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Fimp Veneto: “Test a bambini e genitori per l’accesso alle scuole dell’infanzia”

In vista della ripresa delle attività e dei servizi rivolti ai più piccoli, i pediatri veneti chiedono l’introduzione di misure in grado di garantire la sicurezza delle persone e la riduzione massima del rischio contagio. L'esecuzione di test per l'accesso a scuola o in caso di sospetta infezione è, per il segretario Regionale Fimp Franco Pisetta, una delle azioni indispensabili. “Ma va garantita la rapidità dei risultati. La Regione crei un canale dedicato”.

di Endrius Salvalaggio
21 MAG - Tra poche settimane dovrebbero riprendere le attività sociali dei bambini e, in tempi di emergenza sanitaria, la sfida maggiore sarà quella di permettere agli stessi di incontrarsi specialmente in spazi aperti, in piccoli gruppi ma soprattutto in sicurezza. A chiedere che sia posta la massima attenzione è la Federazione Italiana Medici Pediatri Regione Veneto. Che propone anche di permettere l'accesso ai servizi per l'infanzia solo dopo che è stata confermata tramite screening l'assenza di infezione da Covid.

“Considerando l’altissima facilità con cui si sviluppano e si diffondono nelle comunità infantili le infezioni, sarebbe opportuno che, prima di aprire questi ambienti – spiega il Segretario Regionale Fimp, Franco Pisetta – a tutti i bambini che frequenteranno le scuole, ai genitori e agli operatori, fossero eseguiti i test per escludere una infezione COVID-19, magari sintomatica o asintomatica, in atto, in modo da iniziare già dal primo giorno con la massima probabilità possibile di partire in maniera COVID free.”.  
Per i bambini più piccoli la misura del distanziamento sociale diventa difficile se non addirittura impossibile da rispettare. Diventa pertanto indispensabile – come sostiene Fimp Veneto - cercare di mantenere l’assenza del virus all’interno dei piccoli gruppi bambini-operatore con un attento screening iniziale e, allo stesso tempo, nel momento in cui si dovesse manifestare un caso “sospetto” (i cui sintomi sono sovrapponibili per la maggior parte delle infezioni della prima infanzia), avere la possibilità di diagnosi di eventuale COVID-19 in pochissimo tempo.
 
Attualmente però “la criticità di maggior rilievo in quasi tutte le ULSS venete – continua Pisetta – riguarda il tempo che intercorre fra richiesta del tampone ed il risultato del laboratorio, che può anche superare la settimana. Se dal punto di vista clinico per il bambino sintomatico che migliora dopo le 48 ore il ritardo nell’esito non comporterebbe conseguenze di rilievo, diverso è per il bambino che non migliora e necessita di essere visitato e che, senza alcuna diagnosi differenziale eseguita, si reca in un qualsiasi reparto di pediatria mettendo a rischio contagio medico ed operatori. La lunghezza dei tempi di attesa inoltre, comporta conseguenze importanti per famigliari e contatti che si vedono costretti all’isolamento almeno fino all’esito del tampone. Se invece l’esito del tampone dovesse essere disponibile entro 24/48 h il problema sarebbe molto più circoscritto”.

In una prospettiva anche autunnale, con la completa riapertura delle scuole, se i tempi di risposta dei tamponi rimanessero così lunghi, la situazione potrebbe essere rischiosa. La sostenibilità del sistema che prevede il controllo dell’epidemia in ambito territoriale, si basa quindi sulla rapidità della diagnosi del caso sospetto che, specialmente in ambito pediatrico, consente una completa, immediata e mirata presa in carico del bambino da parte del proprio pediatra, oltre che un precoce ritorno alle proprie attività di tutti i contatti in caso di esito negativo.

“Chiediamo pertanto che la Regione Veneto  promuova fin da subito la realizzazione  in ciascuna ULSS di un canale rapido dedicato alla esecuzione del tampone richiesto dai pediatri di libera scelta per bambini con caso sospetto, con risposta entro le 24/48 ore dalla richiesta, come ad esempio sta effettuando la Ulss 1 Dolomiti. Questa iniziativa permetterebbe una completa gestione territoriale in sicurezza dell’epidemia in ambito pediatrico da parte del PLS, sollevando i pronti soccorsi ed i reparti pediatrici dal pericoloso ed indiscriminato accesso di bambini febbrili o con sintomi senza nessun carattere di emergenza ed inoltre permettendo, nella maggior parte dei casi, un rapido ritorno alle attività quotidiane dei contatti adulti”, conclude il Segretario Regionale Fimp Veneto.
 
Endrius Salvalaggio

21 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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