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Confronto sulla sanità in Europa: Asl Chieti protagonista del Progetto Hope

Il progetto è finalizzato a promuovere lo scambio di conoscenze e competenze all’interno dell’Ue e fornire formazione ed esperienze agli operatori sanitari, facilitando la cooperazione e lo scambio delle migliori pratiche ha visto protagonisti un infermiere bed manager e il referente dei tecnici perfusionisti della Cardiochirurgia di Chieti

21 GIU -

Un mese in Europa per confrontarsi con altri modelli e con la sanità di altri Paesi: è stata un’esperienza a dir poco entusiasmante per Alessandro Di Risio, infermiere bed manager (dedicato alla gestione dei posti letto a Chieti e alla dimissione sul territorio) e Mwaba Chilufya, referente dei tecnici perfusionisti della Cardiochirurgia di Chieti, inseriti dalla Direzione della Asl di Chieti nel Progetto “HOPE”, European Exchange Programme. Si tratta di un progetto finalizzato a promuovere lo scambio di conoscenze e competenze all’interno dell’Unione Europea e fornire formazione ed esperienze agli operatori sanitari, facilitando la cooperazione e lo scambio delle migliori pratiche. Per dirla in parole semplici, un “exchange” sanitario concentrato in quattro settimane, che ha posto l’Abruzzo in pole position con la partecipazione della Asl Lanciano Vasto Chieti, fortemente sponsorizzata dal direttore generale, Thomas Schael, che il contesto europeo lo pratica abitualmente ed è particolarmente sensibile al tema dello scambio internazionale.    


L’edizione di quest’anno, che si è svolta tra maggio e giugno e ha coinvolto 17 nazioni, ha avuto come tema l’uso delle evidenze nel management per la salute. 

Destinazioni diverse per i due professionisti, lui in Polonia e lei in Inghilterra, dove hanno avuto modo di conoscere l’organizzazione dei rispettivi sistemi sanitari, portando ciascuno l’esperienza del nostro Paese e della Asl Lanciano Vasto Chieti in particolare.  Gli operatori sono stati coinvolti nella vita dell’organizzazione attraverso la partecipazione a meeting e affiancando varie professionalità; non sono mancati momenti di proficuo confronto con il management delle aziende coinvolte.  Appena rientrati, hanno incontrato il direttore generale e Costantino Gallo, coordinatore dei progetti di ricerca e sviluppo, ai quali hanno riportato impressioni e spunti di riflessione ai fini di possibili azioni migliorative da importare.

“L’utilizzo dei dati è sicuramente uno degli aspetti ai quali ho guardato con maggiore interesse nel Northumbria Healthcare NHS Foundation Trust che ha partecipato a questo programma - è stato il commento di Mwaba Chilufya -. L’impiego sistematico dei report e dei sistemi di  misurazione sono entrati nella pratica ordinaria, e rappresentano un efficace modello a cui guardare e, possibilmente, da importare. Da parte nostra, però, possiamo offrire l’esperienza maturata con il Piano nazionale esiti, strumento prezioso per la valutazione di programmi di audit clinico e organizzativo”.  

Esperienza decisamente stimolante anche quella vissuta in Polonia da Alessandro Di Risio, che ha avuto modo di collaborare con professionisti di altri quattro Paesi per uno studio sul metodo di utilizzo delle evidenze scientifiche del sistema sanitario polacco. “Diversi gli aspetti che ho apprezzato - ricorda il bed manager -, come il valore attribuito allo staffing clinico e assistenziale circa le diverse complessità sanitarie, così come il ricorso a bandi di mobilità interna del personale, al fine di incentivare motivazione e nuove competenze. Interessante anche l’utilizzo della metodica della simulazione per costruire team multidisciplinari in grado di aumentare la qualità dell’assistenza soprattutto in termini di sicurezza delle cure. Ma anche noi abbiamo da insegnare molto a loro, perché i nostri programmi di prevenzione sono un modello da esportare, così come l’integrazione tra ospedale e territorio”.

Ma c’è spazio anche per qualche ricordo personale portato via da quei Paesi: “In Inghilterra il paziente è veramente al centro - ammette Mwaba - ho toccato con mano che al principio del patient first ci credono davvero e che l’orgoglio dell’appartenenza è largamente condiviso”. Pone l’accento sull’aspetto umano delle professioni Alessandro: “In Polonia ho trovato un livello di conflittualità molto più basso - ricorda - e una maggiore collaborazione tra le diverse figure nel rispetto assoluto di ruoli e professionalità”.

Comune a entrambi il sentimento di gratitudine per la bella opportunità di crescita offerta dal Progetto HOPE e dall’Azienda, che crede nel valore formativo generato dal confronto di esperienze e buone pratiche.



21 giugno 2022
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