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Tdm. “Sono malato anch’io” arriva a Prato. “La Toscana deve fare di più sulle cure primarie”

Aceti: "Nella sanità toscana serve un cambio di marcia sull'assistenza territoriale perché ad oggi, come mostra anche il monitoraggio del Ministero della Salute sui Lea, la Toscana non brilla affatto, ad esempio, sull'assistenza domiciliare integrata".

29 MAG - “Nella sanità toscana serve un cambio di marcia sull'assistenza territoriale perché ad oggi, come mostra anche il monitoraggio del Ministero della Salute sui Lea, la Toscana non brilla affatto, ad esempio, sull'assistenza domiciliare integrata: 2,68% pazienti anziani over65 trattati in ADI rispetto all’11% dell’Emilia Romagna”, afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, nel corso della tappa di Prato del tour "Sono malato anch'io. La mia salute è un bene di tutti".

"Obiettivo della nostra campagna è difendere il Ssn come bene comune - spiega Aceti -. Stiamo anche raccogliendo le segnalazioni, i resoconti dei cittadini nel loro rapporto con i servizi sanitari territoriali, a partire dai medici di famiglia, per conoscerne le criticità e provare a superarle, con tutti gli attori del sistema".
 
A Prato il tour itinerante del Tribunale per i diritti del malato ha fatto tappa ieri ed oggi, con una installazione fotografica e un gazebo aperto ai cittadini per segnalazioni ed informazioni; ed un convegno sul tema della salute mentale “Nella nostra visita di ieri al nuovo ospedale di Prato – continua Aceti – abbiamo trovato diversi pazienti in barella al Pronto soccorso in attesa di un posto in ospedale, perché la disponibilità è scarsa rispetto alle necessità. Nota positiva nell'ospedale, sotto il profilo della umanizzazione delle cure, è la presenza della sala multi culto, che è stata messa su insieme da Asl, Regione e sede locale del Tribunale per i diritti del malato”.

Al centro della tappa di Prato, il tema della salute mentale, su cui ieri si sono confrontati diversi interlocutori nel corso di una tavola rotonda. Anche qui si riscontrano elementi di criticità nella Regione, basti pensare alla disparità di fondi destinati all'ambito dalle diverse aziende sanitarie: si va ad esempio dal 2% del fondo sanitario destinato alla salute mentale dalla azienda sanitaria di Massa Carrara al 4,3% circa della Asl di Arezzo.

“Quello che chiediamo alla prossima Giunta regionale e alle Asl è di arrivare alla quota comune del 5% di risorse destinate alla salute mentale, non solo per la diagnosi e tempestiva presa in carico, ma anche per attività di sostegno ai familiari, ad insegnanti e studenti perché siano moltiplicatori di salute - afferma Adriano Amadei, segretario regionale di Cittadinanzattiva Toscana -. Quello che va prevenuto è l’esclusione e lo stigma, primi mali per chi è affetto da problemi di salute mentale. È un tema che ci sta molto a cuore, su cui la nostra sede regionale di Cittadinanzattiva-Tdm è impegnata da anni perché si passi da un modello di Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura chiuso ed autoreferenziale ad uno aperto ad una costante collaborazione con realtà esterne. A ciò si aggiunge il nostro impegno per la chiusura degli OPG ed il reinserimento dei pazienti nella società”. 

29 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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