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Veneto. Salute mentale. Gli psichiatri lanciano l’allarme: “Confermati tagli ai servizi”

Le associazioni degli psichiatri e delle famiglie dei malati hanno scritto una lettera aperta inviata ai consiglieri regionali: “Mancano politiche organiche e adeguate, dimenticati i bisogni delle persone con disturbi mentali e delle loro famiglie. A rischio la nostra collaborazione con la Regione”. Nei giorni scorsi la Sinpia Veneto aveva già segnalato la situazione di criticità dei servizi per minori.


29 SET - L’allarme lanciato nelle scorse settimane dalle associazioni degli psichiatri e da quelle dei familiari delle persone con disagio mentale ora diventa una “lettera aperta” inviata a tutti i consiglieri regionali. A firmarla la sezione veneta della Società italiana di Psichiatria (SIP) che assieme al Collegio dei clinici e professori universitari di psichiatria del Veneto si è fatta prima promotrice dell’appello con numerose associazioni, a partire da Aitsam (Associazione italiana Tutela salute mentale) e poi Siep (Società italiana epidemiologia psichiatrica), Sinpia Veneto (Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza), che ha già segnalato in un comunicato stampa la situazione di criticità dei servizi per minori, Sirp Triveneto (Società italiana di Riabilitazione psicosociale), Il sole di notte (associazione utenti salute mentale) e ad oggi, tra i sindacati, Cgil Medici.

“Ancora una volta la Regione Veneto mostra di non dare la necessaria importanza alla salute mentale e di considerare le persone con disturbi mentali ‘cittadini di serie B’” lamentano. “Ne hanno fornito ulteriore prova evidente – spiegano - le linee di indirizzo degli atti aziendali per la riorganizzazione delle Aziende Ulss, che, approvate dalla Giunta regionale, hanno ottenuto il parere favorevole della V Commissione consiliare: il relativo documento contiene, infatti, solo pochi e fuggevoli accenni al tema della salute mentale e, indicando la riduzione delle Unità operative complesse di Psichiatria, conferma di fatto i previsti tagli ai servizi, così privando le persone di cure adeguate”.

Il documento regionale, contestano esperti e associazioni dei pazienti, “non recepisce affatto quanto segnalato da parte di alcune Conferenze dei sindaci, né le indicazioni di modifica alla proposta di testo avanzate a un’unica voce dalle associazioni di psichiatri e di familiari, anche in sede di audizioni in Commissione”.

“Avevamo evidenziato, portando a sostegno dati e documenti, come la salute mentale abbia bisogno di ulteriori risorse, economiche e umane, e necessiti di politiche organiche e adeguate” ribadisce Lodovico Cappellari, coordinatore di Psi.Ve.

“A parte i confermati tagli, nel documento della V Commissione non è rintracciabile un solo parere articolato della Regione, almeno di qualche riga, in merito alla salute mentale – sottolinea sempre Cappellari –. Un silenzio che dimentica l‘importanza di organizzare in modo adeguato le attuali Unità operative complesse di Psichiatria, chiamate oggi a gestire reparti ospedalieri con 15-16 posti letto, comunità terapeutiche, centri di salute mentale e centri diurni, spesso dotati di personale limitato se non addirittura carente”.

“Tutto ciò è molto preoccupante, perché rappresenta un chiaro segnale di disinteresse della politica rispetto al tema e ai problemi del disagio mentale – aggiunge ancora, annunciando con fermezza a nome delle associazioni: «Una Regione che finge di ascoltarci e di accogliere il nostro contributo in termini di competenze, conoscenza dei bisogni delle persone e delle famiglie, contezza sulla situazione dei servizi, è una Regione che non valorizza il ruolo di tecnici e associazioni. Così verrà meno ogni nostra forma di collaborazione con la Regione Veneto, almeno fino a quando non sarà possibile cogliere un’autentica volontà di confronto e di condivisione delle priorità e non si riaprirà uno spazio di dialogo davvero costruttivo, per il bene di queste persone, delle loro famiglie, degli operatori, delle comunità”.

In Veneto, secondo forniti dagli psichiatri, le persone assistite per problemi di salute mentale sono oggi oltre 70mila: “Si tratta di giovani, donne e uomini con disagi diversi, gravissimi talvolta, tra cui persone che apparentemente non avevano avuto prima difficoltà e a un certo punto della propria vita si trovano ad affrontare una crisi profonda. Non vanno poi dimenticate le famiglie, spesso coinvolte in vicende esistenziali dure e complicate” ricorda Tali Corona, presidente di Aitsam, che conclude: “Per tutti loro i tagli comporteranno tempi di attesa lunghi, prese in carico difficili, solitudine” conclude. Nel numero sono compresi coloro che, avendo commesso reati in una condizione di malattia mentale, in un recente passato erano internati negli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e ora sono in capo ai servizi sociosanitari territoriali.

A fronte di tale contesto, “in Veneto – denunciano gli psichiatri - l’investimento destinato alla salute mentale è addirittura inferiore alla media nazionale, che attestandosi sotto il 5% del Fondo Sanitario risulta già bassa a confronto con altre nazioni europee: rispetto alla complessiva spesa sanitaria regionale, all’assistenza psichiatrica veneta è assegnato solo il 2,9% delle risorse, per un costo pro capite per cittadino inferiore del 16,5% rispetto al corrispondente dato nazionale; una quota, la prima percentuale, peraltro diminuita nel corso degli anni, diversamente da altre regioni italiane. Inferiore alla media nazionale è pure la dotazione di personale medico e di altre figure professionali per i Dipartimenti di Salute mentale veneti (dati Report nazionale sulla salute mentale 2015). Meno risorse ha significato in questi anni un ridimensionamento dei servizi, prima con il Piano Sociosanitario, ora con il documento approvato dalla V Commissione. Il risultato è un dimezzamento delle Unità operative complesse di Psichiatria, passate da 40 (nel 2012) a 20”.

29 settembre 2017
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