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Medici di famiglia in Veneto. Finiamola con la storia che lavoriamo 15 ore alla settimana!

di Luca Barbacane
12 NOV - Gentile Direttore,
sono profondamente offeso e indignato dalla diffamante arroganza dell’Assessore alle Politiche Sanitarie della Regione Veneto, Luca Coletto, che continua ad affermare il falso quando mi attribuisce di lavorare solo 15 ore alla settimana. Non è tollerabile che un rappresentante delle istituzioni faccia dichiarazioni palesemente mendaci su quanto lavora un medico di famiglia.
 
Lavoro in Medicina Generale da 15 anni. Da circa 13 anni sono massimalista, cioè ho una lista di assistiti di poco superiore alle 1500 persone. Da 9 anni sono in una medicina di gruppo - diventata “integrata” da due anni semplicemente per il motivo di avere risposto ad una richiesta di interesse in tal senso pubblicata da Regione Veneto almeno tre anni prima, non certo per ambire a guadagnare i presunti 30 mila € annui in più – costituita da 8 colleghi, 5 dei quali hanno anche un secondo ambulatorio, “periferico” rispetto alla sede di riferimento del gruppo, dovendone sopportare in proprio tutte le ulteriori spese. Chi più, chi meno lavoriamo tutti in media almeno 8 ore al giorno. La giornata in cui ne sono sufficienti 7 viene subito riequilibrata da un’altra in cui si arriva tranquillamente a 10 ore di lavoro continuative.
 
Questo è il mio lavoro! Questa è la mia professione, di cui vado fiero e per cui ringrazio la Provvidenza di avermi chiamato a servire l’umanità in codesta speciale maniera. Sono un professionista, conosco i miei doveri, so quali sono i miei obblighi, davanti ai miei pazienti e ai loro bisogni in primis e poi davanti alla legge. Le tanto sbandierate 15 ore a settimana, che in mala fede vengono spacciate come la reale misura del lavoro del medico di famiglia da chi cerca di influenzare non la pubblica opinione ma solo la debole opinione di chi – paziente o familiare di paziente – non ha mai avuto a che fare con un medico di famiglia, sono un parametro minimo che deriva dall’Accordo Collettivo Nazionale che fa corrispondere la quota di assistiti al numero minimo di ore di apertura dell’ambulatorio, arrivando così a 15 ore a settimana per chi ha 1500 assistiti.
 
Smettiamola di dire menzogne. Non tollero che il mio lavoro e la mia categoria venga diffamata dai tanti soloni scatenatisi in questi ultimi giorni, politici che non hanno, né potrebbero mai avere neppure lontanamente idea di cosa significhi essere medici e fare il medico di famiglia, sostenendo il peso dell’assistenza medica di 1500 persone. Esigo rispetto, pronto a dare riscontro del mio operato a chiunque di quei signori volesse mettersi al mio fianco non dico per una settimana ma almeno per due giorni, per vedere con i propri occhi una realtà che, mi ripeto, neppure lontanamente potrebbe immaginare.
 
E per finire sia chiaro che io, medico di famiglia operante in una medicina di gruppo integrata, sciopero e se sarà necessario sciopererò ancora non per un aumento di stipendio! Ma per chiedere per i miei colleghi che ancora non lavorano in medicina di gruppo integrata le modalità di lavoro uguali alle mie, supportati dal personale infermieristico e dal personale di segreteria, e per pretendere per i cittadini veneti residenti nei comuni dove non esistono medicine di gruppo integrate gli stessi servizi che sono a disposizione dei miei assistiti, ovvero ambulatori aperti 12 ore al giorno durante le quali possano sempre trovare un medico, un infermiere e una segretaria disponibili e pronti, ciascuno per la propria parte, a corrispondere ai loro bisogni.
 
Se non l’avete ancora capito, dello zero virgola a paziente eventualmente richiesto per l’indennità tale o l’adesione altra non m’interessa proprio un fico secco.
 
Luca Barbacane
Medico di famiglia, Martellago (Ve)
 

12 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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