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Ecco perché all’Abruzzo serve un nuovo piano sanitario

Tra le motivazioni che non permettono all'Abruzzo di uscire dal Piano di rientro c'è un piano sanitario obsoleto e insufficiente, in ritardo rispetto alla normativa vigente; un andamento demografico caratterizzato da una emorragia di residenti; una popolazione anziana che diventa demograficamente prevalente; un basso Prodotto Interno Lordo; una costante e sistematica mobilità passiva che insiste per oltre 60 milioni di euro/anno; l’effetto pandemia che ha colpito le debolezze della rete assistenziale ospedaliera,  pubblica e privata

02 MAR - La regione Abruzzo, è in piano di rientro dal 2007, allorché la voragine dei conti costrinse il governo regionale di allora a chiedere al Ministero della Salute un piano di rientro dal debito sanitario. Nonostante il percorso virtuoso abbia permesso alla regione di affrancarsi dall’obbligo del commissariamento, permane comunque una cronica difficoltà a maturare i requisiti richiesti all’uscita dal suddetto Piano.

Fra le varie motivazioni alla base di questa difficoltà mi permetto di segnalarne alcune: un piano sanitario obsoleto e insufficiente, in ritardo rispetto alla normativa vigente; un andamento demografico caratterizzato da una emorragia di residenti; una popolazione anziana che diventa demograficamente prevalente; un basso Prodotto Interno Lordo; una costante e sistematica mobilità passiva che insiste per oltre 60 milioni di euro/anno; l’effetto pandemia che ha colpito le debolezze della rete assistenziale ospedaliera,  pubblica e privata.

Il piano sanitario regionale (PSR) risale al 2008 e benché quando fu approvato sembrava presentare elementi innovativi di programmazione e controllo della spesa, nonché offrire una efficiente modernizzazione dei servizi di salute, ebbe vita sfortunata. Questo PSR poneva le basi anche per una rimodulazione del rapporto ospedaliero pubblico/privato, offrendo strumenti di controllo e programmazione che tuttavia non ebbero mai modo di realizzarsi. Si segnala ancillarmente che anche il governo regionale successivo (2009-2014) ebbe delle traversie giudiziarie legate ad una forte resistenza del privato imprenditoriale di cooperare al ridisegno della sanità regionale.

Negli anni 2012-2019, il legislatore ha prodotto una serie di misure atte a rinnovare e migliorare l’erogazione delle cure e l’equità dei livelli essenziali di assistenza (tabella 1), imponendo una serie di correzioni, in realtà scarsamente recepite dalle regioni in piano di rientro. Il caso Calabria ne rappresenta una evidente e triste evidenza.
 


Il crollo demografico della regione Abruzzo è legato: ad una contrazione del tasso di crescita naturale (-4,7 per mille) e ad una costante emigrazione (-0,9 per mille) tanto che dati recenti documentano una perdita di 28.169 residenti fra il 2014 e il 2019. Inoltre l’Abruzzo è tra le regioni piu’ anziane d’Italia e, solo nel 2019 a fronte di 8503 nascite si sono registrati 14612 decessi. Quanto detto influenza il finanziamento del SSR che è su quota capitaria e riduce anno per anno, l’arrivo delle risorse economiche basate sulla popolazione residente.

Il dato di mobilità passiva si mantiene stabilmente elevato da molti anni. Questo dato ormai ben consolidato, appare ascrivibile a diversi fenomeni: 1) una distorta percezione dell’utenza che tende ad avere fiducia del privato extraregionale (per patologie di moderata gravita’); 2) alla reputazione di istituzioni ospedaliere del nord Italia,  prevalentemente per patologie oncologiche. Fatto sta che l’Abruzzo perde mediamente 60 milioni di euro/anno di mobilità passiva (89 milioni nel 2019 secondo la Corte dei Conti) che a regime di rimborso, al netto delle procedure deliberate dal CIPE, superano i 200 milioni nell’ultimo quadriennio.

La base di lavoro per la costruzione del nuovo PSR potrebbe avvalersi di un approccio elaborativo che funga da testo unico riassuntivo dei numerosi decreti e delibere, al fine di dare un quadro organico di riferimento su cui implementare una radicale riforma sanitaria, riassumendo i tanti aspetti e i temi che compongono il servizio sanitario delle “holding” deputate alla erogazione di servizi sanitari (figura 1)
 


L’approccio da privilegiare, nella ricostruzione del servizio sanitario regionale, dovrà necessariamente essere polimodale ed elaborato in una prospettiva di lungo termine, scandito in maniera esplicita sui tre caposaldi che compongono la spesa sanitaria.

Di seguito si presenta un modello concettuale di riferimento quale ipotesi di lavoro, con il contributo pragmatico di tutte le forze disponibili a partire dagli addetti ai lavori (bottom-up) fino alla collettività nelle sue articolazioni più’ estreme. Indispensabile è il ruolo delle università abruzzesi e degli enti di ricerca nonché delle società scientifiche, che possono concorrere a promuovere le elevate eccellenze e la reputazione della sanità regionale.

La figura 2 esemplifica la polimodalità nell’approccio di pianificazione della riforma del SSR, facendo tesoro delle criticità fino ad ora emerse nella sanità regionale, incluse la marcata obsolescenza e l’inefficienza di funzionamento.
 
Questa mappa concettuale, divide l’ampia gamma di funzioni e livelli essenziali di assistenza con riguardo della suddivisione della tripartizione della spesa sanitaria ai sensi del DPCM  del 29/11/2001, ovvero: assistenza sanitaria collettiva e degli ambienti di lavoro, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Caratteristiche specifiche del SSR abruzzese riguardano la sorprendente assenza di un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico a fronte di una significativa presenza di erogatori privati,  nonché la totale assenza del servizio pubblico dalla riabilitazione psichiatrica ed ex art.26. La presenza di importanti istituzioni accademiche e scientifiche potrebbe essere una base di rinascita e di attrazione per l’utenza abruzzese che fa ancora riferimento a istituzioni extra-regionali. Inoltre una solida riforma dell’area della salute mentale, fonte di grande mobilità passiva riabilitativa, potrebbe dare vantaggi in termini di “costi” per servizi di base,  perfettamente erogabili “in house”.
 
Una riforma delle procedure, linee guida e  PDTA correlati alla grave disabilità appare assolutamente mandataria, prevalentemente per ragioni etiche e di equità assistenziale nonché per evidenti problemi di accessibilità, in linea con il diritto alla salute sancito dalla Carta Costituzionale,  la cui inviolabilità va salvaguardata in concreto e non solo in astratto (G. Bianco, 2018).

FIGURA 2


 
Vittorio Di Michele
Direttore di U.O.C., Consigliere Nazionale ANAAO ASSOMED


Bibliografia
Giovanni Bianco 2018. Persona e diritto alla salute. Wolters Kluwer Italia srl

02 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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