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Sperequazioni tra stipendi personale sanitario. Leoni (Cimo): “Necessaria una soluzione condivisa”

Il segretario regionale della Cimo interviene dopo l’impugnativa del Cdm alla legge regionale sul trattamento economico accessorio. “Segnale positivo l’immediata risposta dei massimi vertici della Area Sanità e Sociale della nostra Regione per l’incontro a Roma di ieri”. Nella riunione tecnica è stato acclarato che il problema della sperequazione dei camici bianchi deriva dai tetti del fondo del salario accessorio, rimasto basso, e che la Regione ha cercato di equiparare. Ma serve una norma nazionale che giustifichi il provvedimento regionale veneto. 

di Endrius Salvalaggio
06 FEB - Il Consiglio dei Ministri del 23 gennaio scorso, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, impugnava tre norme della Legge della Regione Veneto n. 44 del 25/11/2019, recante “Collegato alla legge di stabilità regionale 2020”, una fra queste riguardava il trattamento economico accessorio del personale sanitario che invade, secondo il Ministro, la materia dell’ordinamento civile di cui all’art. 117, secondo comma, lett. l), della Costituzione, violando altresì il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione, e i principi di coordinamento della finanza pubblica di cui all’art. 117, terzo comma, della Costituzione.

Il governatore Luca Zaia, all’indomani dell’impugnazione da parte del Governo, con proprio comunicato, giustificava con forza la scelta della Regione, precisando: “Ricorreremo in tutte le sedi perché si di provvedimenti la cui bontà si trova nel buon senso ancor prima che nei codici. La retribuzione adeguata per tutti i professionisti che lavorano nelle nostre strutture non è solo un fatto di giustizia; il privato non si fa problemi ad offrire ottime retribuzioni ai nostri migliori medici e noi cosa facciamo? Diciamo loro che non possiamo retribuirli in maniera uguale tra le aziende?”.

Sul problema, della disparità degli stipendi tra medici è ben noto da anni: causato principalmente dal taglio delle Ulss, che da ventidue sono passate a nove, mescolando così i vari fondi non tutti con la stessa capienza di provenienza.  Un problema che la varie sigle sindacali hanno sempre denunciato ad ogni tavolo regionale. Pochi giorni fa uno spiraglio. Il Ministro Boccia, al fine di risolvere insieme alla Regione Veneto la questione delle importanti difformità di stipendio per il personale medico, comunicava nei giorni scorsi l’amministrazione veneta di volere approfondire la vicenda per trovare una soluzione condivisa e compatibile con l’amministrazione del territorio, seppur sempre in armonia con la legislazione nazionale oltre che al dettato costituzionale.

“È stato un segnale positivo anche l’immediata risposta dei massimi vertici della Area Sanità e Sociale della nostra Regione per questo incontro a Roma – Spiega il Dr. Giovanni Leoni Segretario Regionale CIMO Veneto - È sicuramente necessaria una soluzione condivisa che rispetti il dettato costituzionale e la legislazione nazionale. La riduzione delle AULSS del Veneto e la costruzione di Azienda Zero hanno probabilmente semplificato il lavoro amministrativo ed evidenziato importanti disparità retributive a fronte di carichi di lavoro omogenei con alcuni picchi di impegno e note eccellenze. Appare in realtà ben strano che i colleghi di Padova, la città Universitaria sede della Scuola di Medicina che ha fornito da sempre la grande maggioranza dei professionisti del settore al Veneto – continua Leoni -  da cui deriva anche l’Università di Verona, siano stati penalizzati a fronte di un impegno costante, di una qualità scientifica classificata ai piani alti della comunità mondiale che rende possibile la cura di una classe di pazienti tra i più impegnativi a livello nazionale. Anche le altre realtà dei Colleghi delle AULSS del Veneto penalizzate dovranno essere affrontate su base tecnologica, con l’analisi dei dati, e politica per la volontà di trovare la soluzione”.

Ebbene, nella riunione tecnica fra Governo e vertici veneti avvenuta ieri (5.2.2020), è stato acclarato che il problema della sperequazione dei camici bianchi deriva – proprio - dai tetti del fondo del salario accessorio, rimasto basso, e che la Regione ha cercato di equiparare con la Legge del 25 novembre scorso (il collegio della legge di stabilità);  manca ancora un passaggio importante: per dare il via libera a questa parificazione dei fondi dell’Azienda Universitaria di Padova,  bisognerà aspettare che sia approvata una norma nazionale che giustifichi il provvedimento regionale veneto.  

Endrius Salvalaggio

06 febbraio 2020
© Riproduzione riservata

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