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Coronavirus. L’importanza di proteggere gli operatori sanitari

di Nicola Preiti

24 MAR - Gentile Direttore,
i numeri dei decessi e quelli dei ricoverati sono certi. E sono quelli che esprimono il dramma. I numeri dei contagi esprimono quelli accertati, e sono certamente inferiori a quelli reali. Da ciò risulta evidente che il virus circola più di quanto noi vediamo. In attesa di un trattamento scientificamente validato, in grado di fermare i numeri del dramma, risulta evidente che bisogna agire più a monte della rianimazione, l’ultima trincea prima della scongiurata resa al virus. Bene il suo potenziamento, ma si tratta di proteggerla, di alleggerire la pressione su di essa.
 
La guerra contro il virus, in questa fase, richiede di fermare la sua circolazione, e su questo pare si sia convinto tardivamente anche Boris Johnson.
Molto bene quindi tutti i provvedimenti generali per isolare e tracciare. Ma il tempo è determinante, e non consente mezze misure, sbavature, incertezze. Diventa complicato rincorrere i buoi uno per uno dopo che sono scappati.
 
Dati allarmanti ci dicono che il virus circoli di più (troppo) negli ambienti sanitari. Sono 5.211 (9%) i sanitari contagiati al 23 marzo con purtroppo anche 24 morti (Fonte ISS). Questo non è solo un dramma umano, professionale e del sistema sanitario. E’ un dramma per la collettività.
 
Sono vittime e diventano anche diffusori. Si indebolisce così la capacità del sistema di affrontare l’emergenza e curare tutte le persone, e troppo spesso gli ospedali diventano sede di esplosione dei focolai.
 
I sanitari rimangono sul fronte ma è responsabilità del sistema non sacrificarli inutilmente, anche perché così si offrono vantaggi al virus.
 
Penso sia allora urgente:
1) Fornire tutti i sanitari e i pazienti che vengono a contatto con loro di adeguate protezioni individuali ( camici, mascherine FFP2/3, ecc.). Anche i pazienti ( che possono) devono indossare la mascherina (chirurgica), anche quelli non affetti da coronavirus: forse è stato questo all’inizio ( ma anche ora) che ha favorito la contaminazione di così tanti sanitari ospedalieri e medici di famiglia, e ha innescato focolai ospedalieri. Visto che la mascherina chirurgica non protegge chi la indossa.
 
2) Bisogna eseguire i Tamponi a tutti i sanitari e ripeterli nel tempo in modo da garantire che chi è a contatto con i pazienti non possa diffondere il virus. Naturalmente isolare i positivi e monitorare i loro contatti (tracciabilità). Questo serve alla tutela della loro salute ma anche a contenere la diffusione e garantirci la sostenibilità dei servizi.
 
Naturalmente, con l’occhio rivolto al futuro, per una uscita dell’emergenza graduale ma sicura senza recidive, questo ragionamento va esteso agli operatori di tutti i servizi essenziali, a cerchi concentrici sempre più grandi.
 
L’obiezione sarebbe che non ci sono sufficienti laboratori e mascherine. Ed è vero. Ma autorizzare molti più laboratori per esaminare i tamponi non dovrebbe essere un problema. Relativamente alla mascherine gli acquisti sono in corso, ma mi aspetterei che il nostro sistema industriale, fra i più forti al mondo, riconverta ove possibile, e ci inondi istantaneamente di mascherine.
 
Nicola Preiti
Medico neurologo, Perugia

24 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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