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Umbria. Ludopatia, attivato numero verde


Secondo uno studio in Umbria sono circa 10.000 le persone con un profilo di gioco problematico che dovrebbero essere raggiunti da iniziative di prevenzione o servizi di trattamento. L’assessore Bartolini annuncia una campagna informativa per il prossimo autunno. Il numero verde è 800.410.92.

28 GIU - L’attivazione del numero verde regionale per contrastare il gioco d’azzardo patologico. E’ una delle principali azioni messe in campo dalla Regione Umbria in seguito all’approvazione della legge regionale per la prevenzione, il contrasto e la cura di questo grave disturbo del comportamento. Ad annunciarne l’attivazione l’assessore regionale alla sanità, Antonio Bartolini, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Perugia nella sede della Giunta regionale di Palazzo Donini, nel corso della quale sono stati diffusi i dati del Rapporto epidemiologico sul gioco d’azzardo patologico in Umbria.  

All’incontro erano presenti il direttore regionale alla sanità, Walter Orlandi e la dottoressa Sonia Biscontini dirigente del Dipartimento per le Dipendenze dell’UslUmbria 2.

“Il gioco d’azzardo – ha detto Bartolini - rappresenta un fenomeno multidimensionale e molto complesso a cui si connettono problemi dalle diverse sfaccettature e con ricadute su più livelli. Di conseguenza, è necessario che le strategie di risposta, per avere una qualche efficacia, siano dirette verso obiettivi specifici e diversificati, all’interno di un intervento complessivo, sistematico, coordinato su base regionale. In tema è molto sentito – ha aggiunto l’assessore – e la Conferenza delle Regioni ha dedicato un intera seduta all’approfondimento di questo fenomeno.  Inoltre all’assemblea dei Comuni dell’Anci è stato presentato il lavoro che i vari Comuni stanno portando avanti per contrastare un fenomeno sempre più preoccupante”.

L’assessore ha evidenziato che “la Regione ha messo in campo vari interventi di prevenzione, cura e riabilitazione dal gioco d’azzardo patologico rispettando in pieno le indicazioni del decreto Balduzzi (n. 158 del 2012) che ha incluso queste azioni nei Livelli Essenziali di Assistenza”.

“In Umbria i servizi per le dipendenze delle Aziende USL – ha precisato l’assessore - hanno iniziato già da diversi anni a strutturare interventi specifici ed attualmente presso quasi tutti i territori distrettuali è presente un punto di accoglienza e di presa in carico per i giocatori patologici ed i loro familiari. Tra le misure attuate in applicazione della legge regionale – ha proseguito -  di grande importanza è sicuramente l’attivazione del numero verde regionale (800.410.92) avviato dall’UslUmbria2 già da tempo in forma sperimentale, che offre gratuitamente ed in forma anonima informazioni, ascolto, consulenza ed orientamento. L’obiettivo è che tutti i punti di gioco lecito abbiano esposto in modo visibile il numero in modo da raggiungere un numero elevato di giocatori. Entro la fine di luglio sarà anche pubblicato un avviso per raccogliere idee per una campagna di informazione da far partire entro l’autunno”.

Concludendo l’assessore ha riferito che “a livello locale, sono stati adottati regolamenti ed iniziative da parte di molti Comuni umbri finalizzati alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico, anche attraverso la regolamentazione delle attività commerciali con offerta di giochi leciti. A maggio 2014 è stato attivato, potenziando un intervento già attivo, il Centro di riferimento regionale per il trattamento della dipendenza da gioco d’azzardo, collocato presso il Dipartimento dipendenze dell’Azienda USL Umbria 2, sede di Foligno, con l’obiettivo di sperimentare un approccio multidisciplinare specifico e completo”.

Una nota della Regione Umbria ricorda che nel novembre 2014 è stata adottata la legge regionale per la prevenzione, il contrasto e la cura del gioco d’azzardo patologico, seguita da “un piano operativo  di dettaglio, che prevede una serie di azioni rivolte al contenimento della diffusione dei locali con apparecchi per il gioco, tramite misure di natura fiscale (IRAP) ed il marchio NO SLOT, alla regolamentazione dei locali con apparecchi per il gioco, con riferimento alla distanza da luoghi sensibili come scuole, luoghi di aggregazione giovanile e strutture sanitarie residenziali, alla formazione dei gestori e del personale, all’esposizione di materiali informativi obbligatori, al divieto di pubblicità, all’attivazione di un numero verde regionale, alla formazione degli operatori sanitari e sociali e dei volontari, all’attivazione di interventi, anche sperimentali, da parte delle ASL, alla valorizzazione e promozione degli interventi delle associazioni e, in via generale, alla strutturazione di un intervento di sistema, cui concorrano gli enti locali, le istituzioni ed i soggetti informali presenti nel territorio”.

Il direttore regionale alla sanità Walter Orlandi  ha spiegato che “per affrontare un problema tanto complesso come quello del gioco d’azzardo patologico, su cui intervengono fattori molteplici, individuali, familiari, sociali, economici e culturali, un primo passo è quello di comprenderne i diversi aspetti, con una lettura a tutto campo. La battaglia contro il gioco d’azzardo è estremamente complessa e il ruolo dei media è fondamentale per poter far arrivare a tutta la popolazione l’informazione che esistono dei servizi dedicati alla cura”.

