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Farmacia. Grande preoccupazione, ma dobbiamo guardare al futuro con progettualità concrete

In questi ultimi anni si è molto parlato della Farmacia dei Servizi in termini di crescita economica e professionale per la farmacia, ma in realtà spesso il tutto si è concretizzato in vantaggi “solo” per l’utente con crescenti costi, invece, per la farmacia e la necessità di importanti investimenti in mezzi e persone. E con quale ritorno economico? Io non sono disposto a continuare così

di Marco Bacchini
15 MAG - Bari, Napoli, Bologna, Venezia, Roma, Sassari, Pavia, Ancona, Biella, Palermo… Sono solo alcune delle città italiane che nel corso del 2016 hanno registrato il fallimento di farmacie pubbliche o private del proprio territorio. Personalmente sono una cinquantina le comunicazioni negative in questo senso che ho visto l’anno scorso aprendo la mattina il computer del mio studio in farmacia con un ulteriore incremento che supera le due decine solo in questi primi mesi del 2017 (Torino, Verona, Catania, Roma…): oltre una la settimana. Ritengo che questo sia il termometro della gravissima criticità nella quale si trovano le farmacie dell’intera penisola. Non credo siano tutte farmacie gestite da figli di titolari poco motivati, come si è ipotizzato o che siano farmacie lasciate in mano a chissà quale inefficace gestione pubblica o privata, credo piuttosto che siano la punta di un iceberg del quale probabilmente qualcuno non si è ancora reso conto, e forse lo farà solo quando l’iceberg cozzerà contro il “Titanic”.

Molte singole farmacie sono deboli e questo debilita il sistema, il Servizio Sanitario Nazionale non garantisce ormai da un po’ di tempo la sopravvivenza delle farmacie e, comunque, sviluppare il proprio fatturato in ambiti diversi comporta competenze specifiche, risorse economiche appropriate con l’aggravante di dover allontanare dalla farmacia sciacalli pronti ad offrire apparenti opportunità per la farmacia, valide in realtà solo per il proprio tornaconto. Basti pensare alla farmacia dei servizi e a quante aziende che poco hanno a che fare con il concetto reale di Farmacia dei Servizi - riferendomi alla legge 69/2009 - abbiano “piazzato” macchinari dalla dubbia efficacia che sicuramente hanno portato alla farmacia poche risorse.

Ma a parte questi aspetti sicuramente non trascurabili, dov’è una valutazione oggettiva della situazione da parte del sindacato, dov’è il frutto delle analisi, le progettazioni e la programmazione per far sì che la farmacia possa riacquistare la sua dignità? Dove sono le alleanze strategiche con partner che possano condividere le stesse finalità, dov’è l’adeguamento delle strutture interne al sindacato (in primis Credifarma) per far fronte alle numerose difficoltà di troppe farmacie?

In questi ultimi anni si è molto parlato della Farmacia dei Servizi in termini di crescita economica e professionale per la farmacia, ma in realtà spesso il tutto si è concretizzato in vantaggi “solo” per l’utente con crescenti costi, invece, per la farmacia e la necessità di importanti investimenti in mezzi e persone. E con quale ritorno economico?

Io non sono disposto a continuare così e non voglio assistere a questa continua emorragia presentando le farmacie italiane su un vassoio d’argento al capitale che ormai è alle porte. Non lo posso accettare come titolare di farmacia e non lo voglio accettare come dirigente sindacale provinciale che ogni giorno - proprio in queste ore ho incontrato un collega della mia provincia che mi ha portato la sentenza fallimentare della sua farmacia da parte del Tribunale di Verona - deve far pronte ai disagi e alle preoccupazione dei colleghi titolari che manifestano le proprie difficoltà e chiedono aiuto per uscire dalle sabbie mobili.

Io credo che quanto non si è fatto in questi anni  debba a questo punto sfociare in un cambiamento vero, concreto e immediato. Questi colleghi hanno pagato per anni le quote associative di un sindacato che diffondendo solo ottimismo e positività a tutti i costi e in tutti i contesti, molto spesso ha nascosto la polvere sotto il tappeto. Dobbiamo guardare al futuro con progettualità concrete risolvendo le diverse criticità che ormai stanno attanagliando la farmacia italiana. Io come farmacista e come collega lo devo al dott. Giorgio, alla dott.ssa Michela, al dott. Enrico ovvero a tutti quei colleghi che hanno dovuto alzare bandiera bianca. Ma lo devo soprattutto al dott. Fabio, alla dott.ssa Anna, al dott. Claudio ecc. ovvero a tutti quei colleghi che ogni giorno chiedono a se stessi, ma anche al sindacato che li rappresenta, di avere gli strumenti e la forza per poter lavorare degnamente e garantirsi una pensione senza dover rinunciare a quella che dovrebbe essere la propria fonte di guadagno, ma anche la propria professione.
 
Marco Bacchini
Presidente Federfarma Verona


15 maggio 2017
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