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Toscana. Saccardi: “Centro di Medicina integrata di Pitigliano diventi riferimento regionale”

Così l'assessore in visita presso la prima struttura ospedaliera pubblica a livello nazionale nella quale alla medicina tradizionale si affianca anche la medicina complementare, nella cura di alcune importanti patologie. “Non è che la riforma socio-sanitaria penalizza i piccoli centri, perché dove si può puntare sull'eccellenza, come a Pitigliano, questo diventa un traino per tutto l'ospedale”.

11 MAR - "Fare del centro di medicina integrata di Pitigliano un riferimento regionale per la medicina complementare. Il centro di Pitigliano ha tutte le carte in regola per diventarlo. Stiamo parlando del primo centro pubblico in Italia, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, all'interno del quale le terapie complementari vengono affiancate a quelle tradizionali anche per i pazienti ricoverati che decidono di effettuare queste cure; dove i cittadini residenti in Toscana possono usufruire di questi trattamenti terapeutici dietro il pagamento di un ticket; dove già lavorano professionisti affermati e di altissimo livello”. Così l'assessore Saccardi che in mattinata si è recata a Pitigliano, accompagnata dal direttore generale della Asl Toscana sud-est Enrico Desideri e dal capogruppo PD in consiglio regionale, Leonardo Marras, per visitare quella che è la prima struttura ospedaliera pubblica a livello nazionale nella quale alla medicina tradizionale si affianca anche la medicina complementare, nella cura di alcune importanti patologie.

“Il nostro impegno, quindi, è – aggiunge - di rilanciare il progetto a tutto campo, valorizzando ulteriormente le professionalità che ci lavorano e dando al contempo un nuovo input a tutto l'ospedale e alle attività che vi vengono svolte. Un obiettivo che richiede degli investimenti: noi intendiamo stanziare le risorse economiche e di personale necessarie per far lavorare in modo adeguato strutture e posti letto dell'ospedale al servizio della comunità".

"Un altro aspetto che mi preme sottolineare – prosegue - è che non è vero che la riforma socio-sanitaria penalizza i piccoli centri, perché dove si può puntare sull'eccellenza, come a Pitigliano, questo diventa un traino per tutto l'ospedale. Il centro può contribuire a incentivare e stabilizzare anche il personale della branca tradizionale, motivandolo a lavorare qui e a restarci. Ci diamo appuntamento tra due mesi - ha concluso l'assessore, rivolta ai sindaci della zona e allo staff del Centro - per verificare i risultati di questo impegno che mi sono formalmente presa davanti a voi. Con un appello ai sindaci: quello di assumersi la responsabilità di lavorare per l'unificazione delle zone distretto, in modo da avere una vera integrazione socio-sanitaria, come prevede la nuova legge di riordino del settore".

Il Centro ha avviato la propria attività nel 2011, con la nomina dei responsabili di branca in agopuntura e omeopatia, affiancati da un gruppo di medici esperti, coordinati dalla dottoressa Simonetta Bernardini, in qualità di responsabile del progetto. Al suo interno, l'omeopatia e l'agopuntura vengono praticate insieme alla medicina tradizionale, sulla base di "un approccio interdisciplinare, diagnostico e terapeutico, finalizzato alla scelta terapeutica più appropriata ed efficace in termini di qualità della vita, benessere e salute", si legge nel progetto per la realizzazione del Centro.
I degenti ricoverati a Pitigliano e al Centro di riabilitazione di Manciano, infatti, in accordo con i medici ospedalieri che li seguono, possono decidere se fare solo la terapia tradizionale o integrarla con le medicine complementari, nella cura delle patologie indicate nel progetto regionale. Più del 90% dei pazienti ricoverati ha accettato le cure integrate. In cinque anni di sperimentazione, sono state erogate oltre 23 mila prestazioni di agopuntura e omeopatia, mentre sono oltre 1000 i pazienti ricoverati all'ospedale di Pitigliano e al Centro di riabilitazione di Manciano che hanno avuto accesso alle medicine complementari integrate con le terapie "tradizionali".
In questo modo, la medicina integrata viene sperimentata – non in senso farmacologico, ma di approccio terapeutico - nel trattamento di alcuni tipi di patologie o per contrastarne gli effetti: ad esempio, il dolore cronico nel caso delle cure palliative, delle malattie reumatiche croniche, negli esiti di traumi e di ictus e nella riabilitazione ortopedica e neurologica; la psoriasi e le dermatiti allergiche; gli effetti collaterali della chemioterapia; l'asma e l'insufficienza respiratoria. Tutto questo, nella piena disponibilità per i cittadini, dal momento che viene la medicina integrata viene praticata in una struttura pubblica.
Il Centro di Medicina integrata, inoltre, sta portando avanti la collaborazione con alcune specialistiche ambulatoriali e ospedaliere per pazienti con problemi ortopedici, otorinolaringoiatrici, per la terapia del dolore, con proiezioni anche all'ospedale Misericordia. Il progetto del Centro era stato inserito nella programmazione sanitaria regionale con il Piano sanitario 2008-2010, allo scopo di approfondire gli aspetti clinici ed arrivare ad una sperimentazione controllata sull'efficacia dei trattamenti integrati. L'iter era partito nel 2008 con l'istituzione, da parte della Giunta regionale toscana, di un gruppo di lavoro, composto da esperti di riconosciuta autorevolezza nella comunità scientifica e nel mondo accademico, da amministratori regionali e dirigenti della Asl di Grosseto, che avevano il compito di elaborare le linee progettuali, sviluppandone i contenuti sulla base delle specifiche aree di sviluppo (ricerca, documentazione, informazione e formazione) indicate dalla Regione.

Il progetto era stato approvato e finanziato dalla Giunta regionale a novembre 2009, che ne ha definito gli obiettivi, le patologie che possono essere affrontate con la medicina integrata, i dettagli del programma scientifico, l'assistenza e la gestione dei pazienti, il personale medico specializzato, i materiali di consumo.
 

11 marzo 2016
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