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Hpv. Molti dubbi sul test “fai da te”

14 SET - Caro Direttore
su importanti organi di stampa è stato dato ampio risalto ad un test per il Virus HPV (LadyMed), validato da centri universitari e di ricerca italiani, che una start-up promuove come di facile esecuzione, da fare a domicilio, senza ulteriori procedure mediche e con un abbattimento dei costi di esecuzione.

Il test Hpv è oggi il test primario di screening per la prevenzione del carcinoma cervicale, e sta sostituendo progressivamente il PAP TEST (test citologico) in alcune Regioni Italiane.

In Italia, uno dei paesi all’avanguardia in Europa, lo scorso anno l’Osservatorio Nazionale Screening del Ministero della Salute e delle Regioni, ha registrato che sono stati eseguiti  nelle donne eleggibili, con criteri corrispondenti alle linee guida Europee, 719.966 test di screening HPV cosiddetto primario. I protocolli in uso sono quelli raccomandati dalle Linee Guida Europee, dopo molto lavoro di ricerca, in gran parte condotto in Italia,.

Il costo di un dispositivo per eseguire il test HPV in Italia può variare da regione a regione, ma è attestato su un valore di circa 6,00 euro e nell’ambito dei programmi di screening alle donne eleggibili l’offerta è gratuita per tutto il percorso.

In Regione Toscana, dove viene realizzato istituzionalmente un programma regionale, nel 2018 sono stati eseguiti 83.097 test analizzati centralmente dal Laboratorio di prevenzione oncologica di ISPRO. I protocolli prevedono la ripetizione del test nelle donne negative all’esame ogni 5 anni. Le positive ricevono tutti gli accertamenti e il follow-up necessario da parte dei centri di screening secondo protocolli condivisi e gratuitamente.

Ha senso oggi promuovere un uso individuale del test HPV per la prevenzione del carcinoma cervicale? Ormai tutti nel mondo sono consapevoli che screening non significa solo eseguire un test, ma farsi carico, con adeguata informazione e facilitando una partecipazione consapevole di un percorso di assistenza per le donne positive sicuro e definito. Fare un test, non significa fare screening per il tumore della cervice: un percorso diagnostico che richiede un insieme di garanzie di qualità e continuità dagnostico-terapeutica.

Ha senso che in Italia, nel momento in cui gli screening sono Livelli Essenziali di Assistenza e il Servizio Sanitario Pubblico offre gli screening secondo Linee guida e protocolli condivisi a livello Europeo e nazionale, si promuova l’uso individuale e commerciale di un test HPV?

In commercio ci sono oltre 100 test Hpv ma solo 10 sono considerati quelli scientificamente validati per lo screening secondo le linee guida europee , cioè solo 10 test hanno i criteri considerati necessari  per individuare soggetti a rischio di lesioni pre-invasive e di cancro.

L’Osservatorio nazionale screening insieme al Gisci (Gruppo per lo screening cervicale) ogni anno pubblicano un report dove sono elencati i test Hpv che corrispondono ai criteri di validazione delle linee guida europee. L’innovazione tecnologica deve essere fatta, ma all’interno di un processo di validazione scientifica e di sanità pubblica trasparente e condiviso.

Secondo noi, è estremamente pericoloso favorire un uso individuale non controllato di un nuovo test di cui poco si conosce sul piano scientifico in merito alla validazione. La promozione di iniziative commerciali, che si rivolgono direttamente alle persone senza minimamente farsi carico della complessità sanitaria e organizzativa di questi interventi finalizzati alla salute della donna, rischia di accrescere i rischi e i costi .

Pensiamo che il Ministero della Salute e gli organi preposti debbano incrementare la loro funzione di guida e riferimento rispetto alla introduzione di nuove pratiche di screening per il cancro e di percorsi di diagnosi precoce, in un’ottica di servizio pubblico.

Prof. Gianni Amunni
Direttore Generale di ISPRO


14 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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