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Gelmini: “Il Paese non è immobile, ma lavora per fermare la fuga di cervelli”

08 NOV - “Dobbiamo creare le condizioni favorevoli affinché i migliori ricercatori non siano costretti a emigrare”, e l’Italia sta già lavorando a questo scopo, “non solo attraverso maggiori risorse, ma anche intervenendo sulle regole”. Ad affermarlo è il ministro dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, nel corso del suo intervento alla Prima Conferenza nazionale sulla Ricerca sanitaria.
Rivolgendosi ai ricercatori, il ministro della Ricerca ha assicurato che “il nostro Paese non è fermo, ma nei confronti della ricerca c’è l’attenzione trasversale del presidente Repubblica, dei due rami del Parlamento e del Governo”. La strada che si sta percorrendo va nella direzione di “ridurre la dispersione scolastica per aumentare il numero di laureati e, contestualmente, gli investimenti in ricerca in relazione al Pil”. Inoltre, ha spiegato Gelmini, “abbiamo pensato di intervenire sulla ricerca cambiando alcune regole e favorire le collaborazioni tra il pubblico e il privato, le università e le imprese per valorizzare il capitale umano presente nel nostro Paese, ma guardando anche all’estero. Dobbiamo creare le condizioni favorevoli affinché i migliori ricercatori non siano costretti a emigrare”.
Questo percorso, secondo il ministro, passa importanti cambiamenti, tra i quali riveste un ruolo fondamentale l’approvazione della riforma universitaria che “favorirà un ricambio generazionale” e l’“introduzione di sistemi di valutazione” con l’obiettivo di “creare innovazione e potenziare il nostro sistema produttivo. Mi auguro che il Parlamento approvi la riforma e nasca presto l’agenzia di valutazione dell’università e della ricerca, un organismo pensato dal precedente Governo e che noi abbiamo portato a compimento”. Alle attività di questa agenzia, “contribuiranno i migliori cervelli italiani, perché solo se sapremo premiare i migliori si creerà una competizione virtuosa che attrarrà risorse e capitale umano”.
Gelmini ha però sottolineato che, contestualmente a un aumento di risorse, l’Italia ha bisogno di “ottimizzazione”. “È in via di definizione – ha spiegato - il riordino degli enti di ricerca, non solo in un’ottica di risparmio, ma di valorizzazione e centralità del ruolo della ricerca per il Paese e per rispondere alla crisi. Facendo in modo di evitare i doppioni, facendo di liberare le risorse per altre opportunità di ricerca”.
Parlando del contesto Europeo, il ministro della Ricerca ha affermato che “non possiamo prescindere dall’Europa, dove si comincia la negoziazione dell’8° programma quadro”, ma anzi, “dovremmo negoziare un ruolo di leadership dell’Italia”. In pratica, anticipare piuttosto che rincorrere.

A.M.

08 novembre 2010
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