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Rsa. Il personale rivendica il mancato riconoscimento per il lavoro svolto nel periodo Covid

Il personale di queste strutture  reclama il mancato riconoscimento nel periodo Covid, già affermato in queste settimane al personale ospedaliero. Perché, come affermano Fp Cgil-Cisl-Uil, dopo molte sollecitazioni alla Regione Veneto, "ancora oggi non abbiamo avuto nessuna risposta". 

di Endrius Salvalaggio
30 GIU - Mentre la Regione Veneto approva le nuove linee guida per case di riposo, comunità e centri semiresidenziali, il personale reclama, il loro mancato riconoscimento nel periodo Covid, già affermato in queste settimane al personale ospedaliero. Perché, come affermano Fp Cgil-Cisl-Uil, dopo molte sollecitazioni alla regione Veneto, ancora oggi non abbiamo avuto nessuna risposta.

“Dopo l’importante accordo che abbiamo sottoscritto con la Regione Veneto sulle risorse economiche dei lavoratori della sanità pubblica – dichiarano i Segretari Fp Cgil-Cisl-Uil, Ivan Bernini, Marj Pallaro e D’Emanuele Scarparo –, è ormai giunto il momento che le stesse risorse vengano riconosciute anche agli operatori delle strutture socio sanitarie ed RSA. Già da qualche settimana abbiamo fatto numerose richieste alla Regione, come categorie Fp Cgil-Cisl-Uil, ma non abbiamo avuto da parte del governo regionale ancora alcuna risposta. Pensiamo sia giunto il momento di avere dei riscontri da parte della Regione e che venga istituito un tavolo di confronto. Recentemente abbiamo attivato nei nostri siti anche una raccolta firme on line tra tutti i lavoratori del socio assistenziale della Regione Veneto”.

In Veneto le strutture assistenziali, fra pubbliche e private, sono oltre trecentotrenta e contano, all’incirca trentaduemila ospiti. I lavoratori contagiati, su un totale di trentun mila, hanno toccato quota novecento e, di questi, ancora qualcuno è a casa in convalescenza.

“Se il numero dei lavoratori prima del Covid erano sottodimensionati – dice il Segretario Ivan Bernini Fp Cgil – ora lo stanno diventando ancora più. Manca personale. In parte perché in alcune strutture ci sono lavoratori che hanno ancora strascichi da contagio, altri per la vincita dei concorsi nelle Ulss. Vergognosamente ci troviamo nella situazione nella quale era stato inserito personale della cooperazione sociale per far fronte all’emergenza e oggi viene messo in FIS e lasciato a casa. Un bel modo per ringraziarli considerando, peraltro, che tra i tre operatori deceduti nel Veneto due erano operatori socio sanitari della cooperazione sociale che svolgevano servizio in una casa di riposo e nell’assistenza domiciliare”.

A fare il punto della situazione sulle infezioni da Covid-19 di origine professionale è il nuovo report elaborato dalla consulenza statistico dell’Inail, che conferma la maggiore esposizione al rischio del personale sanitario e socio-assistenziale. Il 73,2% - si legge nel sito dell’Inps - delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali, infatti, riguardano il settore della sanità e assistenza sociale.

La professione più colpita è quella dei “tecnici della salute” che comprende infermieri e fisioterapisti, con il 43,7% dei casi segnalati all’Istituto (e il 18,6% dei decessi), seguita dagli operatori socio-sanitari (20,8%), dai medici (12,3%), dagli operatori socio-assistenziali (7,1%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%).

I casi totali in Italia denunciati al 4 maggio sono stati 37.532, con una percentuale 8,9% per la Regione Veneto.

“Numeri importanti che dovrebbero far riflettere sulla capacità del sistema di preservare, in primo luogo, coloro che si occupano della tutela della salute della popolazione e che per tipologia di lavoro sono in maggior misura esposti a virus e patologie trasmissibili. Nessuna speculazione – conclude Bernini – ma questi numeri dimostrano quanta sottovalutazione vi sia stata al principio proprio a partire da quei settori sui quali bisognava dimostrarsi maggiormente pronti e che invece hanno dimostrato l’assenza di qualsiasi piano pandemico”.
 
Endrius Salvalaggio 

30 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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