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Istituto oncologico veneto. Intervista al neo Dg Giorgio Roberti: “Siamo una realtà giovane, ma robusta”

Fresco di nomina, Roberti evidenzia come l’Istituto Oncologico Veneto abbia potuto contare da sempre su un buon governo fin dalla sua nascita, nel 2005: “Questo ci ha permesso di crescere costantemente nei numeri e nella qualità della presa in carico dei pazienti”. Tra gli obiettivi del futuro, uno sguardo attento all’umanizzazione delle cure e il consolidamento del coordinamento delle attività della Rete Oncologica in collaborazione con la Regione e le Ao e Aulss

di Endrius Salvalaggio
15 GEN - Giorgio Roberti, classe 1956, laurea in Scienze Politiche e Master universitario in Comunicazione e marketing, è da poche settimane il nuovo Direttore Generale dell’istituto Oncologico Veneto (Iov), una tra le più importanti reti oncologiche nazionali, sviluppata in sintonia con le Aziende Ospedaliere di Padova e Verona, con l’obiettivo di espansione in alcuni Ospedali nella rete veneta. In questa intervista illustra l'attività dell'Istituto e gli obiettivi per il futuro.

Direttore Roberti ci può offrire una fotografia dello IOV-Veneto e della sua mission?
L'Istituto Oncologico Veneto-IRCCS è un centro relativamente giovane, essendo stato istituito dalla Regione Veneto nel 2005 ed è un ente che, secondo standard di eccellenza, persegue finalità di ricerca prevalentemente clinica e traslazionale nel campo biomedico e in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, effettuando prestazioni di ricovero e cura di alta specialità.

Il Ministero della Salute nel 2005 ha riconosciuto il carattere scientifico dell’Istituto, e successivamente lo ha sempre confermato con la periodicità e le modalità previste: l’ultima riconferma è del 6 giugno 2017.

Lo IOV è inoltre riconosciuto dalla Organisation of European Cancer Institutes (OECI, di cui l'Istituto fa parte) come Comprehensive Cancer Centre. Tutto questo fa di noi un soggetto d'eccellenza nell'ambito dell'oncologia nazionale e internazionale.

Un Istituto “giovane”, ma già ben radicato nel territorio regionale...
Sicuramente non abbiamo le dimensioni di altri istituti nazionali che hanno decenni di vita, ma siamo puntuali e robusti sia nell'azione di cura che in quella di ricerca. Oggi impegniamo oltre 900 operatori in cinque sedi, di cui tre a Padova (Ospedale Busonera; Uffici di ricerca-Palazzo Santo Stefano; Laboratori Ricerca e Genomica presso la Torre della Ricerca), una a Castelfranco (presso l'Ospedale San Giacomo) ed una a Monselice (Radioterapia-Ospedale Schiavonia).

Presso lo IOV-IRCCS ha poi sede il coordinamento della Rete Oncologica Veneta (ROV), uno delle prime e più importanti reti oncologiche nazionali, sviluppata in stretta sintonia con le Aziende Ospedaliere di Padova e Verona per le attività di alta specializzazione, garantendo la presa in carico dei pazienti oncologici e gli adeguati livelli di cura, con funzione di fulcro nello sviluppo e applicazione dei PDTA.

Avete da poco presentato le “linee di indirizzo” dello IOV per l'immediato futuro. Nello specifico, cosa intendete fare?
Occorre premettere che l'Istituto è stato ben governato dalla sua nascita sino ad oggi: questo buon governo ci ha permesso di crescere costantemente nei numeri e nella qualità della presa in carico dei pazienti. Oggi, in attesa di definire le priorità 2019 sulla base delle direttive regionali, l’Istituto Oncologico Veneto si è dato alcune linee di indirizzo che puntano al sempre maggior rafforzamento della collaborazione con l’Azienda Ospedaliera e l’Università di Padova, ed al consolidamento del coordinamento delle attività della Rete Oncologica Veneta in collaborazione con la Regione e le Aziende Ospedaliere e AULSS del Veneto.

Vogliamo inoltre incrementare le capacità operative dello IOV nella sede di Castelfranco Veneto – con particolare riferimento alla chirurgia oncologica - e consolidare le attività di ricerca corrente, ricerca traslazionale e l’approccio multidisciplinare tra i professionisti concentrato sulla centralità del paziente.

