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Quali interventi per rilanciare il Ssn? Verì (Abruzzo): “Serve un’organizzazione più dinamica”

Più che di “rilancio”, per l’assessore alla Salute della Regione Abruzzo si tratta di realizzare un “ridisegno complessivo di tutta l’organizzazione” per rispondere ai nuovi bisogni di salute, che richiedono “modelli diversi di presa in carico e assistenza” che “prescindono dall’ospedale”. Necessario anche “un quadro di riferimento normativo nazionale preciso” sulle risorse e misure per rendere più attrattivo il lavoro in sanità. Dal Governo Meloni segnali che fanno ben sperare.

17 MAG - “Non credo si debba parlare di rilancio della sanità pubblica nel nostro Paese, perché durante l’emergenza pandemica il sistema sanitario nazionale ha dimostrato di essere un grande sistema sanitario, che ha retto l’urto di una situazione eccezionale e di una tale portata che non era stata mai storicamente affrontata. Parlerei piuttosto di un ridisegno complessivo di tutta l’organizzazione, più dinamico e in grado di rispondere ai nuovi bisogni di salute di una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche che necessitano di modelli diversi di presa in carico e assistenza, che non passano, ma anzi prescindono dall’ospedale”. Così Nicoletta Verì, assessore alla Salute della Regione Abruzzo, risponde a Quotidiano Sanità in merito alle difficoltà che vive il Ssn, che secondo molti va rilanciato dopo i tagli e le norme per il contenimento della spesa degli anni passati.

“È innegabile – prosegue Verì - che il Covid abbia messo in luce la necessità di rivedere lunghe stagioni di tagli alle risorse destinate alla sanità che si sono susseguite negli ultimi decenni e credo che la strada intrapresa dal nuovo Governo sia quella più corretta, in grado di arrivare all’effettiva realizzazione del percorso ospedale-territorio (e di conseguenza a un’efficace integrazione socio-sanitaria), che rappresenta la vera sfida dei prossimi anni”.

Il Pnrr, per l’assessore alla Salute della Regione Abruzzo, “è senza ombra di dubbio un’opportunità storica per la sanità italiana, ma l’applicazione sui territori dei parametri del DM 77 ha nuovamente messo in luce le difficoltà di quelle zone del Paese, come l’Abruzzo, con caratteristiche peculiari (vaste aree montane scarsamente abitate e con viabilità difficoltosa, alta percentuale di popolazione anziana) e nelle quali quei coefficienti non possono essere calati allo stesso modo di quanto avviene in un’area metropolitana, perché si arriverebbe a un unico risultato: lasciare senza assistenza sanitaria quei cittadini. Di qui il piano di assistenza territoriale regionale – approvato da Agenas e Ministero – che ha integrato i parametri del DM 77, prevedendo una rete più ampia e capillare di strutture (finanziate anche con risorse proprie della Regione) in un’articolazione che comprende presidi territoriali hub e spoke, oltre a punti di erogazione attivi a intervalli regolari nei Comuni più piccoli e presidi mobili che possano raggiungere i centri più remoti della regione secondo un calendario predefinito, garantendo una vera sanità di prossimità. Prossimità all’interno della quale è strategico il contributo delle farmacie e della gamma sempre più ampia di servizi che potranno erogare all’utenza”.

“Centrale in questo progetto ambizioso – sottolinea Verì - è senza ombra di dubbio la figura dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, con i quali è già partita la contrattazione per l’accordo integrativo regionale che definirà il loro ruolo nel nuovo modello organizzativo”.

“Siamo convinti – precisa ancora l’assessore alla Salute della Regione Abruzzo - che serva però un quadro di riferimento normativo nazionale preciso, che certifichi le risorse a disposizione per il personale destinato al territorio e che permetta alle Regioni di programmare puntualmente le azioni da mettere in campo. Anche su questo fronte, comunque, ci sono state aperture dal Governo e confidiamo che si possa arrivare a una definizione della questione in tempi brevi. Perché gli aspetti riguardanti il personale sanitario, sia territoriale che ospedaliero, sono probabilmente quelli più urgenti da affrontare e risolvere con urgenza”.

“Come Regione Abruzzo – spiega poi Verì - abbiamo colto tutte le opportunità offerte dalla legislazione statale sulle stabilizzazioni, contrattualizzando finora circa mille unità di personale precario. Assunzioni che si sono aggiunte alle altre 3mila effettuate negli ultimi 4 anni con concorsi e avvisi e che, al netto di dimissioni e quiescenze, oggi hanno portato il nostro sistema sanitario regionale ad avere quasi 2mila dipendenti in più, dopo anni di blocco del turn over e ricorso costante al lavoro somministrato”.

“Resta – prosegue - il nodo della carenza di medici, in particolare per quanto riguarda le discipline dell’emergenza-urgenza, che sta assumendo contorni sempre più critici in tutta Italia e anche in Abruzzo. È sempre più difficile reclutare personale disposto a lavorare in pronto soccorso e a nulla sono servite le misure di incentivazione introdotte: i carichi di lavoro e i rischi, sia legali, sia purtroppo addirittura di incolumità fisica degli operatori, scoraggiano i più giovani ad avvicinarsi a certe branche. Ritengo non sia più rinviabile un dibattito nazionale su questi aspetti della professione medica, introducendo misure – non solo stipendiali – per far sì che certe posizioni possano tornare ad essere attrattive. Una situazione simile si registra sul fronte della medicina generale, con le difficoltà a reperire medici disposti a coprire le sedi più disagiate e con un numero basso di assistiti. Ho seguito il dibattito su una diversa gestione del numero chiuso nelle facoltà universitarie di medicina e concordo con il ministro Schillaci sull’opportunità di aumentare i posti disponibili”.

“Una sanità più moderna e al passo con i tempi – dichiara infine Verì - è quella in grado di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove infrastrutture tecnologiche. La pandemia ha accelerato, per forza di cose, un processo di digitalizzazione che stentava a decollare e non mi riferisco solo ai servizi on line, come il Cup telematico, la ricetta dematerializzata o lo sportello web per la scelta e revoca del medico di assistenza primaria. Parlo delle opportunità che offre la telemedicina, con i servizi di teleconsulto, telerefertazione o televisita, che specie in una regione orograficamente complessa come l’Abruzzo, possono realmente contribuire all’assistenza diffusa. Come governo regionale puntiamo molto sulla digitalizzazione e abbiamo approvato un piano triennale di investimenti da oltre 50 milioni di euro, che concretamente contribuiranno a disegnare la sanità del futuro”, conclude l’assessore alla Salute della Regione Abruzzo.

17 maggio 2023
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