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Riordino Ipab. I sindacati chiedono certezze. Lanzarin rassicura l’impegno della Regione

In occasione della manifestazione dei sindacati dello scorso 31 maggio, l’assessore ha annunciato il passaggio dalla quota, ovvero dalle ricette di residenzialità, al budget per struttura. “Questo permetterebbe di avere risorse certe ogni anno, lasciando il cittadino libero di scegliere la struttura che vuole”. La Regione è inoltre al lavoro con la Bocconi per realizzare “una fotografia sul territorio veneto, su quello che abbiamo già a disposizione e su quello che manca”.

di Endrius Salvalaggio
04 GIU - Riordino degli Ipab ancora al palo, in Veneto. Il 31 maggio scorso, Cgil Cisl Uil, assieme ai sindacati dei pensionati e dei lavoratori del settore, hanno manifestato davanti al Consiglio Regionale per sollecitare il provvedimento in assenza del quale, secondo i sindacati, il settore si sta spostando verso la privatizzazione, con peggioramento della qualità dei servizi e del lavoro. L’auspicio dei sindacati è che il testo di riforma arrivi entro la fine della legislatura.

“La manifestazione del 31 maggio – ha detto Anna Orsini della Cisl Veneto - non vuole essere contro la Regione Veneto – precisa Anna Orsini di Cisl Veneto – ma un impulso all’assessore Lanzarin di mantenere e di concretizzare ciò che ci ha promesso finora nei vari tavoli tecnici e prima del semestre bianco. La Cisl del Veneto chiede che le strutture Ipab, che ricordiamo, svolgono attività di cura e assistenza, mantengono la loro natura pubblica e non come si sta assistendo in questi anni, proprio perché manca una legge che le regolamenti, ad un fenomeno di realtà sempre più private. Chiediamo inoltre che i dipendenti di queste strutture abbiano l’attenzione che si meritano, passando dal contratto degli enti locali a quello del comparto della sanità pubblica, considerato che il personale Ipab svolge sempre più mansioni di carattere sanitario”.

Negli anni, a causa del fatto che la riforma è stata sempre rimandata, molte Ipab hanno esternalizzato servizi a società private, per lo più cooperative, assoldando figure come gli operatori socio sanitari, infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali ecc. “Nelle case di cura ed assistenza – puntualizza Mario Ragno della Uil Veneto – convivono vari tipologie di contratti. C’è chi lavora con contratto da pubblico e chi ad esempio lavora con contratto da cooperativa. Quest’ultima categoria di lavoratori ha minori diritti e minore retribuzione rispetto ai dipendenti pubblici. La Uil Veneto chiede quindi che laddove sia stato esternalizzato il servizio, ovvero tutto il mondo privato all’interno delle Ipab venga preso come riferimento un unico contratto del privato”.

 Sulla questione Ipab non vi sono solamente le questioni legate ai lavoratori. Restano aperte ancora le questioni sulle ricette di residenzialità (per cui alla domanda non consegue pari offerta) e sull’Irap, tassa versata solamente dalle strutture pubbliche. “La retta finale che le famiglie sono costrette a pagare – spiega Paolo Righetti di Cgil Veneto – dipende da molte variabili come dal costo del personale, la tassa sull’Irap che le strutture private non sono tenute a versare e dalle impegnative di residenzialità, che fra domanda e offerta presentano uno scarto di circa 7000 ricette. La Cgil Veneto chiede che la Regione allarghi la forbice sulle ricette di residenzialità, facendosi carico di quei costi che altrimenti sono diretti alle famiglie. Inoltre, che dal punto di vista del pagamento dell’Irap, le Ipab pubbliche siano equiparate alle Ipab private”.

L’assessore Manuela Lanzarin rassicura che sta prendendo a cuore la posizione sulle Ipab e che quanto richiesto dai sindacati verrà considerato e condiviso. “Nell’immediato - fa sapere l’assessore – abbiamo già provveduto ad introdurre dei percorsi nel nuovo Pssr che riguardano gli anziani, come ad esempio allargare il bacino di questo servizio fra Ipab e distretti, non obbligando ad un accorpamento ma ad una maggiore sinergia. Poi vi è la previsione di passare dalla quota, ovvero da ricette di residenzialità (la quota segue il cittadino), a budget per struttura. Questo permetterebbe di avere risorse certe ogni anno perché il fine sarebbe quello di equiparare i budget delle varie strutture, lasciando il cittadino libero di scegliere la struttura che vuole e non quella che ha dei posti liberi. Inoltre, con il personale dell’Università della Bocconi, ci sta coordinando in questo percorso, facendo una fotografia sul territorio veneto, su quello che abbiamo già a disposizione e su quello che manca”.

Endrius Salvalaggio

04 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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