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Lavoro di squadra, ricerca e valutazione. Da Firenze l’Oms lancia le nuove sfide globali per la sicurezza dei pazienti

Si è conclusa ieri la prima global consultation dell'Organizzazione Mondiale della Sanità “Setting priorities for patient safety” svoltasi nel capoluogo toscano. Più di 100 gli esperti internazionali che hanno discusso lo stato dell’arte e delineato la strada future per ridurre i rischi connessi con i sistemi sanitari. Ecco tutte le novità.

28 SET - Tre giorni di lavoro intenso, in cui 100 esperti provenienti dai più autorevoli centri di ricerca ed istituzioni impegnati per la sicurezza dei pazienti hanno discusso lo stato dell’arte e delineato la strada future per ridurre i rischi connessi con i sistemi sanitari. Di questo e molto altro si è parlato a Firenze dove si è tenuta la prima global consultation dell'Organizzazione Mondiale della Sanità “Setting priorities for patient safety”. L’evento è stato ospitato dal Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana a Villa La Quiete alle Montalve, sulle colline di Careggi.
 
“E’ giunto il momento di consolidare ed estendere le iniziative per la sicurezza dei pazienti. Con una forte leadership dei professionisti, delle istituzioni sanitarie e della società civile è possibile ridurre o addirittura azzerare il rischio di danni correlati all’assistenza in precedenza ritenuti inevitabili” ha sostenuto Sir Liam Donaldson a nome dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli esempi di successo nell’applicazione delle pratiche per la sicurezza basate sulle evidenze sono ormai disponibili sia nei paesi ricchi, che nei paesi a basso e medio reddito, anche grazie alle campagne globali promosse dall’OMS.
 
Ad esempio la campagna “Clean care is safer care” per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza è stata sottoscritta dalla larga maggioranza dei paesi del mondo ed ha contribuito ad un aumento fino al 50% dell’adesione alle buone pratiche, con alcuni centri che hanno azzerato le infezioni del catetere venoso centrale, seppure le carente ergonomia degli ambienti di lavoro e la bassa percezione del rischio degli operatori siano tutt’ora la barriera principale per il più generale abbattimento delle infezioni correlate all’assistenza. Per questo è necessario consolidare la formazione del personale incorporandola nelle pratiche cliniche ed impegnare il management a curare gli ambienti di lavoro per facilitare la prevenzione dei rischi, come ha sostenuto Benedetta Allegranzi, responsabile della prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza all’OMS .
 
D’altro canto, Charles Vincent, professore di patient safety ad Oxford, ha sostenuto la necessità di ricercare sempre un equilibrio tra l’impegno per la sicurezza e quello per l’efficienza, tenendo conto dei diversi punti di vista degli attori coinvolti nella complessa organizzazione dei servizi sanitari, a partire dalla prossima sfida globale OMS per la medication safety. La lista delle pratiche basata sulle evidenze è infatti ormai molto lunga, Paul Schekelle ha ricordato la revisione sistematica della Agency for Healthcare Research and Quality che ne individua 10 e ne raccomanda 23  , per questo motivo è necessario che ciascun servizio sanitario definisca le proprie priorità, sulla base del contesto in cui opera, delle risorse disponibili e soprattutto sui bisogni dei pazienti, la cui voce è fondamentale per orientare i servizi sanitari.
 
Susan Sheridan e Giuseppe Remuzzi si sono confrontati proprio sul tema del coinvolgimento dei pazienti, partendo dal rispettivo punto di vista del ricercatore clinico e dell’attivista per i diritti dei pazienti. Entrambi hanno sostenuto che i servizi sanitari non sono ancora abbastanza centrati sui bisogni dei pazienti, che le decisioni sui trattamenti e le priorità per la ricerca e l’organizzazione sono definite senza un coinvolgimento attivo dei pazienti e dei loro rappresentanti, che possono invece accelerare i cambiamenti verso organizzazioni sanitarie più affidabili. Per questo motivo la valutazione dei servizi va centrata sugli esiti riportati dai pazienti, sia con misure oggettive che soggettive, così da fornire dati sensati per ridisegnare i servizi ricercando decisioni condivise tra gli attori del sistema. Peraltro la saggezza dei pazienti è stata dimostrata scientificamente da alcuni recenti studi, in cui il gruppo diretto da Tim Kowalewski, professore all’Università del Minnesota, ha sottoposto le videoregistrazioni di procedure chirurgiche alla valutazione di clinici esperti e di persone normali reclutate sul web, ottenendo incredibilmente risultati statisticamente confrontabili sulla performance in termini di technical skills .
 
