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Coronavirus. Onaosi: “Nostri centri formativi restano aperti e forniamo supporto attraverso gli assistenti sociali distribuiti sul territorio”


"Siamo parte della grande famiglia degli operatori sanitari e, in questo momento così delicato, è nostra precisa responsabilità stare concretamente al loro fianco. La partita contro il Sars-CoV2 si vince tutti insieme”. Così il presidente Serafino Zucchelli ricordando che l'Ente ha appena donato 30mila euro per l'acquisizione di strumenti destinati ai sanitari italiani per la loro difesa personale dal Covid-19. 

26 MAR - 700 ragazzi, distribuiti in 11 strutture e assistiti da 200 persone. C'è un alleato silenzioso che, lontano dai riflettori, è al fianco dei medici di tutta Italia, impegnati da settimane in prima linea per tentare di porre un argine all'emergenza Sars-CoV2: l'Onaosi (Opera nazionale assistenza orfani sanitari italiani) sta continuando ad assistere i figli degli operatori sanitari.

“Nei nostri centri – spiega il presidente della Fondazione Onaosi, Serafino Zucchelli – ospitiamo tuttora centinaia di ragazzi che studiano nei diversi atenei italiani e non sono potuti tornare presso le proprie famiglie, sia per i divieti di spostamento, sia perché i propri genitori sono impegnati nelle corsie degli ospedali”.

I decreti delle settimane scorse hanno stabilito che i collegi e i centri formativi della rete Onaosi dovessero rimanere aperti. “Abbiamo fin da subito condiviso totalmente questa scelta perché è utile per difendere la cittadinanza dallo sviluppo dell'infezione e permette in particolare di rafforzare il ruolo della nostra Fondazione in un momento così delicato. Continueremo quindi ad occuparci con competenza ed affetto dei figli che i nostri soci ci hanno affidato” osserva Zucchelli.

L'emergenza Coronavirus ha in qualche modo permesso di valorizzare il ruolo solidaristico dell'Onaosi. “In qualche modo – prosegue Zucchelli – permette di rievocarne la funzione primaria, che ha portato alla sua nascita quasi 150 anni fa”.
 
L'istituzione affonda infatti le proprie radici nella seconda metà dell'Ottocento e nella migliore storia del mutualismo italiano. All'inizio nacque per assistere unicamente gli orfani dei medici, preoccupandosi della loro educazione e formazione. Poi, col tempo, ha ampliato il bacino di utenti, erogando prestazioni ai figli dei sanitari (medici chirurghi, odontoiatri, veterinari e farmacisti) oltre che ai contribuenti stessi in condizioni di vulnerabilità e non autosufficienza.

Attualmente l'Ente conta più di 150mila contribuenti, si finanzia unicamente grazie ai loro versamenti mensili e assiste oltre 3500 persone, di cui circa 750 in 11 strutture distribuite in buona parte del territorio nazionale: da Perugia a Torino, passando per Bologna, Milano, Napoli, Padova, Pavia e Messina.

“Anche il nostro personale, per il quale ovviamente abbiamo comunque predisposto le misure di sicurezza dovute, affronta rischi quotidiani. Ma il dubbio non l’abbiamo mai avuto: siamo felici di mantenere aperti i nostri centri formativi e di fornire supporto attraverso gli assistenti sociali distribuiti sul territorio nazionale. Siamo parte della grande famiglia degli operatori sanitari e, in questo momento così delicato, è nostra precisa responsabilità stare concretamente al loro fianco. La partita contro il Sars-CoV2 si vince tutti insieme”.

Il presidente Onaosi ha inoltre ricordato che l'Ente ha appena donato 30mila euro per l'acquisizione di strumenti destinati ai sanitari italiani per la loro difesa personale dal Covid-19. La Fondazione si occuperà di assistere gratuitamente, nel Collegio di Perugia, i figli (under 30) di tutti i sanitari italiani, iscritti e non, deceduti nello svolgimento delle loro funzioni.

26 marzo 2020
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