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Rossi: “Rilanciare la battaglia per una sanità uguale per tutti”

Il presidente intervenuto a un convegno dello Spi Cgil. “I ticket possono essere un contributo al sistema sanitario, ma la base deve essere garantita dalla fiscalità generale”. L'assistenza integrativa “può diventare la porta con cui si costruisce una ‘gamba privata' per l'assistenza sanitaria che finirà per scaricare le prestazioni più gravose sul pubblico relegandolo a strumento per il soddisfacimento dei livelli minimi per i più poveri”.

14 APR - “Bisogna riproporre una prospettiva politica di difesa e rilancio del servizio sanitario nazionale, e riprendere la battaglia per una sanità universalistica, uguale per tutti, sostenuta dalla fiscalità generale”. Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha sintetizzato la sua posizione sulla sanità intervenendo al convegno "Il paziente è sempre al centro?" promosso a Firenze dallo Spi, il sindacato pensionati della Cgil.

Il presidente,  rispondendo complessivamente agli spunti e alle proposte emerse nella discussione sviluppata dai sindacalisti della Cgil ha innanzitutto sottolineato il bisogno, su questi temi, di rilanciare il metodo della concertazione. “Questa idea che si è diffusa in questi anni per cui discutere con i sindacati è tempo perso ha fatto tanta strada. Io diversamente da altri ritengo che il dialogo sociale sia fondamentale. E mi impegno sin da ora a rilanciarlo”.

Nel suo intervento Rossi ha indicato alcune proposte per un rilancio della sanità pubblica. Sul tema dei ticket, per esempio, nel ricordare come in Toscana “sia stato tutelato più che altrove chi ha un reddito basso”, ha evidenziato come occorra una revisione dei ticket nazionali e regionali “basata sulla progressività, in modo da garantire la parità di accesso al servizio”. “E comunque - ha sottolineato - i ticket possono essere un contributo al sistema sanitario, ma la base deve essere garantita dalla fiscalità generale”.

A proposito dei fondi per la sanità Rossi ha ricordato come la spesa sanitaria in Italia sia oggi sugli stessi livelli di sette anni fa. “Dal 2011 la spesa sanitaria è intorno a 113 miliardi. Solo quest'anno si è avuto qualche soldo in più. Veniamo da sette anni di spesa sanitaria ferma con annate nelle quali è andata anche indietro. Bisogna spendere di più perché questa situazione ha colpito la nostra sanità”.

Il presidente ha quindi mostrato preoccupazione per il progetto di defiscalizzazione degli oneri fiscali per l'assistenza integrativa. “Questa – ha detto - può diventare la porta con cui, facendo mancare le risorse al servizio sanitario nazionale, si costruisce una ‘gamba privata' per l'assistenza sanitaria che finirà per scaricare le prestazioni più gravose sul pubblico relegandolo a strumento per il soddisfacimento dei livelli minimi di servizio per i più poveri”.

Altro spunto del presidente ha riguardato la libera professione svolta dai medici del servizio pubblico, con la sua proposta di una graduale abolizione: “Non ho nulla contro i medici che fanno la libera professione. Certo, l'esperienza dei cittadini è che a pagamento il servizio lo si ha in due giorni, o in una settimana al massimo. Quando, invece, lo si deve fare in regime pubblico ordinario a volte la risposta comporta una lista di attesa lunga, anche di mesi. Sono per superare, anzi, per abolire gradualmente la libera professione perché è una picconata al servizio sanitario nazionale e a un'idea di una sanità pubblica per tutti. Su questo presenterò anche una proposta di legge da avanzare al Parlamento”.

14 aprile 2017
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