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Contaminazione da Pfas in Veneto. Il punto sulle azioni di prevenzione e ricerca svolte dall’Iss

L’efficienza delle misure di controllo adottate rispetto ai livelli di performance raccomandati, ha consentito di registrare livelli di esposizione nelle aree di impatto inferiori ai livelli più cautelativi recentemente proposti in sede EPA. La Regione Veneto ha attivato un accordo di collaborazione con Iss che prevede diversi obiettivi, quali uno studio di biomonitoraggio su un campione della popolazione e l’implementazione di un Piano di Sicurezza dell’acqua. 

di Loredana Musmeci (Iss)
07 OTT - A seguito di una ricerca dell’IRSA-CNR nel 2013 è emerso un esteso fenomeno di contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque sotterranee e superficiali di alcune provincie della Regione Veneto. Le sostanze perfluoralchiliche (PFAS), o composti perfluorurati, sono una famiglia di sostanze chimiche organiche dotate di scarsa biodegradabilità e conseguentemente di marcata persistenza nell’ambiente, diversamente da altri composti organici persistenti, i PFAS sono idrosolubili, caratteristica che permette loro una elevata mobilità nell’ambiente idrico.

L’esposizione umana ai PFAS avviene principalmente attraverso due vie: il consumo di acque potabili prodotte a partire da risorse idriche contaminate e/o il consumo di alimenti attraverso l’utilizzo di acque contaminate e utilizzate in produzione primaria e alimentare.. I PFAS si legano alle proteine del plasma e non sono metabolizzati, il che ne comporta l’accumulo nei tessuti all’interno dell’ organismo. Nell’uomo l’eliminazione attraverso i reni è molto lenta: per questo motivo, PFOS e PFOA permangono nell’organismo più a lungo che non nelle altre specie animali.

A seguito di tale fenomeno di contaminazione delle acque sotterranee e profonde, che ha comportato la presenza di dette sostanze anche nelle acque distribuite per scopo potabile, la Regione del Veneto ha chiesto il supporto tecnico scientifico al Ministero della salute ed all’ISS al fine di individuare un valore di riferimento per i PFAs nelle acque idropotabili, stante che essi al momento non sono normati nella disciplina di settore.

La definizione dei valori ha previsto un’analisi approfondita delle conoscenze scientifiche disponibili in materia di PFAS (caratteristiche e diffusione nell’ambiente, profilo tossicologico, stime di esposizione ed evidenze epidemiologiche sugli effetti dell’esposizione a questi composti), delle possibili misure per l’abbattimento di PFAS nella filiera idropotabile e dei riferimenti normativi internazionali disponibili (valori guida, restrizioni d’uso dei PFAS e standard di qualità ambientale). Come conclusione di tale analisi, sulla base del principio di precauzione, considerata la loro origine antropica, è stato raccomandato di assicurare azioni finalizzate alla virtuale assenza (con contenuto più basso possibile) di PFAS al rubinetto, attraverso l’applicazione delle migliori tecnologie di trattamento disponibili, in un’ottica di miglioramento continuo.
 
Nel parere sono stati quindi forniti dei valori di riferimento specifici per PFOS, PFOA e "somma di altri PFAS" (pari rispettivamente a 0,03, 0,5 e 0,5 μg/L), definiti limiti di performance (obiettivo) di trattamento, che, sulla base delle conoscenze allo stato della valutazione, rappresentano livelli comunque tutelativi per la salute umana, fermo restando che i trattamenti devono comunque tendere alla massima riduzione dei livelli di PFAS.

L’applicazione delle tecnologie di trattamento disponibili è in grado di garantire livelli di concentrazione proposti come limiti di performance, significativamente inferiori ai valori limite estrapolabili dalla TDI dell’EFSA, che possono dunque rappresentare un valore obiettivo provvisorio tossicologicamente accettabile.

I valori raccomandati dall’ISS sono stati definiti dal Ministero della Salute come valori parametrici da applicare nei territori del Veneto contaminati da PFAS e sono stati prontamente recepiti dalla Regione Veneto. L’esame dei dati resi disponibili dalla Regione Veneto, mostra che tutti i valori di PFOS e PFOA sono ampiamente inferiori ai limiti definiti usando la TDI dell’EFSA.
 
Limiti di legge relativi alla presenza di PFAS in acque potabili stabiliti in altri Paesi a livello europeo ed extraeuropeo
Nel 2009, negli Stati Uniti, l’US EPA ha proposto dei valori provvisori (provisional Health Advisories - HA) di 0,2 µg/l per PFOS e 0,4 µg/l per PFOA, come soglia di azione al di sopra del quale implementare misure di riduzione dell'esposizione a contaminanti non regolamentati nell'acqua potabile; questi valori sono stati recentemente revisionati, e sono stati definiti valori di concentrazione tali da garantire anche alle fasce di popolazione più sensibili un margine di protezione in caso di esposizione per l’intero arco della vita . L'US EPA ha stabilito questi livelli in 0,07 μg/l per PFOA e PFOS. Quando entrambi i composti vengono rintracciati contemporaneamente nelle acque la somma delle concentrazioni deve essere anch’essa di 0,07 μg/l. Dai dati in possesso dell’ISS, in assenza di valori normati dalla CE molti stati membri non hanno definito valori limite per PFAS, come nel caso di Polonia, Irlanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Lussemburgo o Norvegia. Altri Stati Membri dell’UE hanno indicato a livello normativo concentrazioni massime tollerabili per alcuni PFAS nell’acqua potabile. Le tabelle che seguono riassumono i diversi valori proposti in UE e al di fuori dell’UE per PFAS in acque potabili.
 
