Inchiesta ‘Petrolio’. Simioni (Omceo Padova): “Medici coinvolti, se colpevoli pagheranno, ma no alle generalizzazioni”
Qualche giorno fa la trasmissione di Rai 1 aveva infatti documentato che un primario chiedeva bustarelle alle pazienti per saltare le liste d’attesa, mentre un altro medico invitava le pazienti a rivolgersi al suo studio privato per abbreviare i tempi della visita.
01 FEB - Condanna per chi ha assunto comportamenti non consoni alla propria posizione e forse illegali, ma anche dissenso per chi generalizza i comportamenti del singolo ascrivendoli all’intera categoria medica.
Così l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Padova ha commentato la vicenda che qualche giorno fa ha visto coinvolti due medici che operavano a Padova.
La trasmissione di Rai 1 ‘Petrolio’ aveva infatti documentato che un primario di un reparto di Ginecologia e Ostetricia chiedeva bustarelle alle pazienti per saltare le liste d’attesa, mentre un altro medico invitava le pazienti a rivolgersi al suo studio privato per abbreviare i tempi della visita.
“In relazione all’enfasi mediatica sui fatti che hanno coinvolto alcuni professionisti operanti nel territorio padovano - scrive l’Ordine padovano in una nota a firma del presidente
Paolo Simioni - esprime la sua più ferma condanna di ogni violazione che, se confermata dalle indagini della magistratura, è sempre da perseguire e contrastare con estrema risolutezza. Ma ritiene nel contempo profondamente ingiusto che simili, isolati, circoscritti episodi riescano a gettare discredito sull'intera categoria medica. Gli errori sono e rimangono sempre dei singoli. Se di colpe si tratta sarà la magistratura a chiarirlo, ma non può essere l'intero sistema a subirne le conseguenze”.
“Pur nell'amarezza del momento - conclude Simioni - facciamo presente che ogni giorno migliaia e migliaia di medici padovani ma non solo, se si considerano anche le migliaia di altri operatori professionali in ambito sanitario, lavorano per salvare vite, per stare vicino ai pazienti e alle loro famiglie, per offrire loro non solo le cure mediche migliori ma anche un conforto ed un aiuto per sopportare la sofferenza che la malattia comporta”.
01 febbraio 2018
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