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Veneto. Choc all’ospedale di Vicenza, medici e infermieri si sfidavano sulla pelle dei pazienti

La “gara” era stata lanciata per stabilire chi riuscisse a spingersi più in là nell’infilare cannule ed aghi nelle vene dei pazienti. Secondo quanto riportato dal Giornale di Vicenza, a parteciparvi erano medici e infermieri. Zaia: “Se le responsabilità saranno accertate, le punizioni dovranno essere esemplari”.


28 APR - “Vediamo chi riesce a mettere la cannula più grossa, quella che può essere più dolorosa, nelle vene di pazienti ignari”. Sarebbe questa la sfida che, secondo quanto riportato oggi dal Giornale di Vicenza, avrebbero lanciato alcuni medici e infermieri del reparto di urgenza dell’ospedale San Bortolo. Un gioco crudele sulla pelle dei pazienti, oggi salito alle cronache ma sulle quali c’erano già stati interventi interni. Infatti, sempre secondo quanto riferito dal Giornale di Vicenza, il primario Vincenzo Riboni aveva già scoperto cosa accedeva nel suo reparto e individuato otto responsabili, contro i quali il dg Giovanni Pavesi avrebbe aperto altrettanti procedimenti disciplinari. Che, comunque, si sarebbero conclusi con 6 proscioglimenti, una censura scritta e un rimprovero scritto. "L'avvocato Laura Tedeschi, capo dell'ufficio legale dell'Ulss - riferisce infatti il Giornale di Vicenza -, formalizza i capi di accusa, ascolta gli imputati ed emette le sentenze. Due sanzioni e sei archiviazioni. Un medico è punito con la censura scritta. Un infermiere con il rimprovero scritto. Prosciolti l'altro medico, una donna, e gli altri 5 infermieri, 3 donne e 2 uomini".

Ma la vicenda non si chiude qui. Il presidente della Regione, Luca Zaia, ha infatti annunciato che si andrà a fondo e i responsabili saranno puniti in modo “esemplare”. Zaia, secondo quanto riferito dall’Ansa, avrebbe già allertato il segretario generale regionale per la sanità affinché acquisisca al più presto tutti gli atti in possesso dell'Usl di Vicenza e "l'avvocato regionale chiedendo che venga inoltrata una mia segnalazione alla procura assieme a tutti gli atti acquisiti". "Solo la procura - aggiunge - potrà chiarire fino in fondo i lati oscuri di questa vicenda. Qualora ci fossero responsabilità accertate le punizioni dovranno essere esemplari. Per me non finisce qui. Porterò atti in procura".

Sulla stessa posizione anche l’assessore alla Salute, Luca Coletto, secondo il quale “la linea dura annunciata dal Presidente della Regione è l’unica possibile. Sono arrabbiato e addolorato – dichiara Coletto in una nota - perché, al di là delle conseguenze sul piano disciplinare e giuridico, che mi auguro esemplari, siamo anche di fronte al tradimento della deontologia e dell’etica professionale, che per un operatore della sanità è di una gravità assoluta”.

“Sarebbe inaccettabile anche se solo avessero scherzato sul web – aggiunge l’Assessore – ma temo che non sia così. In ogni caso, anche per tutelare il buon nome di decine di migliaia di operatori della sanità veneta che trattano i malati come figli, mi auguro che la cosa possa essere valutata con rigore anche dall’Ordine dei Medici, da sempre insostituibile garante del giuramento di Ippocrate. Per parte mia – conclude Coletto – chiedo a queste persone di farsi un profondo esame di coscienza, traendone onestamente tutte le conseguenze del caso”.

28 aprile 2016
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