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Sis118: “Riforma del 118 in Toscana. Preoccupati da indiscrezioni di stampa: si tornerebbe a prima del 1992”

Nei giorni scorsi La Nazione ha pubblicato indiscrezioni sulla riforma del sistema dell’emergenza territoriale che starebbe per varare la Regione Toscana. Per Fedele Clemente, past president Sis118, sarebbe un ritorno a un sistema di gestione che appartiene al passato e che è stato abbandonato per fornire prestazioni di qualità ai cittadini

06 GIU - Se fossero vere le indiscrezioni di stampa, il sistema del 118 toscano tornerebbe a prima del 1992. 

La denuncia arriva dal Sis118, che per bocca di Fedele Clemente, past president Sis118 nel biennio 2011-2013, commenta le indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi da La Nazione

“Da quanto si legge - chiosa Clemente - l’ipotesi di riforma del 118, così come viene prospettata, appare, non più e non meno, che il ritorno alla situazione preesistente prima della pubblicazione del D.P.R. del 27 marzo 1992. Quest’ultimo appare cancellato da questa ipotesi di riforma, e, con esso, appare annullato il Sistema di Emergenza Sanitaria Territoriale 118 italiano”.

“Innanzitutto, l’articolo riporta che i medici debbano scomparire dall’organico del 118 e debbano essere sostituiti dai medici dei Pronto Soccorso. Ci si chiede: come è possibile, se i Pronto Soccorso sono già in carenza? Chi ne avrebbe la responsabilità dell’operato e dell’aggiornamento? Con quali modalità potrebbero essere attivati, se già impegnati in attività all’interno del Pronto Soccorso? Quali sarebbero i tempi di intervento, se la partenza avviene dai Pronto Soccorso e questi si trovano negli ospedali che hanno una distribuzione poco diffusa sul territorio?”, si chiede Clemente. 

Dubbi esprime anche “l’affermazione che sul territorio sarebbero previste un maggior numero di ambulanze con soli volontari, insieme ad un numero inferiore di ambulanze con infermieri, e che il defibrillatore semi-automatico sarà presente su tutte le ambulanze. Ma, ci si domanda, non dovrebbe essere già ora essere presente su tutte le ambulanze del 118 che non hanno un medico nell’equipaggio? E in ogni caso, come si affronterebbe il problema di trattare precocemente i pazienti colpiti dalle emergenze che si trovano nelle condizioni di peri-arresto o di pre-arresto, che rappresentano la stragrande maggioranza degli interventi del 118, prima che avvenga l’evoluzione, nel giro di pochissimi minuti, in un arresto cardiaco definitivamente irreversibile?”

Infine, secondo Clemente, “lascia del tutto perplessi la proposta di gestione tecnica del 118 al posto di quella sanitaria. Ci si domanda: Ma non era già così prima del D.P.R. del 27 marzo 1992? Quale sarebbe la novità della riforma, dato che prima della sua adozione erano le associazioni di volontariato a gestire interamente l’attività di soccorso extraospedaliero, mentre lo Stato era del tutto assente? Perché adottare il D.P.R. del 27 marzo 1992 e allestire una macchina così complessa, articolata ed onerosa come il 118 se le cose andavano bene già prima? Perché ipotizzare un ritorno al passato dal momento che lo Stato ha ritenuto necessario prendersi carico dell’attività di emergenza sanitaria extraospedaliera, onde fornire garanzia di prestazione e di qualità ai cittadini?”.

Un’ultima nota del dirigente Sis118 riguarda la compatibilità di questa ipotesi di riforma con il rispetto dell’applicazione dei Lea, “dato che lo Stato ha chiaramente stabilito che l’Emergenza Sanitaria Territoriale è di esclusiva competenza del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale”.

06 giugno 2018
© Riproduzione riservata

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