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Burn out, epidemia silenziosa per i medici napoletani

Insufficienza del personale, età media avanzata, sovraccarico lavorativo, le aggressioni fisiche, l’esposizione ai contenziosi medico-legali, gli scarsi riconoscimenti economici e la diffusione di una “sottocultura” sempre più ostile alle professioni sanitarie, sembrano essere gli elementi caratterizzanti lo stress e il burn-out dei camici bianchi. L’INDAGINE

07 GIU -

Ordine dei medici di Napoli e provincia: da un’indagine condotta nella popolazione medica della città metropolitana, attraverso l’invio di un questionario a cui hanno aderito oltre mille professionisti, emerge il peggioramento delle condizioni di stress e burn-out. “Un incremento drammatico negli ultimi anni – commenta il presidente Bruno Zuccarelli - con ricadute negative non solo per quanto concerne il benessere del personale sanitario ma anche per la qualità della Salute dell’intera comunità. Negli Stati Uniti, una indagine recente, ha dimostrato che la probabilità di errore medico grave diviene più che raddoppiata nelle condizioni di stress cronico”.

Insufficienza del personale, età media avanzata, sovraccarico lavorativo, le aggressioni fisiche, l’esposizione ai contenziosi medico-legali, gli scarsi riconoscimenti economici e la diffusione di una “sottocultura” sempre più ostile alle professioni sanitarie, sembrano essere gli elementi caratterizzanti lo stress e il burn-out dei camici bianchi.

I principali items indagati dall’indagine sono stati la percezione del lavoro, la durata del disagio, il cambiamento del ruolo e delle mansioni, lo stato psicologico e la demotivazione. Il campione intervistato è stato diviso in due gruppi, il primo con meno di 50 anni e il secondo ultracinquantenni e corrispondentemente il primo con meno di 20 anni di lavoro alle spalle e il secondo con più di quattro lustri trascorsi in corsia. Individuate anche differenze tra impiego nella Sanità pubblica e nella sanità privata e con lavoro in ospedale contro un lavoro nella medicina primaria e sul territorio

Lo scopo della survey è stato valutare l’entità di tali fenomeni (almeno i tre quarti dei medici soffre di una condizione di burn-out, che diviene strutturato e severo nel 25% dei casi) e di individuare le principali variabili connesse.

Una parte consistente delle risposte ha individuato nelle carenze organizzative la causa principale del malessere lavorativo. “Il deficit organizzativo e il mancato coinvolgimento dei medici nei processi decisionali è risultato una componente più gravosa anche rispetto ad altre condizioni problematiche – aggiunge Zuccarelli - quali le aggressioni, i rischi medico-legali, il sovraccarico lavorativo. Sapranno i decisori politici, tanto al livello politico generale che a quello delle direzioni strategiche aziendali, prendere consapevolezza da questo dato”?

Emerge, insomma, dai dati ottenuti, un senso profondo di solitudine e di isolamento tra i professionisti della Sanità in cui le ripercussioni psichiche (in termini di disturbi d’ansia, depressivi e psicosomatici) appaiono assolutamente rilevanti. In tale ambito è sentita la richiesta di interventi che, sia sul piano organizzativo generale che nel sostegno psicologico individuale, possano contribuire a ridurre l’entità, ormai drammatica, di tali fenomeni. Anche in questa direzione (si consideri che la regione Campania è tra le poche a essersi dotata di una legge specificamente dedicata alla salute psicologica nei luoghi di lavoro), la natura delle scelte politiche rimane una variabile fondamentale per una prognosi meno infausta per la salute della comunità nella sua interezza.

Ettore Mautone



07 giugno 2023
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