La dottoressa Sonia Biscontini ha ricordato che il numero al numero verde dell’UslUmbria 2 Centro di riferimento regionale per le dipendenze da gioco, arrivano chiamate da tutta Italia. “A rispondere -  ha detto – sono operatori qualificati che forniscono informazioni sui vari servizi. Al più presto – ha detto Biscontini – speriamo di poter offrire anche un appoggio tramite un tributarista e un commercialista, visto che tutti i giocatori si trovano ad affrontare il grave problema dell’indebitamento”.

Il rapporto sul gioco patologico in Umbria
“Attraverso il rapporto sul gioco patologico in Umbria – spiega la Regione in una nota - si intende contribuire alla conoscenza del fenomeno fornendo un quadro della situazione regionale secondo una prospettiva epidemiologica. Lo studio è stato redatto dall’Osservatorio epidemiologico regionale sulle dipendenze, attivo dal 2013 presso la Direzione regionale Salute e Welfare e riporta informazioni inerenti la diffusione del comportamento di gioco d’azzardo, la domanda di trattamento rivolta ai servizi delle Aziende sanitarie, la diffusione dei locali che detengono apparecchi per il gioco in denaro, la spesa dei cittadini, gli interventi attivati”.

Il rapporto parte dall’indagine ESPAD, condotta dal CNR, che rileva la diffusione del gioco d’azzardo nella popolazione “studentesca” di 15-19 anni: in Italia sono circa un milione coloro che riferiscono di aver giocato somme di denaro almeno una volta negli ultimi dodici mesi, con una percentuale aumentata dal 39 al 42 per cento nel 2014-2015, di questi il 7 per cento gioca più di 4 volte a settimana. L’aumento è generalizzato per tutte le fasce d’età, in quasi tutte le aree geografiche e per entrambi i sessi: anche se la percentuale più alta resta quella fra i ragazzi, 51 per cento contro il 32 per cento delle femmine. Negli studenti umbri il fenomeno assume caratteristiche analoghe a quelle riscontrate in Italia, ma con un aumento minore dal 2014 al 2015. In Umbria nel 2015 tra coloro che giocano, l’8,6 per cento ha un comportamento problematico e il 9,7 per cento ha un elevato rischio di assumere un comportamento problematico; complessivamente, queste percentuali equivalgono a circa 1300 studenti umbri con un profilo di gioco problematico e 1500 a rischio elevato.

Nel 2013, oltre il 75 per cento degli studenti italiani e umbri ha giocato non più di 10 euro, la prevalenza è in crescita rispetto al 2012. Anche distinguendo per genere, sia tra i maschi sia tra le femmine questa risulta la somma massima maggiormente giocata.

Poco più di un quarto dei ragazzi ha speso sino a 50 euro e meno del 4 per cento è andato oltre questa somma di denaro.

In Umbria le prevalenze del gioco d’azzardo nella popolazione generale (15-74enni) secondo la rilevazione IPSAD 2014, condotta dal CNR di Pisa, sono assimilabili a quelle nazionali: in Umbria a giocare sono nettamente di più i maschi (37 per cento) rispetto alle donne (18per cento). Dal rapporto emerge che “il profilo di gioco problematico nella popolazione dei giocatori di 15-74 anni riguarda il 5,6 per cento (il 5,4% in Italia). Ciò he ci sono circa 10.000 umbri con un profilo di gioco problematico che dovrebbero essere raggiunti da iniziative di prevenzione o servizi di trattamento”, significa cspiega la Regione.

In proposito lo studio evidenzia che nel 2015 sono stati presi in carico presso i servizi regionali 357 umbri dipendenti da gioco d’azzardo con un’utenza quasi raddoppiata(+89 per cento)rispetto all’anno precedente. “Se prendiamo in considerazione la popolazione a rischio secondo gli indicatori di prevalenza di gioco, in Umbria abbiamo in trattamento circa 42 soggetti per 1000 a rischio”. La classe di età che si rivolge di più ai servizi è quella dei 45-54enni. Gli utenti sono prevalentemente maschi (81 per cento).

Nel 2015 gli umbri hanno investito nei giochi autorizzati dai Monopoli 1.029 milioni di euro (raccolta lorda), un importo sostanzialmente stabile rispetto ai dati del 2013 e del 2014. Tolte da questa somma le vincite, risulta in Umbria, al netto, una spesa di circa 235 milioni di euro, anche questa sostanzialmente stabile rispetto ai dati del 2013 (231 milioni di euro) e del 2014 (233 milioni di euro).

I volumi di somme giocate, spiega ancora la Regione, mantengono un trend in riduzione rispetto al 2012, quando si registrarono 1.099 milioni di euro di raccolta, 840 milioni di vincite e 259 milioni di spesa. “Considerando la spesa pro-capite (raccolta lorda meno vincite) nel 2015, gli Umbri si collocano ad un livello perfettamente sovrapponibile alla media nazionale, con 263 euro”.

28 giugno 2016
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