziali focolai di trasmissione e continuare a controllare l’epidemia”
 
Che cosa ne deriva? Che al pessismo/ottimismo bisogna opporre CONSAPEVOLEZZA di come stanno realmente le cose e continuare a comportarsi in modo rigoroso con tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di contagio.
 
Che il governo sincronizzi in tempi e metodi i provvedimenti di sostegno ed aiuto economico a famiglie ed imprese, perche l’estate non sia solo calda per le previsioni metereologiche, ma non si surriscaldi ulteriormente perché potrebbe salire la temperatura delle tensioni sociali a causa della crisi economica.
 
Che l’alleanza tra scienza, cittadini e mondo sanitario si rinsaldi parlando il linguaggio della verità e del senso del limite, evitando di creare falsi miti o false illusioni, perché ciò giova ad essere consapevoli e ad affrontare con le armi giuste il piccolo opportunista e subdolo Coronavirus. Prudenti e vigilanti dunque fino alla vittoria finale.
 
Grazia Labate
Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità

28 giugno 2020
© Riproduzione riservata


Altri articoli in Studi e Analisi

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy