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Combattere i super batteri con i laboratori hi tech. Toscana in prima linea nella riorganizzazione delle microbiologie

L’automazione dei laboratori e tecnologie sempre più efficienti sono il cardine per assicurare qualità dei risultati e alta intensità diagnostica. Saccardi: “Puntare l’attenzione sui laboratori di microbiologia e sulla loro riorganizzazione potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza per Il monitoraggio dell’uso degli antibiotici e delle antibiotico-resistenze”. Se n’è discusso al Convegno “Laboratori di Microbiologia Clinica del Futuro”

08 GIU - Una nuova e più strutturata organizzazione dei laboratori di microbiologia clinica, ottimizzazione dei percorsi diagnostici, implementazione dell’innovazione tecnologica ed alta automazione, nell’ottica di un miglior controllo delle antibiotico-resistenze e dell’individuazione di terapie mirate nelle infezioni.
 
Sono questi gli obiettivi principali del Convegno “Laboratori di Microbiologia Clinica del Futuro: il ruolo strategico delle Istituzioni e della Microbiologia Clinica a tutela del Paziente: il primo confronto tra i decisori in Sanità”, che ha coinvolto rappresentanti politico-istituzionali e della comunità scientifica della Regione Toscana, organizzato a Firenze al Palazzo del Consiglio Regionale della Toscana dalla Fondazione Charta con il supporto di Becton Dickinson.
 
“Il monitoraggio dell’uso degli antibiotici e delle antibiotico-resistenze è un tema a cui la Regione Toscana è da sempre molto attenta – ha dichiarato Stefania Saccardi, Assessore al Diritto alla salute, al Welfare e all’integrazione Socio‐Sanitaria Regione Toscana – oggi i dati disponibili ci suggeriscono quanto lavoro deve essere ancora fatto in quest’area e a. È quindi importante, in quest’ottica, passare dal concetto di singola prestazione di laboratorio ad un percorso più strutturato all’interno dello stesso.”
 
La resistenza agli antibiotici è una delle più gravi emergenze di salute pubblica all’attenzione delle autorità sanitarie europee e mondiali. In Italia ogni anno, dal 7 al 10 per cento circa dei pazienti va incontro a un’infezione batterica multiresistente con conseguenti decessi. Ciò significa che le infezioni correlate all’assistenza colpiscono ogni anno circa 300mila pazienti. La Toscana purtroppo non fa eccezione: la diffusione di antibiotico-resistenze è in linea con la media europea e quindi paragonabile a quella del resto d’Italia.
 
“La Regione Toscana continua ad operare confermando il suo impegno a favore dell’attivazione di strategie e di attività per contrastare questo trend – ha sottolineato Monica Calamai, Direttore Generale dei Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale, Regione Toscana – a livello regionale abbiamo sempre dimostrato grande attenzione al miglioramento e all’efficientamento delle microbiologie. In virtù di questo orientamento positivo, che deve andare avanti e che sarà ulteriormente sviluppato, struttureremo azioni in merito alla riorganizzazione della rete CIO (Comitato Infezioni Ospedaliere), anche alla luce di quanto emergerà dal contributo di questo importante incontro; oltre a fare il punto sullo stato di attuazione di quanto già esposto a livello regionale e nazionale, senza considerare le importanti connessioni con la legge 24 Gelli/Bianco”.
 
La rete di Sorveglianza Microbiologica e di Antibiotico-Resistenza in Toscana (rete SMART) nasce nel 2013 per volontà della Regione Toscana con un progetto pilotamirato a costruire un sistema informativo dei dati dei laboratori di microbiologia presso un centro di raccolta centrale e stabile nel tempo, al fine della sorveglianza su incidenza di batteriemie e profili di resistenza. “Dal 2015 la rete, coordinata da Ars Toscana, ha incluso tutti i 14 laboratori di microbiologia garantendo una sorveglianza su batteriemie e antibiotico-resistenza omogenea in tutta la regione e confrontabile con quella fornita e livello europeo dall’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control) – ha spiegato Andrea Vannucci, Direttore Ars Toscana – assieme a poche altre regioni in Italia, la Toscana, dispone dunque di informazioni tempestive sull’epidemiologia a livello locale delle resistenze antibiotiche, indispensabili non solo per stimare dimensioni ed evoluzione del fenomeno, ma anche per scelte di antibiotic e diagnostic stewardship”.
 
La microbiologia sta dimostrando il suo ruolo cardine nella lotta alle resistenze agli antibiotici e, attraverso l’identificazione degli agenti patogeni microbici e l’esecuzione dell’antibiogramma, risulta determinante per capire a quali antibiotici il batterio è resistente e a quali è sensibile, per iniziare così una cura mirata, aumentando le possibilità di guarigione del paziente.  “Circa il 70% delle decisioni cliniche sono guidate da esami di laboratorio – ha detto Gian Maria Rossolini, Professore ordinario di Microbiologia e microbiologia clinica, dell'Università degli Studi di Firenze e Aou Careggi – quindi è molto importante che i laboratori forniscano risultati affidabili, rapidi e di alta qualità. Gli esami microbiologici eseguiti tempestivamente e in modo accurato sono fondamentali per individuare una terapia mirata, migliorando le possibilità di guarigione del paziente e riducendo il rischio di un uso inappropriato degli antibiotici. Se i laboratori di microbiologia non rispondono ai migliori standard organizzativi e tecnologici disponibili, i risultati possono non essere affidabili mettendo a rischio l’inizio di una corretta terapia.”
 
Il legame tra l’organizzazione dei laboratori di microbiologia e l’utilizzo di nuove tecnologie è fondamentale per favorire l’ottimizzazione dei processie il potenziamento dei servizi diagnostici attraverso innovazione tecnologica e alta automazione. L’obiettivo è quello di consentire tempestività, qualità dei risultati ed efficienza dell’intero sistema. Si tratta di una nuova microbiologia clinica rapida e ad alta intensità diagnostica, che sappia rispondere alle esigenze del territorio, anche con una disponibilità 24 ore su 24. “Per garantire che i laboratori rispondano agli standard di qualità necessari – ha precisato Rossolini – bisogna puntare sulla riorganizzazione dei laboratori in modo da utilizzare al meglio le più avanzate tecnologie diagnostiche all’interno di processi nuovi e migliorati. In questo senso l’automazione del laboratorio può rappresentare un vantaggio, garantendo la completa tracciabilità dei campioni dall’accettazione fino al referto finale e una semplificazione di processi complessi, favorendo anche tempi di risposta più rapidi. D’altra parte, l’introduzione delle nuove tecnologie per la diagnostica microbiologica rapida permette di ridurre significativamente i tempi di risposta”
 
La microbiologia è strategica nell’organizzazione sanitaria, ha spiegato Rocco Donato Damone, Direttore Generale, Aou Careggi, Firenze: “I percorsi assistenziali devono essere pensati in modo da facilitare la cura e la prevenzione delle infezioni utilizzando i mezzi a disposizione con razionalità e appropriatezza, solo così sarà possibile in primo luogo ridurre il rischio di sviluppare resistenze e in seconda istanza modulare l’impiego di risorse all’effettivo bisogno di salute, ottimizzando le strategie terapeutiche nell’interesse prioritario del singolo paziente e quindi della collettività degli assistiti dal Servizio sanitario pubblico”.
 
Attualmente esistono 14 laboratori di microbiologia presenti nelle strutture pubbliche toscane, ma non tutti rispondono alle esigenze che sarebbero invece necessarie. “Non si tratta di creare nuove strutture. L’importante è realizzare una rete regionale di laboratori organizzati in modo da garantire prestazioni diagnostiche accurate, rapide ed efficienti, che siano accessibili a tutti gli utenti, in un’ottica di equità e costo-efficacia per il sistema sanitario nazionale – ha concluso Rossolini – perché ciò sia possibile è però innanzitutto necessario formare professionisti con corsi di alta specializzazione con competenze cliniche avanzate e completamente dedicati alla microbiologia clinica. Ma migliorare l’efficienza dei laboratori di microbiologia significa anche costruire una rete di collaborazione tra clinici, microbiologi e medici di medicina generale sul territorio, che favorisca lo scambio di informazioni tra le diverse figure professionali coinvolte nella gestione delle infezioni”.
 

08 giugno 2018
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