Tabella 1. Valori di parametro/riferimento/azione per PFAS in acque potabili nei paesi dell’UE (μg/l):

 
Tabella 2. Valori di parametro/riferimento/azione per PFAS in acque potabili in paesi extra UE (μg/l)


Note alle Tabelle 1 e 2
a) L’Agenzia per la protezione ambientale danese (DEPA) ha proposto i seguenti limiti healt-based per PFAS in acqua potabile: PFOS 0,1 µg/L; PFOSA 0,1 µg/L; PFOA: 0,3 µg/L. Per i casi in cui PFOS, PFOA e PFOSA si trovano contemporaneamente nell’acqua potabile è stato proposto il criterio composito riportato in tabella.
b) I valori per PFOA+PFOS e PFBA sono definiti Leitwerte (LW), valori di concentrazione tollerabili per l’intera vita. I valori definiti per gli altri composti sono Gesundheitlicher Orientierungswert (GOW), valori di riferimento per la salute [2b].
c) Devono essere ricercati almeno PFBA, PFPeA, PFBS, PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFNA, PFDeA, PFUnA, PFDoA; in circostanze eccezionali e transienti sono ammessi livelli di PFBA e PFBS fino a 0,5 µg/L e, in tali circostanze, nel parametro “somma di altri PFAS” devono essere ricercati almeno i seguenti composti: PFPeA, PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFNA, PFDeA, PFUnA, PFDoA, con un limite di 0,5 µg/L riferito alla somma dei composti.
d) PFBS, PFHxS, PFOS, PFPeA, PFHxA, PFHpA, PFOA 
e) I valori indicati sono quelli previsti dal livello 3 della tabella proposta in [5].
f) Questi valori (Health Risk Limits – HRL) sono in corso di revisione, in seguito all’aggiornamento (19 Maggio 2016) da parte dell’EPA
 
Livelli di concentrazione di PFAS nelle acque potabili dei territori della Regione Veneto interessati dalla contaminazione e a quale rischi è esposta la popolazione che ha consumato e continua a consumare le acque? 
Le concentrazioni medie di PFOS, PFOA ed altri PFAS misurate a partire dal 2014 (dopo il recepimento del parere ISS) sono state significativamente inferiori ai valori limite fissati: riferendosi al periodo 02/2014 – 05/2016 le concentrazioni di PFAS nelle reti idro-potabili delle Province interessate dalla contaminazione (valore della mediana) sono risultate pari a 0,063 µg/L; 0,005 µg/L; 0,188 µg/L, rispettivamente per PFOA, PFOS e somma di altri PFAS. L’esame dei dati mostra che l’azione degli organi tecnici regionali e dei gestori idrici ha perseguito l’obiettivo generale di virtuale assenza dei PFAS in distribuzione, raccomandato dall’autorità sanitaria centrale con la definizione dei limiti di performance. I livelli di concentrazione di PFAS nelle acque distribuite cui i consumatori sono stati esposti sono largamente al di sotto dei valori tossicologicamente rilevanti, definibili allo stato attuale delle conoscenze. In particolare, l’efficienza delle misure di controllo adottate rispetto ai livelli di performance raccomandati, ha consentito di registrare livelli di esposizione nelle aree di impatto inferiori ai livelli più cautelativi recentemente proposti in sede EPA (vedi sopra valori di riferimento internazionali, n.d.r.). 

Altre azioni condotte per controllare i rischi da PFAS nelle popolazioni esposte
In risposta all’emergenza della contaminazione da PFAS la Regione Veneto ha attivato un accordo di collaborazione con ISS (tuttora in corso) che prevede diversi obiettivi. Tra questi rientra uno studio di biomonitoraggio su un campione rappresentativo della popolazione residente e l’implementazione di un Piano di Sicurezza dell’acqua.

Lo studio di biomonitoraggio sulla popolazione generale in comuni selezionati tra quelli maggiormente esposti e altri non esposti (o di controllo) si è recentemente concluso, confermando livelli significativi di PFAS nel siero. Il disegno dello studio prevedeva anche la partecipazione di soggetti operatori di aziende zootecniche che è tuttora in corso.

Il Piano di Sicurezza dell’acqua, al momento in corso, d’implementazione nelle filiere idro-potabili a rischio di contaminazione, rappresenta una ulteriore misura di prevenzione e controllo sulla esposizione a PFAS, tramite l’acqua potabile, della popolazione, secondo un modello raccomandato dall’OMS e di prossima introduzione nel corpus normativo nazionale per la qualità delle acque destinate al consumo umano.

L'Autorità sanitaria regionale metterà in atto tutte le azioni che saranno necessarie per rafforzare la sorveglianza sanitaria. Tra le azioni previste nel medio-lungo termine, ci sarà un follow-up di biomonitoraggio, entro circa due di anni, per monitorare l'efficacia delle misure di controllo applicate. Sarà inoltre avviato, tra gli altri interventi specifici, uno studio osservazionale epidemiologico della popolazione esposta, affidato dalla Regione Veneto ad ISS.
 
Dott.ssa Loredana Musmeci
Istituto Superiore di Sanità
Direttore di Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria


07 ottobre 2016
© Riproduzione riservata

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