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Reti Oncologiche. In Veneto coniugata l’equazione tra umanizzazione delle cure, sostenibilità e innovazione

Aiutare il governo clinico a utilizzare in maniera appropriata le risorse pubbliche e soprattutto garantire percorsi assistenziali adeguati ed efficaci. Questi gli obiettivi delle reti oncologiche che in Veneto trovano un esempio paradigmatico. Attivati 21 Pdta con il coinvolgimento dei maggiori esperti regionali, Mmg, cittadini e volontariato. Si rafforza il progetto Periplo


23 OTT - Uguaglianza e uniformità nell’accesso alle cure, sicurezza delle prestazioni, tempestività della presa in carico, continuità dell’assistenza. E ancora appropriatezza, trasparenza, innovazione e ricerca.
 
Sono questi gli obiettivi della rete oncologica che trovano nella regione Veneto una delle massime espressioni. Più “giovane” rispetto a quelle storiche del Piemonte e della Toscana, è stata istituita nel 2013, la Rete Oncologica Veneta (ROV) ha saputo costruire un modello ben definito prediligendo il ricorso a strumenti di governo clinico con un forte impegno nell’applicazione dei criteri di appropriatezza prescrittiva, riuscendo così a coniugare umanizzazione e efficacia delle cure con la sostenibilità economica.
Un modello paradigmatico che ha visto nell’attivazione e nella messa a regime dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali il suo punto di forza.
 
“La rete oncologica – ha affermato Pierfranco Conte, Direttore dell’Oncologia Medica 2 dello Iov e coordinatore tecnico scientifico della Rete Oncologica Veneta (ROV) –consente di coniugare la difficile equazione tra sostenibilità e innovazione. Sostenibilità perché consente di definire quali sono le risorse da utilizzare garantendo appropriatezza, e innovazione perché con il coinvolgimento dei pazienti nelle proprie decisioni, posiziona in maniera corretta i farmaci innovativi e le tecnologie diagnostiche innovative ponendo anche quesiti di ricerca clinica importanti che contribuiscono a produrre nuove evidenze scientifiche e quindi innovazione”.
 
La ROV, il cui coordinamento è stato affidato all’Istituto Oncologico Veneto Irccs in stretta sintonia con le Aou di Padova e Verona, può contare su un finanziamento ad hoc di 500mila euro.
Grazie all’individuazione di indicatori certi e affidabili è in grado di garantire un percorso assistenziale uniforme, appropriato ed efficace al paziente oncologico. Mentre l’abolizione del Prontuario terapeutico regionale ha permesso di velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi oncologici. Un numero verde consente poi al paziente l’accesso alla rete con un infermiere dedicato che risponde alle sue esigenze. Dallo scorso anno si sta implementando la cartella clinica oncologica, mentre è in divenire l’aggiudicazione di un bando di gara europeo per l’acquisizione e l’uso di un sistema informatico a supporto della rete oncologica che agevolerà e velocizzerà la gestione del paziente consentendo di seguirlo nel suo percorso.
 
Pdta avanti tutta. Ma uno degli atout della rete oncologica veneta è stata l’attivazione e la messa a regime dei Pdta condivisi tra tutti gli attori de sistema. “La Rete oncologica veneta a differenza di altre Regioni ha costruito un Pdta a carattere scientifico regionale che viene implementato e contestualizzato nei cinque Poli oncologici esistenti, ognuno dei quali raccoglie un bacino di utenza di circa un milione di abitanti – ha spiegato Alberto Bortolami, del Coordinamento tecnico scientifico della Rete Oncologica, Istituto Oncologico Veneto – al momento sono 21 i Pdta presi in carico nel Veneto e alcuni sono ancora in via di condivisione. Sono stati creati gruppi di lavoro per ogni singolo percorso nei quali è garantita multidisciplinarietà, coinvolgimento dei maggiori esperti regionali, presenza dei medici di medicina generale, rappresentanza dei cittadini e del volontariato e naturalmente dei Centri Spoke. In particolare, in un’ottica di condivisione e trasparenza, ogni proposta di Pdta prima di essere resa pubblica è condivisa con tutti gli attori regionali attraverso un evento pubblico. Ma ora – ha aggiunto – la sfida futura del governo della ROV è quella di definire e monitorare una serie di indicatori per la valutazione dei Pdta e gli out-come delle malattie”. 
 
Altro punto di forza della ROV è la formazione.“L’attività organizzativa ed educazionale all’interno della struttura di coordinamento della rete – ha spiegato Fortunata Marchese del Coordinamento organizzativo ed educazionale della ROV – riveste un ruolo rilevante in ordine alla realizzazione degli obiettivi che stiamo portando avanti, oltre a consentire la formazione continua dei professionisti sanitari. Tra le funzioni, questa è certamente la più delicata e importante. La formazione è infatti un parametro chiave di progettazione in tutte le attività della Rete soprattutto nella gestione dei Gruppi di lavoro per patologia e rappresenta uno dei principali ambiti di intervento previsti dal Coordinamento.  In tre anni e mezzo di attività sono stati coinvolti nei gruppi di lavoro circa 200 professionisti della sanità veneta. Sono stati realizzati14 Convegni di presentazione delle proposte di Pdta e 3 Convegni per l’aggiornamento dei Pdta approvati tra il 2015 e il 2017. A questo si aggiungono incontri oncologici di aggiornamento. Tirando le somme negli ultimi 4 anni la ROV in totale ha coinvolto più di 4mila professionisti della sanità”.
 
Progetto Periplo. A dare un ulteriore contributo all’elaborazione di Pdta è il progetto Periplo. Nato nel 2015 e formalizzato quest’anno come Associazione Onlus, dalla volontà di clinici coordinatori delle Reti Oncologiche di Toscana, Lombardia, Veneto, Liguria, Piemonte/Valle d’Aosta e Umbria, o che hanno ricevuto l’endorsement della propria Regione (Emilia Romagna, Lazio, Campania).
 
“Periplo è un’iniziativa nata dal basso, ma immediatamente colta dall’alto – ha spiegato Conte,– dal basso perché nasce dai clinici delle Regioni dove le reti oncologiche sono già stabilite ed attive. L’obiettivo a cui abbiamo puntato è stato quello di evitare che nelle reti ci siano difformità nella produzione dei Pdta e soprattutto nell’individuazione di quegli indicatori che consentono di definire se un percorso è appropriato, quindi se le risorse sono usate correttamente, ed efficace. Preso atto che i percorsi possono essere declinati in vario modo, più dettagliati o più snelli, siamo arrivati alla condivisione degli indicatori e ora stiamo cercando di capire se sono rispettati nelle Regioni che hanno aderito al progetto e se si traducono effettivamente in un beneficio per il paziente. In particolare, quello che vogliamo garantire è che ci sia qualità in qualunque punto della Rete non solo in un singolo istituto”.
 
Primo punto nell’agenda di Periplo è stato il carcinoma mammario. Patologia per la quale peraltro esistono già delibere istitutive di percorsi assistenziali (screening, breast units) abbastanza ben codificati, ma grazie al confronto tra le Regioni sono stati condivisi gli indicatori per il percorso ideale della donna con tumore alla mammella per arrivare a individuare i migliori indicatori di percorso, struttura, out-come ed efficienza economica. Indicatori significativi per la valutazione di appropriatezza ed efficacia di un Pdta. Ora il progetto si sta concentrando sul tumore del polmone.

23 ottobre 2017
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