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Medici e Vaccini

di Antonio Panti

L’esperienza insegna che medici e infermieri sono per lo più inclini a rifiutare il vaccino per sé e più solerti nel consigliarlo. Sarà così anche per la prossima campagna di vaccinazione Covid che vedrà proprio gli operatori sanitari quale categoria prioritaria da sottoporre a vaccinazione?

09 DIC - Entro poche settimane partirà anche in Italia la gigantesca macchina della vaccinazione anti Covid. E’ notizia certa che le primissime dosi saranno somministrate agli ospiti delle RSA e, ovviamente, al personale sanitario. E qui è l’intoppo! Perché l’esperienza insegna che medici e infermieri sono per lo più inclini a rifiutare il vaccino per sé e più solerti nel consigliarlo, anche se non guasta, e il Ministero ci sta pensando, qualche “spinta gentile”. Finora le campagne per la vaccinazione dei professionisti sanitari sono naufragate; le percentuali di adesione sono sempre state basse.
 
In questo clima si innesta una questione generale che riguarda tutti i cittadini: l’obbligo vaccinale. La Costituzione è chiara: nessuno può essere costretto a subire un trattamento sanitario se per mezzo di una legge e nel rispetto della dignità umana, il che vuol dire che il provvedimento deve essere proporzionato e quindi tollerabile, funzionale alla salvaguardia della salute propria e altrui, rispettoso del principio di solidarietà. La norma, è ovvio, vale anche per il personale sanitario.
 
Il Comitato Nazionale di Bioetica si è posto il problema dell’obbligo vaccinale e, in un recente documento, ha sostenuto che “va sempre preferita l’adesione spontanea” e che solo “nell’eventualità che perduri la gravità della situazione sanitaria …. non vada esclusa l’obbligatorietà dei vaccini, soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione del virus”.
 
La Fnomceo, con un breve comunicato, ha dichiarato di apprezzare “l’approccio (del CNB) verso la delicata questione dell’obbligatorietà che non può essere esclusa ma deve essere l’ultima ratio, laddove la prima scelta è l’adesione consapevole”. E i medici dovrebbero essere i più consapevoli, ma non ne siamo certi.
 
Anche la Commissione Regionale di Bioetica della Toscana si è posta il problema, sia pur in una diversa occasione, giungendo alla stessa conclusione che l’obbligo è possibile purché sia “funzionale tanto alla tutela della salute altrui quanto alla tutela della salute del destinatario”, distinguendo il pericolo per sé dal rischio per altri e proponendo un’interessante differenziazione tra “obbligo” e “onere”. Quest’ultimo rileva quando “un trattamento condiziona l’idoneità all’esercizio di alcune professioni o attività o l’accesso a talune opportunità sicché al trattamento ci si può sottrarre decidendo di non svolgere quella professione”.
 
Un simile parere è stato recentemente espresso da due costituzionalisti sul Sole 24 ore: “la profilassi vaccinica (scrivono Carlo Melzi D’Eril e Giulio Vigevani) potrebbe essere requisito indispensabile per l’esercizio della professione medica o infermieristica e per chiunque lavori in residenze per anziani”. Non sussistono difficoltà, a giudizio dei due giuristi, “a prevedere un obbligo vaccinale per il personale scolastico e altre categorie…che hanno un contatto frequente e diretto con un numero elevato di persone…chi non esercita queste professioni non sarebbe così soggetto ad alcuna imposizione”.
 
In conclusione si potrebbe separare la generalità dei cittadini da chi sarebbe soggetto a un onere condizionante l’esercizio della propria professione.
 
I medici e tutti i professionisti della sanità hanno tenuto un comportamento esemplare, degno della grande tradizione etica della medicina, e lo dimostrano le tante, troppe vittime della pandemia. In quanto alla vaccinazione gli Ordini e il Ministero svolgeranno certamente opera di informazione e sensibilizzazione. Inoltre non possiamo trascurare una qualche perplessità nata dalla “frettolosità” nell’autorizzazione dei diversi vaccini, dettata dall’urgenza. Altresì, se i vaccini funzionano, assisteremo a una grandissima vittoria della scienza.
 
Andrà tutto bene”, tuttavia, ove fosse necessario un intervento di maggior spessore per indurre alla vaccinazione il personale sanitario, la strada qui tratteggiata potrebbe rivelarsi ragionevole e più resistente alle critiche.
 
Antonio Panti      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ricordo che alcuni anni fa, ero Presidente dell’Ordine di Firenze, si verificò in Toscana un pericoloso eccesso di mortalità per meningocco “C” per cui fu deciso di vaccinare un milione mezzo di cittadini nel minor tempo possibile. Ovviamente la FIMMG fu d’accordo ( i medici erano retribuiti) ma, come al solito, l’adesione era volontaria.

09 dicembre 2020
© Riproduzione riservata


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