Per quanto riguarda le non-technical skills, ovvero le abilità trasversali di comunicazione e lavoro in team, è ormai appurato che la formazione e la valutazione della performance mediante simulazione sono fondamentali per preparare gli operatori sanitari a tutti i livelli e mantenere nel tempo l’allenamento necessario per affrontare gli scenari più difficili e prevenire gli eventi avversi.
 
La simulazione è efficace nelle aree dell’emergenza, della chirurgia e delle cure intensive, più in generale è molto promettente nella prevenzione degli errori di diagnosi e nel disegno dei percorsi assistenziali.  Rajeh Aggarwal ha presentato l’innovativo programma di formazione in cui il team degli operatori sanitari è invitato a seguire il paziente simulato per l’intero percorso assistenziale, mediante l’impiego di attori, manichini e soprattutto di istruttori preparati sia sulle conoscenze cliniche che sui fattori umani coinvolti nel processo assistenziale .
 
La simulazione in situ, in particolare, è una modalità applicabile nei contesti reali di lavoro, che può servire a testare nuove procedure ed a migliorare le esistenti, con un investimento di risorse limitato al personale in grado di costruire e condurre gli scenari, incluso il fondamentale momento del debriefing, auspicabilmente a partire da casi reali di insuccesso o di successo nelle cure. Questa modalità può aiutare i gruppi di operatori e le organizzazioni sanitarie per sviluppare la resilienza , cioè la capacità di affrontare con un buon esito le situazioni impreviste e quindi riflettere su quanto accaduto per coglierne i fattori di successo. E’ stato questo il messaggio di Jeffrey Braithwaite e Kathleen Sutcliffe, nella sessione sull’affidabilità delle organizzazioni sanitarie: gli operatori ed i pazienti possono sviluppare una consapevolezza collettiva sui fattori di rischio ed i fattori di successo condividendo le segnalazioni e le analisi degli eventi significativi, che nel 90% dei casi si concludono positivamente se ribaltiamo il dato dell’incidenza degli eventi avversi negli studi internazionali (10%).
 
Per questo motivo i sistemi di reporting and learning degli incidenti alla sicurezza dei pazienti dovrebbero primariamente focalizzarsi sui near miss, al fine di favorire l’analisi e l’apprendimento dell’accaduto a livello locale ed a livello di sistema. Facendo riferimento alle esperienze del Giappone, dell’Italia e dell’Oman nella sessione sui sistemi di segnalazione e apprendimento, Liam Donaldson ha delineato la nuova linea guida OMS che sarà incentrata sulla condivisione di un classificazione condivisa per l’analisi degli incidenti e la disseminazione delle lezione apprese, basata sul MIMPS (Minimal Information Model for Patient Safety) nel cui sviluppo il Centro GRC è attivamente coinvolto
 
Da sottolineare l’iniziativa per la certificazione dei professionisti impegnati per la sicurezza dei pazienti messa a punto dalla National Patient Safety Foudation, che ha previsto un vero e proprio esame per attestare le competenze necessarie ad assumere funzioni di responsabilità nei sistemi di gestione della sicurezza delle cure . Un ottimo esempio da cui trarre ispirazione per definire ed armonizzare le competenze dei risk manager italiani attuali e futuri, visto quanto indicato nella legge sulla responsabilità professionale in fase di approvazione al senato. I punti fondamentali della legge italiana sono stati presentati dall’Onorevole Federico Gelli, che ricevuto il plauso dei presenti per le innovazioni disegnate nel testo di legge. Da un lato l’apprezzamento per la protezione delle informazioni riportate dagli operatori sanitari per la segnalazione e l’apprendimento dagli eventi avversi, che non potranno essere impiegate contro gli stessi in caso di indagini della magistratura in modo tale da far crescere le segnalazioni. Dall’altro l’inclusione della sicurezza nei diritti fondamentali dei pazienti, le garanzie per le compensazioni e la trasparenza delle prestazioni sanitarie.
 
L’assessore Stefania Saccardi ha aperto l’evento con un messaggio di benvenuto centrato sulla trasversalità della sicurezza dei pazienti, che la Regione Toscana sta estendendo alle cure primarie ed al settore socio-sanitario, in modo tale da far fronte alle difficoltà nelle transizioni tra i servizi sanitari ponendo al centro i bisogni dei pazienti e dei familiari.
 
Tommaso Bellandi
Centro GRC

28 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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