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Sbloccati anche i debiti sanitari delle Regioni in Piano di rientro

30 MAG - Nel giro di 24 ore, grazie al lavoro dei due relatori al decreto spending review, Francesco Sanna del Pd e Gilberto Pichetto Fratin del Pdl, anche le aziende che vantano crediti nei confronti degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale potranno avere accesso al fondo di garanzia scontando in banca i propri crediti oppure potranno compensarli con debiti fiscali o previdenziali. Lo prevedono tre emendamenti firmati dai relatori al decreto sulla spending review approvati oggi pomeriggio in Commissioni Bilancio del Senato.

Già ieri, sempre un emendamento dei due relatori, aveva annullato il divieto di certificazione dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese delle Regioni in deficit.

L’unica differenza tra imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione e quelle che operano nel Servizio sanitario nazionale è che, per queste ultime, i crediti dovranno essere certificati da un commissario di governo. In pratica il commissario valuterà se effettivamente esistono gli estremi per il pagamento se, in sostanza, i crediti siano effettivamente esigibili.

“In una prima fase abbiamo concordato un testo che in pratica metteva nelle condizioni tutto il sistema regionale, comprese le autonomie, di poter utilizzare il meccanismo delle certificazioni: il fondo di garanzia, quindi anche delle compensazioni crediti e debiti verso l’erario di tutto il sistema della PA tranne che per il sistema della spesa sanitaria”. Così spiega Francesco Sanna il lavoro paziente svolto tra ieri e oggi in Commissione.

“Un secondo passo è stato quello di agganciare anche i crediti vantati dalle azioende fornitrici di Asl e ospedali, pur con delle cautele che vedranno coinvolte le responsabilità del commissario, quindi di chi ha la responsabilità di fare la verifica dei conti della sanità nell’ambito delle regioni assoggettate a piani di rientro”.

Che tipo di resistenza ha opposto il governo? “La resistenza – spiega ancora Sanna – era nel fatto che se si va a certificare il credito delle imprese in modo da poterle collegare alla possibilità di utilizzazione del fondo di garanzia, questo fondo si apre ad una possibile platea di utilizzazione molto più ampia. C’è stato dunque bisogno di un’interlocuzione che ha svolto il governo al suo interno tra chi gestisce il fondo di garanzia, ossia il ministero dello Sviluppo economico, l'Economia e il ministro per l’Attuazione del programma, che è responsabile politico della spending review. Tra questi si è verificata la compatibilità dei numeri dell’utilizzazione del fondo di garanzia”.

30 maggio 2012
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