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Il commento. Un ddl controverso ma comunque un passo avanti

04 APR - di Cesare Fassari
Il Governo clinico è “un approccio integrato per l’ammodernamento del Ssn, che pone al centro della programmazione e gestione dei servizi sanitari i bisogni dei cittadini e valorizza il ruolo e la responsabilità dei medici e degli altri operatori sanitari per la promozione della qualità”. Questa la definizione del Governo clinico, mutuata dalla clinical governance britannica, che possiamo leggere sul sito del Ministero della Salute.
E questo è l’obiettivo dichiarato che si pone anche il ddl in materia di “governo delle attività cliniche” riemerso all’attenzione del Parlamento dopo alcuni mesi di letargo che a molti (compresi noi) avevano fatto credere che del tema non se ne sarebbe parlato più (almeno con un ddl).
Ora il testo rielaborato, con ampie concessioni all’autonomia legislativa regionale (a partire dall'art. 12 che prevede che la gran parte delle misure previste dal Ddl restino in vigore solo fino all'emanazione delle specifiche leggi regionali di attuazione dei principi fondamentali stabiliti dallo stesso Ddl), è di nuovo in pista e la maggioranza si dice ottimista su un suo iter positivo.

A leggerlo tutto, in realtà, il ddl affronta anche altre tematiche. Infatti,  se i primi due articoli trattano espressamente di clinical governance dando nuova dignità e ruolo al Collegio di direzione di Asl e ospedali prevedendo che esso diventi un organo dell’azienda e che ad esso spetti dire la sua su moltissimi aspetti della gestione, dell’organizzazione e della programmazione sanitaria locale, è indubbio che le problematiche affrontate siano molto più ampie.
Due su tutte. Quella della nomina di direttori generali e primari e quella della libera professione di medici e operatori sanitari del Ssn.
Due temi che a ritmo alternato ma costante scandiscono da sempre la vita della sanità italiana. Con questo ddl si propongono nuove opzioni. Per le nomine si prevedono nuovi requisiti per gli aspiranti DG con l’aggiunta di una fase di “preselezione” che dovrà essere normata dalle Regioni. La novità non è di poco conto considerando che attualmente l’idoneità all’incarico era legata esclusivamente al possesso dei requisiti di legge. Con la preselezione è evidente che aumenta la possibilità per le Regioni di mirare meglio qualità e attitudini all’incarico. Certamente molto dipenderà dal come e da chi sarà svolta la selezione e dal livello di indipendenza nel giudizio che sarà dato ai giudicanti.
Per i primari la novità più saliente è quella della commissione di valutazione dei candidati che sarà scelta con sorteggio e che dovrà indicare al DG una terna entro la quale effettuare la nomina motivata.
 
Non sono certamente le soluzioni richieste da chi voleva una totale estromissione della politica dalle nomine, ma è certo che un passo avanti nella trasparenza delle scelte è stato fatto.
Per la libera professione la vera novità è la messa a regime della cosiddetta intramoenia allargata oggetto di ripetute proroghe e che con il ddl diventerebbe  invece una “terza” tipologia di libera professione, affiancandosi a quella extra moenia, senza esclusività di rapporto, e a quella intramoenia tradizionale, con esclusività di rapporto.
I censori della possibilità per gli esclusivisti di esercitare la libera professione anche al di fuori delle “mura” e quindi in studi privati esterni, la cosiddetta allargata per l’appunto, storceranno il naso ma considerando l’impossibilità ormai manifesta di chiudere la questione, nonostante la legge del 2007 che sanciva la fine a tempo dell’allargata (l’ultima proroga a dicembre 2011 è stata fatta dal mille proroghe bis), viene da concludere che è meglio una regolamentazione precisa e stabile che un regime di prorogatio infinito.
Insomma, questo testo non è certo perfetto e per i temi trattati è scontato che non potrà trovare un consenso univoco, ma ritengo sia un errore puntare a farlo decadere nuovamente. Meglio discuterlo, se possibile migliorarlo, ma è un bene che una legge che dia una risposta, seppur parziale, a temi così delicati e troppe volte discussi senza costrutto, sia comunque approvata.
 
Per capire qual è il clima e quali le attese nel mondo della sanità, abbiamo raccolto una serie di pareri a partire dal relatore del provvedimento Domenico Di Virgilio (Pdl) e del responsabile sanità del Pd, Paolo Fontanelli, fino ai principali esponenti di sindacati e associazioni medicihe.
 
Cesare Fassari
 

04 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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