Per finire, il nostro indirizzo operativo sarà sempre più attento allo sviluppo dell’umanizzazione delle cure ed alla più ampia e specifica formazione del personale, unendo a questo l'impegno per un incremento della informazione in oncologia e della sensibilizzazione della cittadinanza sui temi della prevenzione.

Presso lo IOV viene sviluppata una ricerca d'eccellenza. Ce ne parla?
Da noi – in quanto IRCCS - la ricerca è parte integrante della vita quotidiana, perché chi fa assistenza e cura, è anche fortemente coinvolto nello sviluppo di nuove terapie e di nuovi percorsi di cura.

Da questo punto di vista voglio ricordare che solamente durante l'ultimo anno i nostri specialisti sul melanoma hanno pubblicato per la Cochrane Collaboration la più importante meta-analisi sulle cure innovative, mentre in ambito colonrettale (studio CheckMate142), di tumori cerebrali (studio Regoma), di neoplasie al polmone (studio Magic), di carcinoma mammario (studio ShortHer) e di radiodiagnostica (Pet/CT con Colina) – solo per dirne alcune – abbiamo sviluppato ricerche che oggi sono considerate di riferimento sul piano sperimentale e clinico internazionale.

Ma non dobbiamo dimenticare l'alta qualità delle nostre prestazioni; le do solo un dato: nei primi nove mesi del 2018 le prestazioni chemioterapiche sono aumentate del 17,44% rispetto all'anno precedente; questo è accaduto con il contestuale pieno rispetto degli obiettivi fissati dalla Regione Veneto sui tempi d'attesa. Se a questo aggiungiamo l'avvio delle attività presso la radioterapia di Schiavonia, dove sono installate alcune macchine (Tomoterapia Radix Act e Simultac) che sono ad oggi uniche nel nostro Paese, si capisce quanto siamo concentrati nell'offrire ai pazienti un sistema di cure avanzate, puntuali e di qualità.

Siamo nell'epoca dell'immunoncologia: come si posiziona lo IOV in questo settore dell'oncologia?
Sull'immunoncologia, sulla biopsia liquida e sulla genomica – cioè le frontiere più avanzate della ricerca oncologica - siamo uno dei centri maggiormente presenti nei trial e nella sperimentazione internazionale. Un posizionamento confermato anche nell'incremento delle pubblicazioni comunicate ufficialmente al Ministero della Salute, che sono cresciute dalle 141 del 2007 alle 239 del 2016. Si tratta di elementi che fanno ben capire come sia possibile che nella classifica stilata dall’istituto internazionale Scimago che tiene conto delle pubblicazioni indicizzate, ma anche dei brevetti e le citazioni sui brevetti, oltre che l’indicizzazione sul web, lo IOV sia ai primissimi posti a livello nazionale.

Il tutto con il fondamentale contributo dei cittadini: è stato infatti di 1.877.011,86€ l’importo totale delle contribuzioni dei cittadini destinato grazie al 5x1000 alla ricerca sanitaria sviluppata presso lo IOV-IRCCS. Una cifra che fa dell'Istituto il primo soggetto regionale per devoluzione dei cittadini.

E' vero che ci sono più casi di malattie oncologiche, ma anche meno mortalità, almeno per tumori alla mammella. Per gli altri tipi di tumore?
Il punto di riferimento per questa risposta non possono che essere AIRTUM e, per quanto riguarda il nostro territorio, il Registro Veneto dei Tumori, realtà che supportano con cifre le scelte di sanità che ispirano i percorsi di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza dei pazienti. E' comunque vero, come ha confermato l'ultimo congresso AIOM tenuto a Roma, che sono sempre più numerose a livello nazionale e internazionale le nuove diagnosi di neoplasia, mentre per fortuna crescono in modo considerevole i lungosopravviventi. Questo significa per il nostro Istituto e per tutti coloro che si occupano di oncologia, di operare al meglio per affrontare nuove problematiche che riguardano ad esempio il paziente anziano e l'assistenza in cronicità.

Endrius Salvalaggio

15 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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