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Malattie croniche, il lavoro di squadra migliora le condizioni e le aspettative di vita dei pazienti

L’Ipasvi di Firenze ha lanciato il modello pilota del percorso PDTA, per la cura dello scompenso cardiaco. Al “Forum Risk Management in Sanità 2016”, il collegio degli infermieri ha riunito le professioni sanitarie e socio sanitarie per affrontare i nodi delle competenze integrate. Il lavoro di équipe aumenta la speranza di vita dei pazienti cronici. Ecco i punti del nuovo modello.

09 DIC - Al centro c’è il cittadino-paziente, attorno ruotano tutti i professionisti della salute, pronti ad intervenire, a seconda delle esigenze. Un aiuto soprattutto per i malati cronici, guidati giorno per giorno in un percorso di vita sana. E’ questo il modello di sanità a cui punta il collegio Ipasvi di Firenze. Un modello che vede il coinvolgimento di tutte le professioni socio-sanitarie: dirigenti amministrativi, docenti universitari, medici, infermieri, oss, psicoterapeuti, rappresentanti dei malati. La vera rivoluzione sta nell’organizzazione delle competenze: non più verticale, dai piani alti delle dirigenze al persole di primo livello, ma trasversale. Questo nuovo esempio di cooperazione è stato promosso durante il Forum Risk Management in Sanità 2016, che ha riunito dal 29 novembre al 2 dicembre, gli stati generali della Sanità alla Fortezza da Basso di Firenze.

In tutto, due giorni di lavoro, il primo dedicato principalmente alle responsabilità professionali che derivano da un lavoro di equipe, con un occhio di riguardo alle tematiche della prevenzione correlata agli stili di vita. Tutti gli attori coinvolti nella cura del paziente si sono confrontati sul cosiddetto ‘chronic care model’, un modello basato proprio sul lavoro di squadra che vede l’incrocio delle competenze e non il posizionamento su piani differenti.
 
Questo argomento è stato approfondito soprattutto nella seconda sessione, dedicata al lavoro di équipe applicato al modello di riferimento dello scompenso cardiaco in Toscana, paradigma da replicare nei vari percorsi di cura. Il percorso PDTA risulta particolarmente indicativo perché necessita di una continua supervisione del paziente, Chronic care model, da parte di una squadra di specialisti che interagiscono per educare il paziente a migliori stili di vita. Un cambiamento in cui emerge l’importanza del ruolo dell’infermiere professionale: “Non si interviene più solo nell’urgenza - ha concluso il collegio Ipasvi di Firenze - ma nella prevenzione e sotto la supervisione di figure centrali come quella dell’infermiere di famiglia”.

09 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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